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Due manifestazioni per ricordare Piazza Fontana

Sabato una partecipata manifestazione della sinistra. Domenica manifestazione istituzionale sotto tono. Contestata la sindaca Moratti e il presidente della Provincia Podestà. Le proteste pagano: revocata l’assegnazione di una sede ai nazisti di Forza Nuova

di Adriano Todaro - mercoledì 15 dicembre 2010 - 2382 letture

Quando il corteo è arrivato all’imbocco di piazza Fontana, si è fermato per alcuni minuti. Ed è arrivata in quel momento la notizia, passata di bocca in bocca, che il sindaco di Milano, Letizia Moratti, di concerto con il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, ha revocato l’assegnazione di uno spazio di proprietà comunale di circa 200 metri quadri, nella centralissima corso Buenos Aires al gruppo neonazista Forza Nuova.

La protesta, ancora una volta ha pagato. Proteste arrivate agli organi di pubblica sicurezza dai sindacati, dall’Anpi, dai democratici milanesi che, comunque, avevano già organizzato, per il 18 dicembre, giorno dell’inaugurazione della sede fascista, una manifestazione.

Si conclude con questa buona notizia la giornata di sabato 11 dicembre. Si conclude il corteo in piazza Fontana dove il 12 dicembre 1969 una bomba fascista, con la complicità degli apparati dello Stato, aveva causato 17 morti e 88 feriti. E si conclude davanti alla targa dedicata a quel galantuomo che fu Giuseppe Pinelli “ucciso nei locali della Questura” come recita, appunto la targa.

La manifestazione era cominciata alle 15,30 partendo da porta Venezia. Un migliaio di persone, soprattutto giovani, si sono riuniti e hanno percorso viale Majno, via Mascagni, via Larga per poi giungere, appunto, in piazza Fontana dove vicino alla lapide di Pinelli c’era la figlia Claudia.

Davanti a tutti, due striscioni che rappresentavano bene gli slogan della giornata: “Strage di Stato, mano fascista. Milano non dimentica” e “Piazza Fontana strage di Stato. Valpreda innocente, Pinelli assassinato”. Quest’ultimo sorretto da militanti anarchici del circolo Ponte della Ghisolfa, il circolo di Pino Pinelli. Poi striscioni con i nomi di tanti giovani morti per mano dei fascisti. Un momento di grande commozione c’è stato quando il corteo si è fermato davanti alla lapide, in via Mascagni, di Alberto Brasili ucciso il 25 maggio 1975, con diverse coltellate al cuore dai fascisti. La colpa di Brasili, studente lavoratore di 26 anni, era di indossare un eskimo, abbigliamento considerato di sinistra.

Una manifestazione partecipata, con tanti slogan e canzoni, soprattutto “Bella ciao”. Presenti, oltre ovviamente agli anarchici, la Federazione della sinistra, Sinistra critica, Partito dei Lavoratori, il Centro sociale Leoncavallo, Partigiani in ogni cantiere, circoli Anpi, collettivi studenteschi.

Molto sotto tono, invece, la manifestazione dell’indomani, domenica 12 dicembre. Nessun corteo per le vie della città solo il ritrovo in piazza Fontana. Lì si sono ritrovati circa 200 persone per ricordare la strage avvenuta 41 anni or sono. Delegazioni dell’Anpi, del Pd e circa un centinaio di giovani del centro sociale Il Cantiere che hanno contestato con grida e urla la sindaca Letizia Moratti e il presidente della Provincia Guido Podestà mentre deponevano una corona di fiori sulla facciata della Banca dell’Agricoltura. Al grido di “Vergogna, Vergogna”, la sindaca ha lasciato immediatamente la piazza attorniata e protetta da un nutrito gruppo di poliziotti mentre Podestà è rimasto sino alla fine della manifestazione.

La scelta di non far parlare nessuno dei rappresentanti dei partiti politici era venuta dopo che lo scorso anno c’erano state contestazioni molto forti nei confronti della Moratti e degli altri oratori. La contestazione era stata così accesa che non avevano potuto parlare neppure i familiari delle vittime. Quest’anno i contestatori si erano dati un codice: silenzio assoluto per rispettare i familiari delle vittime e contestazioni solo ai politici. E così è avvenuto. Alle 16.37 esatte, ora in cui la bomba 41 anni fa è esplosa, Aglaia Zannetti, familiare di una delle vittime ha letto, nel silenzio più assoluto, i nomi dei 17 morti aggiungendo in coda, per la prima volta, anche il nome di Giuseppe Pinelli. Poi è stata la volta del presidente Carlo Arnoldi che ha chiesto, ancora, che si aprano gli archivi di Stato per conoscere la verità sulle stragi italiane.

Il presidente della Provincia, Guido Podestà, alla fine della manifestazione, ha voluto suggellare la giornata con una vacua dichiarazione ai giornalisti che dimostra l’impreparazione, anche storica, di questi personaggi che ci governano: “Purtroppo un gruppo di ragazzini ha deciso di contestare, come al solito, la manifestazione. Vedo che sono molto giovani, dovrebbero imparare dalla compostezza degli adulti”. (sic!)


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