Sei all'interno di >> :.: Culture | Libri e idee |

Materia invisibile

Piera Mattei. “La materia invisibile” (Manni, 2005)

di Maria Gabriella Canfarelli - mercoledì 31 maggio 2006 - 4812 letture

Piera Mattei. “La materia invisibile” (Manni, 2005)

Per Manni editore, nella collana “Pretesti” a cura di Anna Grazia D’Oria, Piera Mattei - poeta, narratore, traduttore e critico, coredattore della rivista di letteratura Pagine - ha di recente pubblicato La materia invisibile, libro denso dei respiri delle cose e della natura impalpabile degli elementi: “Si lamenta come fosse vivo / il vento schiacciato tra i palazzi / una finestra piange il martirio / da mille frantumi e schegge”.

Mattei smuove la superficie, maneggia con familiare confidenza l’inquietudine, parla all’argine, ai segnali, all’aria, agli alberi, all’eco che ritorna “offuscata”, agli “abiti dell’altro”, al gatto che fissa “i fantasmi densi / come pulviscolo nello spazio insonne”, al rumore dell’aria polverosa in attrito, del granello che contro un altro cozza nel suo moto browniano. Anche il silenzio ha la sua voce assordante.

L’invisibile è scrutato, se ne ascolta respiro e lamento, come nel moto di espulsione della parola, l’alito che la pronuncia, che la fa viva e presente al mondo su “ostie /agili di neonata materia”. Nella sezione “Le parole”, queste infatti “Hanno la vita di girini /neonati in una pozza”,“come gli amanti / si trattengono nell’ombra / finché le snida la passione”, “forma / di accese ingiurie / più risolutive di lunghe / conversazioni divergenti”, ma non sono tutta la verità, che “ha nomi / impronunciabili / ha locuzioni pungenti / verbi sbagliati, accenti”. Sono, dunque, le parole, metamorfiche e di sostanza diversa, mutevoli come la nuvola e il tempo, ed è faticoso afferarle, le parole sfuggenti di cui si avverte la necessità: “un francescano esercizio / (...) / pomeriggi interi di prove”, un’attesa paziente per “pronunciare infine / nella giusta misura / quella sola parola”.

Corpi di luce densa o rarefatta, talvolta liquida; e i movimenti consapevoli, la presenza del corpo umano microcosmo che si specchia nella volta stellare, quando pigramente estatico si tende o adagia a guardare il mondo creato, e complice l’ombra serotina il cielo è più vicino, domestico e familiare come il gatto di casa: “Per orientarmi illumino in basso / la mappa cartacea del cielo / e scopro Merlino intento / a cibarsi di erbette”. Assoluto e relativo si toccano, si corrispondono. E’ l’esperienza totale che nel fare poesia inabissa e innalza lo sguardo indagatore “Con noncuranza, quasi, e con un’ironia che nel suo realismo nasconde un’inquietante lucidità”, scrive Enrico Castelli Gattinara nell’introduzione.

Invisibile “non è la materia di cui si compongono i sogni, che infatti sono le visioni del sogno”, specifica in nota l’autrice, ma vita che si coglie non più solo attraverso i sensi, ma con la qualità dell’immaginazione, spingendosi oltre l’orizzonte anche con l’intelligenza del cuore, un’empatia protesa a intendere i corpi, più che nella loro interezza nella accezione di frantumo, parte da pronunciare a se stante,da scomporre e ricomporre: “E’ ora di uscire / per le mie gambe è ora / di muoversi e andare / io che parlo non sono le gambe / sono un altro frammento / forse la loro anima”. Per stabilire più contatti con il reale bisogna “conoscere attraverso una diversa osservazione”, scrive ancora Mattei, da che “Dovunque scopriamo tracce di una verità, tutt’altro che visibile, tutt’altro che evidente. Invisibilità che da sempre è stata e continua a essere provocazione alla nostra mente”.

Il rapporto con il tempo - nella sezione Meteo - è di necessaria obbedienza alla legge universale: “Pesci minuscoli / hanno già risalito la corrente / contro pareti d’alghe filiformi”; “La covata dei passeri / nascosta sotto le foglie / un sauro fiammeggiante li divorò / la madre rimase in disparte”; è, anche, saggio tentativo di adeguamento alla sua forza imperiosa: “(...) soffrire il tempo / non è meteo-/ patia il tempo mite o incostante / clima o tempo di burrasche // sopra un gommone / pesanti come pietre / assecondiamo i venti / in un braccio di mare”. Nella dimensione dei Profili celesti, sezione che chiude il libro, sono le ombre, le vertigini, le nebulose, le “stelle d’età avanzata / prossime alla morte “a offrirci il senso più profondo, magico della esperienza poetica che sola attraversa gli spazi della solitudine e dell’infinito “girando obbligati nei giorni, / e il movimento ci colora le stagioni”.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -