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Mamma li Moratti

Il popolo di Manzoni nel nuovo millennio non fa più le rivolte per il pane, lo puoi trovare in rete , tutti amici nell’ultimo social network in voga, se scende in piazza è per urlare contro il cielo fino all’alba, per festeggiare la vittoria della propria squadra del cuore.

di Fabrizio Cirnigliaro - mercoledì 2 giugno 2010 - 2406 letture

Il popolo riempie piazza Duomo, 400 anni dopo la rivolta del pane, i rapporti con la curia non sembrano cambiati.

Il popolo nerazzurro festeggia nella piazza principale di Milano la vittoria della propria squadra del cuore nella Champions League, 120.000 persone in delirio per la conquista di un trofeo atteso per 45 anni. Alcuni però esagerano: ” centocinquanta interventi dei medici del 118 che avevano allestito una sorta di ospedale da campo in piazzetta Reale; ragazze con piedi e gambe tagliate dai cocci di bottiglia che coprivano la piazza; una paio di intossicati; alcuni ustionati da petardi e fumogeni; cadute; un uomo venezuelano che ha spaccato una bottiglia su una transenna e ha provocato una ferita al volto di una ragazza colpita da una scheggia; qualche borseggiatore all’opera.”Le foto dei festeggiamenti parlano da sole, ma dato che nessun amministratore locale se l’è sentita di denunciare l’accaduto, ci ha pensato la curia ha lasciare una dichiarazione : ” Gli appelli alla tutela della piazza del Duomo sono stati inascoltati. L’augurio è che quel che è successo sabato sera possa servire da amara lezione per gli appuntamenti futuri” Niente di cosi estremo, se si pensa a quello che è accaduto la notte del 22 maggio in piazza Duomo.

Non è dello stesso avviso il sindaco di Milano, Letizia Morati, cognata del presidente dell’Inter Massimo Moratti. Non potendo apostrofare come comunisti i detrattori, non ha perso l’occasione per difendere i propri concittadini, senza se e senza ma “Sabato sera - ha osservato Letizia Moratti - c’è stata una manifestazione pacifica, sportiva, una grande festa popolare: non ci sono stati scontri e violenze, a differenza di altre manifestazioni che nei mesi precedenti, in quella piazza, hanno visto insulti e anche ferimenti”

La festa popolare vista da Moratti forse non è la stessa che hanno visto tutti gli altri cittadini milanesi. Il Dio del pallone si era materializzato a Milano quella notte, con tanto di falò e riti tribali.

La sensazione è che i cittadini milanesi non siano tutti uguali.Tifosi di calcio, graffitari, giovani dei centri sociali, rockettari non sono tutti “cittadini milanesi” allo stesso modo. Alcuni, a sentire le dichiarazioni della Moratti, sono più cittadini di altri. Se sporchi un muro di Milano con il tuo disegno sei un vandalo, e rechi un danno alla città. Se invece ti ubriachi, spacchi le bottiglie e accendi dei falò davanti al Duomo per festeggiare la vittoria della tua squadra del cuore, allora sei solo uno sportivo che pacificamente manifesta la sua gioia.

Non a caso il capoluogo lombardo è definito “La Milano da bere”.

I tifosi però avevano ancora voglia di festeggiare, quindi nel cuore della notte si sono recati alla Scala del calcio, San Siro, fino all’alba del giorno dopo (la società nerazzurra ha pagato 50.000 Euro al comune per avere a disposizione l’impianto sportivo). Pochi giorni prima il PM di Milano Giulio Benedetti aveva formulato la richiesta di condanna per Claudio Trotta, promoter italiano di Bruce Springsteen, per un concerto del 2008 terminato alle 23:52, 22 minuti dopo l’orario stabilito. Il promoter adesso rischia un mese di carcere. Secondo il PM doveva staccare la spina: ” ’si potevano tollerare 5 o 10 minuti in più, ma 22 minuti, con 3 bis da parte del cantante, sono troppi anche per la tipica tolleranza italiana” Moratti (Massimo) meriterebbe l’ergastolo allora. Ma gli italiani questa volta hanno dimostrato la loro “tipica tolleranza”.

Il popolo di Manzoni nel nuovo millennio non fa più le rivolte per il pane, lo puoi trovare in rete, tutti amici nell’ultimo social network in voga, se scende in piazza è per urlare contro il cielo fino all’alba, per festeggiare la vittoria della propria squadra del cuore.


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