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Lo stallo italiano

Davanti a un bicchiere di birra

di Sergej - giovedì 25 gennaio 2018 - 4570 letture

"Qual è il problema? È che in questo momento in questo Paese so’ diventati tutti de destra all’improvviso: siamo destra noi, è de destra Berlusconi, ma è de destra pure Renzi, è de destra pure er Movimento 5 Stelle, so’ de destra tutti i giornali, è de destra pure l’Unità, è de destra pure il Fatto Quotidiano. Quindi giustamente l’elettore di destra in questo momento è molto confuso e io lo capisco. Dice, ma se io so’ de destra, chi devo vota’? DEVI VOTA’ ME. Guardame l’occhi: DEVI VOTA’ ME. Dice, ma se io non so’ proprio de destra-destra? SEMPRE A ME. Qua".

— G. Meloni / S. Guzzanti (thanks to needforcolorbis)


Vi è una stabilità sostanziale della base sociale italiana, che stabilizza anche l’espressione politica. Il mutamento intercorso negli ultimi decenni è l’astensione. Si è fatto in modo che fasce sempre maggiori di popolazione non abbiano rappresentanza, ovvero sono state progressivamente scoraggiate dal votare. Non avviene che fasce di popolazioni “si rifiutano” di votare: avviene che si fa in modo di portare fasce di popolazione a non votare. La cosa è abbastanza sottile, ma determinante. Si tende a escludere dal voto quelle fasce sociali che non contribuiscono allo “sforzo bellico” della Nazione: il voto, lo ricordiamo, è la ricompensa politica che viene data a chi “si sacrifica” per la Nazione: partecipando come carne da macello in guerra o come carne da macello nel lavoro. Niente guerra, niente rappresentanza politica; niente lavoro, niente rappresentanza politica (oltre che sociale). Un tempo era l’esercito in armi che eleggeva “l’imperatore”; dopo la mattanza della Prima e della Seconda guerra mondiale, fu necessario concedere la democrazia alle masse che avevano partecipato al conflitto.

All’interno della stabilità sociale, e dell’esclusione progressiva della popolazione dal voto a segnare i risultati della progressiva crisi economica in atto, non ci sono significativi sbalzi percentuali tra gli schieramenti politici. Gli schieramenti hanno cambiato nome, ma rimangono referenti di forze sociali che sostanzialmente esprimono forze stabili. In Italia, il 30% dei cattolici moderati si esprimeva prima nella DC e ora nel PD; il 30% dei laici nel PCI/PSI e ora nel Movimento 5 stelle; il 30% dei ceti parassitari prima tra DC e PSI, MSI/PLI/ecc_ e ora in Forza Italia. I laici che sono espressione di una borghesia si sparpagliano tra i grossi partiti e singoli raggruppamenti identitari. Vi sono residui identitari che esprimono i Nazi/fascisti e la Sinistra (Comunisti, marxisti di vario genere, movimenti). I Verdi non hanno avuto in Italia una consistenza significativa, e questo differenzia il panorama sociale italiano da quello tedesco.

A meno di una guerra o di una tragedia equivalente, non c’è la possibilità di spostamenti politici significativi in Italia. La politica è una lunga guerra di logoramento, sostenibile solo da forze che hanno accesso a risorse esterne (Berlusconi docet).

In questo contesto, a essere favoriti sono i ceti che stanno accumulando ricchezze, e che hanno tutto l’interesse a che la situazione non muti. Opzione A è aveva un governo dichiaratamente favorevole; opzione B un governo assolutamente incapace; opzione C un governo di “coalizione” tra forze opposte, i cui effetti si annullano e quindi portano nei fatti a un non-governo (le “grandi coalizioni” sono fatte per non governare, ovvero per permettere al ceto ricco di poter continuare ad accumulare ricchezze). Nel contesto capitalistico l’accumulo delle ricchezze può avvenire in due modi: tramite la vendita di prodotti all’estero; tramite la vendita di risorse naturali (petrolio ecc_); oppure tramite il traffico di prodotti “illegali” (armi, droga) su cui gli Stati non possono fare la cresta con la tassazione - a meno che quei ceti non controllino a tal punto lo Stato da non far funzionare il sistema della ridistribuzione delle ricchezze che solo le tasse permettono in uno Stato pacifico (l’alternativa è l’esproprio delle ricchezze, ma ciò può avvenire solo in uno Stato di crisi violenta). In Italia la ricchezza dei ricchi deriva dall’evasione fiscale e dal commercio di armi e droga.

Il modello che in Italia si segue è quello di matrice inglese e nordamericana, corretto dall’evasione fiscale non legalizzata (come avviene negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in queste economie tradizionalmente “canaglia”, che non a caso sono sempre attivi a colpire altre realtà statali bollandole come “canaglia” cioè quando fanno loro concorrenza sul loro stesso terreno). La correzione specifica (l’evasione illegale) deriva dalla cultura cattolica, che dilaga in tutti i Paesi cattolici (isole comprese).

La borghesia industriale italiana non è mai stata capace di essere una vera borghesia industriale, a parte piccole sacche provinciali marginali; l’investimento preferenziale non è mai stato il capitale di rischio ma beni immobili (case, terreni); la storia della siderurgia italiana è indicativa: è solo grazie alla decisione italiana statale di far nascere industrie siderurgiche che l’Italia ha una sua industria in questo settore, se aspettavamo i privati restavamo a pascolare le pecore. Uno Stato, quello italiano che ha sempre avuto del resto grossi problemi di bilancio, non avendo noi risorse naturali - nei primi decenni dello Stato Unitario gran parte del bilancio dello Stato finiva in armamenti a spese dello sviluppo del Sud e delle regioni povere. Fin quando il neo Stato italico restava soggetto ai protettorati inglese e francese poteva dimenticarselo di avere una propria politica economica; è solo grazie al poter giocare la carta tedesca che l’Italia ha sviluppato una propria industria: sempre spacciandosi come potenza regionale capace di contenere l’espansione verso sud dell’Impero austro-ungarico. E’ stato un gioco complesso, che con estrema lentezza ha dato dei frutti - fino almeno alla Prima guerra mondiale.

Oggi la situazione italica è altrettanto delicata. Il quadro internazionale esterno è interessato a che l’Italia continui a essere debole in modo da indebolire l’intera Unione Europea; per posizione geografica gli Stati Uniti hanno interesse che comunque l’Italia resista affinché le basi militari possano continuare a svolgere il loro ruolo rispetto al Medio Oriente. Ancora una volta. l’Italia subisce gli influssi provenienti dall’est (ex Jugoslavia e i nazionalismi; Russia), dal Medio Oriente (Turchia e paesi islamici), e nord-africani; e i contraccolpi che provengono da Spagna, Francia e Germania e i loro interessi nazionali.

I ceti e le classi sociali dominanti in Italia nello stesso tempo non sembrano avere alcuna idea di quale debba essere il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale; né quale funzione economica o settore economico debba poter essere privilegiato. Nello stallo, la stasi dell’economia e della società italica. E dunque anche della sua politica.


Per una disamina politica più seria rimando a Il nome della cosa, di Alessandra Daniele, su Carmilla online, e a Leonardo Tondelli.



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