Libertà di stampa va cercando, ch’è sì cara

La carica dei 300 per un posto nel Cda Rai – Repubblica sposta l’asse del giornale alle 8 del mattino – Renzi disponibile ad andare su Report

di Adriano Todaro - mercoledì 12 maggio 2021 - 1564 letture

GIORNATA SULLA LIBERTÀ DI STAMPA ‒ Dal poco invidiabile 41/o posto, ultima in classifica in Europa, e con circa 20 giornalisti sotto scorta, l’Italia ha celebrato la Giornata internazionale sulla libertà di stampa, istituita nel 1993 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo l’ultimo rapporto di “Reporter senza frontiere”, in oltre 130 Paesi nel mondo l’esercizio del giornalismo «vaccino principale» contro la disinformazione è «totalmente o parzialmente bloccato». Una ricorrenza che in Italia cade proprio mentre imperversa la bufera sul caso Fedez e Report. Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti, ha inviato al presidente della Camera Roberto Fico il dossier «sui giornalisti intercettati dalla Procura di Trapani, sui cronisti minacciati, sulle querele bavaglio e sull’equo compenso degli ultimi, perché non è possibile che ci siano giornalisti che guadagnano cinque euro lavorando in contesti di pericolo e precarietà». Inoltre, rimane aperto la questione del carcere per i giornalisti, non ancora risolto.

REPUBBLICA CHIUDE PRIMA ‒ Continuano le “novità” a Repubblica. Dopo la differenziazione anche economica tra i giornalisti al desk e gli altri, ora si cambiano anche gli orari di chiusura del giornale così da eliminare, come detto dal direttore Molinari «ciò che resta di una organizzazione del lavoro, fondamentalmente e storicamente tarata sui flussi produttivi della carta, che ancora ingessa, anche psicologicamente, alcune delle nostre routine quotidiane. E che ancora, indistintamente, continua a produrre, sia nei desk che nei colleghi con mansioni di scrittura, dispendio di risorse, ridondanze, tempi morti, burocratizzazione e pigri automatismi nella ideazione e produzione dei nostri contenuti». Lo scrive in un ordine di servizio e nella pratica scompare la divisione fra carta e web. Il giornale cartaceo chiuderà alle 21,30 mentre l’asse del giornale sarà spostato la mattina, alle ore 8.

UNA CARICA DI CANDIDATI ‒ Sono ben 183 al Senato e 132 alla Camera i candidati per entrare nel Cda della Rai. Bisognerà scegliere, fra questi, due eletti alla Camera e due al Senato, due designati dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze e uno designato dall’assemblea dei dipendenti Rai. Fra i candidati ci sono molti avvocati, commercialisti, professori di diritto e di economia, alcuni dirigenti d’azienda, giornalisti, consulenti editoriali, autori tv e non manca qualche ex parlamentare. Ci sono Simona Agnes e Paola Severini, candidate in pectore alla presidenza della Rai, ma anche Giovanni Minoli, inventore di Mixer, giornalista, autore, conduttore, capostruttura e direttore di rete, da una vita nell’azienda di viale Mazzini. Poi troviamo Mauro Masi, ex direttore generale Rai nel 2009 e segretario generale a palazzo Chigi con il governo guidato da Silvio Berlusconi. Tra gli ex politici figurano Elio Massimo Palmizio, deputato e senatore del Pdl; Mario Marazziti, una legislatura alla Camera con Centro democratico; Giancarlo Mazzuca, direttore del Resto del Carlino e del Giorno già nel Cda Rai, oltreché deputati del Pdl come Luca D’Alessandro (giornalista con due legislature con Fi e poi Ala), Salvatore Cicu, avvocato ed ex parlamentare azzurro. Politico (una legislatura alla Camera nel 1994 con Fi) è anche Giancarlo Innocenzi, che face parte del primo governo di centrodestra da sottosegretario alle Tlc. Molti, come detto, i giornalisti a cominciare da Piero Vigorelli, direttore dei Tg regionali della Rai dove ha lavorato per 8 anni, passando poi a Mediaset, per le cui reti ha condotto vari programmi, divenendo direttore del Tg5 nel 2005. Dall’azienda di viale Mazzini provengono l’ex vicedirettrice del Tg1 Daniela Tagliafico, Tiziana Ferrario, che per anni è stata uno dei volti più conosciuti del Tg1, Roberto Amen e l’ex direttore di Isoradio e Tg3, Danilo Scarrone. Da Mediaset proviene invece Claudio Brachino, ex conduttore del Tg5 e direttore di Videonews. Giornalisti con una lunga esperienza nelle istituzioni o nei partiti politici, sono Stefano Sedazzari, attualmente a capo della comunicazione del gruppo Pd al Senato; Stefano Menichini, portavoce del ministro Roberto Gualtieri al Mef e capo dell’ufficio stampa della Camera nella passata legislatura; Giuseppe Sangiorgi, che fu portavoce di Ciriaco De Mita, presidente dell’Istituto Luce ed ex commissario dell’Autorità per le Tlc.

RENZI DISPONIBILE A INTERVENIRE SU REPORT ‒ Il senatore Matteo Renzi si è detto disponibile ad intervenire «in studio in una delle prossime puntate di ‘Report’ per parlare del suo incontro con Marco Mancini in un autogrill di Fiano Romano… Ci metto la faccia ‒ ha continuato Renzi ‒ e chiedo par condicio rispetto a chi mi accusa con voce camuffata». Ben contento Sigfrido Ranucci: «Ospiteremo volentieri il premier per fugare ogni dubbio e pensieri obliqui su presunti complotti che non esistono». Lunedì 10 maggio, intanto, è andata in onda a Report l’intervento della professoressa autrice del filmato all’autogrill e del padre con i volti oscurati e, inoltre, «Il dossier falso alla base dell’interpellanza parlamentare annunciata da Iv in questi giorni su Report. Si tratta ‒ ha continuato Ranucci ‒ di una polpetta avvelenata, tesa a delegittimare il servizio pubblico e una trasmissione che ha una storia di 25 anni».


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