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Le conseguenze dell’amore

di Davide Venturi - giovedì 7 ottobre 2004 - 6902 letture

LE CONSEGUENZE DELL’AMORE

Anno: Italia, 2004; Regia: Paolo Sorrentino; Attori: Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini; Soggetto e Sceneggiatura: Paolo Sorrentino; Durata: 1h e 40’

Le conseguenze dell’amore può essere visto e raccontato come più storie a seconda dello spettatore che ce lo racconta. E’ un film, come appunto recita il titolo, sulle conseguenze dell’amore, il nostro Titta si lascia andare oltre la paura d’amare e ne passa le conseguenze: riesce finalmente a dormire, ma già prima viene meno alla sua metodicità da consumo d’eroina il mercoledì mattina alla dieci. Ma è anche la storia di una vera amicizia (e se vi appaio troppo lacrimoso vi chiedo di saltare qualche riga), una amicizia consumata in silenzio, vissuta come un bambino con il suo amico immaginario, come fa notare il fratello del protagonista. E’ anche una storia di gangster, certo un gangster atipico, ma ciò non impedisce alla pellicola di portare tensione nella sala e anche di farci sorridere. Infine è un film avanguardistico per essere italiano, soprattutto nel narrare una storia che ammicca al film di genere, ma stilisticamente si lascia vedere per le sue atmosfere, per immagini silenziose come il suo protagonista. Ma andiamo con ordine. In primo piano va messa in luce la prova attoriale di Toni Servillo, che grazie anche all’abilità dello sceneggiatore e regista Sorrentino, da vita a sfumature e ad un personaggio unico che per bravura di interpretazione assomiglia al B.B. Thorton de L’uomo che non c’era. La capacità dell’attore la riscontriamo in quelle piccole sfumature di cui si serve Servillo. Era necessario impostare il lavoro di recitazione in tal modo, intendo scomponendo visivamente il personaggio solo quel tanto che basta, con piccole variazioni, perché Titta Di Girolamo è un uomo che non lascia trapelare nessuna emozione, sarebbe infatti un ottimo giocatore di poker per dirla come il direttore dell’albergo. Comunque queste piccole variazioni, questi piccoli spostamenti fanno vivere il personaggio: Titta completamente fatto che non riesce a portare a termine una frase, conservando la sua inoppugnabile calma o lo sguardo fisso e la schiena continuamente eretta anche nel momento in cui si propone per il bacio alla giovanissima cameriera (solo l’accoppiata Servillo-Sorrentino poteva mettere in scena una così bella scena di non-bacio, così bella perchè semplice, tanto semplice che scivola nel racconto, di cui quasi non ce ne accorgiamo). La bravura dello sceneggiatore Sorrentino è di essere anche un bravissimo regista che ha coscienza del cinema come di una macchina audio video di cui far muovere molti ingranaggi. E’ infatti un film che oltre che visto va ascoltato, la musica accompagna o a volte riempie di senso le immagini. Salti stidenti, sospensioni, giochi di ogni tipo che creano atmosfera. Il tutto parte da un precisa e compatta organizzazione in forma sceneggiatura, si veda la fuga stroncata dei due mafiosetti con la valigia imbottita di dollari, congegno perfetto di tempo e di spazio. E interessantissima è la costruzione del personaggio Titta Di Girolamo, uomo metodico, metodico anche nel suo "farsi". Metodico anche nell’affrontare le sue paure: l’amore e le sue conseguenze malvagie, quel dopo, quel futuro dell’amore che è sempre dispiacere. In questa pellicola, infatti, non si vive mai il presente, si pensa al passato o si ripara il futuro. L’unico lamento di Titta riguarda, infatti, la vita che gli hanno rubato e lui per ripicca ruba il simbolo della vita mafiosa (la valigia piena di soldi) agli stessi ladri della sua vita. Il nostro protagonista fino ad allora non aveva fatto alcuna scelta, immobile e silenzioso Titta decide di fare qualcosa (ecco la conseguenza dell’amore) e questo gesto lo porterà alla morte. Un po’ come il personaggio interpretato da Thorton anche lui è un uomo che non c’era: non c’era per la famiglia (le telefonate silenziose sono emblematiche), non c’è per il direttore dell’albergo, l’importante è il pagamento della stanza all’inizio del mese, chi sia o non sia Titta Di Girolamo non importa. E Titta risponde al mondo che non vuole sapere chi è con altrettanto silenzio. Solo che le difficoltà iniziano quando qualcuno si interessa a Titta e pretende altrettanto interesse da lui: prima un saluto, che non è altro che il buon inizio di ogni comunicazione interpersonale, e poi sapere-conoscere il mittente del regalo, a cui il protagonista risponde conciso "Titta Di Girolamo". E un nome non basta, ma Titta è stato per anni solo questo. L’amore è scoprirsi dietro e oltre un nome, ma ha conseguenze che possono portare ad un atto eroico se non addirittura alla morte. Astenersi perditempo.


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Le conseguenze dell’amore
31 marzo 2007, di : flora

nessuno ha visto questo film? E’ bellissimo, scorre come un fiume in piena senza straripare. Non riesco a capire perchè non lo proiettino nelle sale, non vada in tv, nella mia città non è mai uscito. Ma i film belli dove vanno a finire?