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Le Rane di Aristofane

La ditta Ficarra e Picone alle prese con un testo di circa duemilacinquecento anni fa, nella magica cavea del Teatro Greco di Siracusa.

di Piero Buscemi - martedì 4 luglio 2017 - 11750 letture

Che i Greci abbiano da sempre rappresentato la nascita dello stato moderno, con le sue contraddizioni, i suoi giochi di potere, i compromessi, le fughe strategiche e quella sorta di scarica barile della politica a giustificare le tragedie e le stravaganze, figlie di scelte azzardate, è un dato di fatto più che una ricostruzione storica.

La loro capacità di umanizzare qualsiasi fenomeno della natura, ma anche qualsiasi debolezza o vizio dell’uomo, ci ha consegnato nei secoli storie innalzate a mito, difficilmente imitabili dai più moderni autori. Anche le loro opere scritte hanno sempre costituito il banco di prova, o l’eccellenza, della carriera di molti affermati registi.

Le Rane di Aristofane è uno di quei testi che consente molte reinterpretazioni e attualizzazioni con il mondo dei giorni nostri, sfruttando al massimo i difetti dell’uomo, spalmati nei secoli, ma simili e ripetitivi nel tempo, consentendo il minimo sforzo di variare il contesto storico nel quale inscenare storie così antiche.

E’ il compito che si è rivestito Giorgio Barberio Corsetti, l’attore-regista romano che ha allestito questa versione della commedia di Aristofane a chiusura di questa edizione delle Rappresentazioni Classiche. In questa sua regia ha messo sul palco la sua innovativa esperienza teatrale, già apprezzata nel passato, suggestionante con l’introduzione di vari spezzoni filmati. Davvero imprevedibile il video mandato verso la fine dello spettacolo, che ci ha mostrato Pier Paolo Pasolini a colloquio con Ezra Pound.

Particolare e provocatoria la scelta dei due personaggi chiave della commedia. Salvatore Ficarra e Valentino Picone, rispettivamente interpreti del dio Dioniso e del suo servo Xantia, una sorta di rivisitazione del servo Arlecchino e del suo padrone, così coinvolti e nella parte, da provare non solo il gusto della recitazione, ma anche il piacere di calcare quel palco mistico. Anche quando qualche battuta del copione ha provato a scivolare dal divertimento con difficoltà nascosto durante la recitazione dai due attori palermitani, l’esperienza e l’istinto recitativo ha dato ampio spazio all’improvvisazione, vero bagaglio artistico di un attore.

Scenografia essenziale e semplice da spingere il pubblico direttamente sui volti dei protagonisti e sulle loro parole. Ottimo il cast composto dagli allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico, tra canti e balletti degni dei miglior musical anni ’70, del calibro di Hair o, addirittura, Jesus Christ Superstar. Sulle sorti di molti di questi allievi, giunti all’ultimo anno di accademia e meritatamente premiati con attestati di fine corso, consegnati dal Presidente del Senato Pietro Grasso, si è soffermato nei saluti finali lo stesso Salvo Ficarra che, con diplomatica comicità, ha sottolineato come la bravura e la passione di questi ragazzi non impedirà a farli rientrare nell’immenso calderone dei prossimi disoccupati.

Come abbiamo evidenziato, il testo si presta a collegamenti con la realtà dei giorni nostri e dei suoi protagonisti. Alcune frecciatine del duo palermitano hanno, in alcuni frangenti, zittito e messo in difficoltà l’illustre compaesano della politica nazionale. La coppia, che usa una personale satira politica già nel film che nelle piece teatrali, ha dimostrato una coerenza etica, oltre che artistica, nel canzonare il potere, sempre pronto a calcare qualsiasi palcoscenico, un po’ meno a dare le sferzate giuste per modificare quello stato di rassegnazione, ormai diffuso nelle nuove generazioni.

Se la poesia trionfa e da nuova speranza al popolo ateniese, come scelta di vita adottata nella commedia di Aristofane, risulta alquanto difficile immaginare una soluzione così nobile per, quanto meno, provare ad affrontare i moderni problemi della società in cui viviamo. Neanche la coda archeologica di fine serata, che ha previsto la visita gratuita delle latomie a ridosso del Teatro Greco, illuminate misticamente per una passeggiata notturna di irresistibile fascino tra l’Orecchio di Dioniso e la Grotta dei Cordari, è stata in grado di mettere in ombra il rivestimento in legno e metallo, tinteggiato ad imitazione della pietra millenaria, davvero di cattivo gusto. Né le condizioni del marciapiede che costeggia l’inferriata all’esterno delle latomie, da troppi decenni lasciate all’incuria, tra sterpaglie e ciottoli sconnessi da costringere i visitatori del sito archeologico a raggiungere l’ingresso percorrendo il tragitto direttamente sulla strada che, lo evidenziamo per chi non conoscesse la città, collega il luogo con viale Teracati, una delle vie più trafficate e in discesa, quindi percorsa a velocità sostenuta dalle automobili, mettendo in serio pericolo chi la calpesta.

Se si può ringraziare il Commissario Straordinario della Fondazione Inda, Pier Francesco Pinelli, per lo sforzo e l’impegno dimostrato per il ritorno di una normalità nella gestione di questi seguitissimi eventi culturali, nonostante il recente passato poco glorioso che ha riempito le pagine dei quotidiani, auspichiamo che la gestione del bene pubblico, che passa inevitabilmente anche per le mani della cultura, ritorni ad essere trasparente e pulito da qualsiasi contaminazione di interesse privato, considerando che Siracusa può vantare l’infelice primato della città con il comune più indagato d’Italia.

Non basteranno le satire o la drammaticità delle tragedie rappresentate in questo capolavoro architettonico dell’Antica Grecia, passate e future, per garantirci un emulo di onestà ed etica politica da mettere in pratica per una corretta amministrazione della città. E questo, purtroppo, è una considerazione che vale anche per gran parte del resto d’Italia.

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Il Commissario Straordinario dell’Inda con le maestranze
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Il discorso del Commissario Straordinario prima dell’inizio
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Il cast ringrazia il pubblico
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L’inchino al pubblico
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Pietro Grasso tra gli spalti
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Ficarra e Picone
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Grasso premia una delle allieve di fine corso
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Valentino Picone
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La Grotta dei Cordari
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Orecchio di Dioniso


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