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La situazione non è buona

Resoconto della manifestazione organizzata il 13 novembre dalla Usb (Unione sindacale di base), davanti a Montecitorio.

di Piero Buscemi - mercoledì 14 novembre 2012 - 2607 letture

Nonostante le condizioni climatiche nel centro-nord e i collegamenti interpretabili con il centro-sud, tra una rattoppata Salerno-Reggio Calabria e la scomparsa dei convogli ferroviari, un migliaio di lavoratori appartenenti alla categoria del pubblico impiego sotto gli acronimi Inps-Inpdap-Inail si sono riuniti sotto l’obelisco di Piazza Montecitorio, a rimostrare contro i tagli proposti dal governo sulla funzione pubblica che, se applicati per come sono concepiti, oltre a danneggiare sensibilmente la regolare e quotidiana attività lavorativa, rischia davvero di consegnare ai cittadini un servizio non degno di un paese civile.

Purtroppo, mentre le varie amministrazioni pubblicizzano ormai da tempo un rapporto esclusivamente virtuale con i cittadini, che preferiscono chiamare eufemisticamente "clienti", attraverso i canali internet e i vari numeri di contact-center, senza tralasciare la contorta mediazione dei patronati, che rappresentano da sempre l’anello di congiunzione di questo rapporto ambiguo, nello stesso tempo i politici, camuffati da tecnici, sfornano revisioni di spesa che intaccano le buste paga dei dipendenti, nella migliore delle ipotesi, e in quella peggiore, affidano ai privati la gestione di determinate prestazioni che si stanno trasformando in oggetti di compravendita, annullando la loro iniziale natura di diritto.

Il provvedimento, che ha costretto i lavoratori a ritrovarsi ieri mattina davanti al Parlamento, riguarda in modo particolare il taglio di circa 5.000 euro annui, giustificato secondo il governo da una stretta necessità di risparmio nei vari settori sociali, risparmio al quale sembra non possa sottrarsi nessuno, a parte gli stessi politici, ovviamente.

Da sempre il lavoratore del Pubblico Impiego, grazie alla sua naturale struttura del suo stipendio, ha rappresentato la cassa senza fondo alla quale attingere direttamente, dietro la giustificazione di una sorta di risanamento del debito pubblico.

La strategia adottata in questi ultimi anni, e ribadiamo senza particolari differenze di tipologia di governo o di collocamento geografico, si è collocata con un’iniziale messa in vendita del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali, costretti ad inutili spese di affitto destinate ai privati, per proseguire con l’affidamento a strutture esterne di alcuni servizi, per concludersi con il taglio degli stipendi e di personale, come ben sottolineato da Luigi Romagnoli, responsabile della Usb-Pubblico Impiego, dal palco allestito nella piazza.

I tentativi di arginare questo stillicidio, cercando di coinvolgere anche le forze politiche più tradizionalmente a difesa dei lavoratori in genere, passando dai dialoghi intercorsi con il presidente della Camera Gianfranco Fini all’on. Cesare Marini, ieri è culminata con l’incontro in piazza con l’on. Pina Picierno che ha tenuto a sottolineare che, nonostante le frasi d’effetto degli stessi amministratori Inps a garanzia di un’inattacabilità dei diritti acquisiti dei dipendenti, il tentativo di aprire un canale preferenziale per presentare eventuali emendamenti in contrasto da quanto proposto dal governo, ha ricevuto lettera muta dai dirigenti dell’istituto previdenziale.

Sulla base di quanto dichiarato dalla Picierno, la chiave di volta della situazione è nelle mani dello stesso governo che, nell’eventualità adottata fino ad oggi di affidarsi al voto fiducia, chiuderebbe qualsiasi spazio ad ulteriori discussioni, considerando che nelle decine di occasioni precedenti non ha mai avuto particolari problemi. Solo, riprendendo le parole dell’on. Picierno, una remota possibilità di rinuncia al voto di fiducia, potrebbe mantenere viva la discussione sull’argomento.

Dal canto suo, Romagnoli invita a proseguire lo stato di agitazione nelle varie sedi e non esclude la possibilità di ricorrere ad uno sciopero generale che coinvolga tutti gli enti previdenziali.

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