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"La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino

In questo suo primo film hollywoodiano, Muccino narra una storia realmente accaduta, quella di Chris Gardner: infanzia difficile, padre alcolista, dopo una vita irta di difficoltà è diventato...

di Elisabetta Corsini - domenica 21 gennaio 2007 - 11097 letture

Titolo originale: The pursuit of happyness.
Regia: Gabriele Muccino.
Interpreti: Will Smith,Thandy Newton,Jaden Smith,Brian Howe.
Genere: Drammatico.

San Francisco, anni ’80. Chris Gardner (Will Smith) fa il rappresentante di scanner ossei ma non riesce a guadagnare abbastanza per mantenere la sua famiglia e si ritrova pieno di debiti. Sua moglie (Thandy Newton) lo lascia e lui dovrà badare a se stesso e a suo figlio. Chris si troverà ad affrontare la fame e la miseria ma l’amore per il figlio e il desiderio di riscatto lo porteranno verso la felicità...

In questo suo primo film hollywoodiano, Muccino narra una storia realmente accaduta, quella di Chris Gardner: infanzia difficile, padre alcolista, dopo una vita irta di difficoltà è diventato proprietario di una StockBrokerage, una società di consulenza finanziaria. Passando dal ghetto nero di Milwaukee a Wall Street, oggi Gardner è un uomo ricco,ha scritto un libro autobiografico e, manco a dirlo, è stato eletto padre dell’anno.

Interpretato da Will Smith, alla cui recitazione il film deve molto, Gardner incarna alla perfezione il mito dell’uomo che si è fatto da sé e l’idea che in America c’è sempre una possibilità per tutti: sarà per questo che la pellicola ha avuto un grandissimo successo negli Stati Uniti e d’altra parte il film,come dichiarato dallo stesso regista, è fatto in America e pensato per gli americani. In effetti ritroviamo poco del Muccino de "L’ultimo bacio" o di "Ricordati di me", che ci aveva abituato a storie di relazioni difficili e crisi di coppia; la sensibilità europea del regista sta forse nell’ aver posto in risalto alcune contraddizioni del sistema americano: la storia è ambientata ai tempi di Reagan, quelli dell’edonismo, degli yuppies, del cubo di Rubik, dove tutto sembra funzionare mentre l’egoismo impera e mancano la solidarietà e il senso dell’amicizia: Muccino ci fa vedere centinaia di poveri in fila davanti alle case di ricovero, in attesa di un pasto caldo e un posto dove dormire, e non si tratta di attori ma di autentici senzatetto. Per queste scene una parte della critica ha paragonato il film al neorealismo, a Ladri di biciclette di De Sica.

Nel film non mancano sentimentalismo e retorica tipici del cinema americano: il bambino, interpretato da Jaden Smith che è figlio di Will anche nella realtà, è un bambino modello, è bello, simpatico, obbediente, paziente e anche nei momenti più difficili si rivolge a suo padre per dirgli quanto gli vuole bene; Will Smith è buono, ingenuo, instancabile. Va bene che il film si basa su una storia vera, ma i personaggi sono talmente perfetti da sembrare inverosimili e le scene girate apposta per farci commuovere sono tante. Anche i ricconi di Wall Street sono descritti come buoni, simpatici e disponibili e francamente si fa fatica a credere che siano davvero così.

La felicità, come disse il presidente Jefferson, è per gli americani un diritto inalienabile dell’uomo: il protagonista di questo film raggiunge la felicità quando viene assunto come broker e sa che comincerà a guadagnare soldi a palate, perché per lui le persone felici sono i ricchi che tante volte ha osservato quando era povero, desiderando di diventare come loro. E’ questo, dunque, il sogno americano? Il finale però è solo accennato, come a dire che ciò che conta è il percorso che si compie verso il traguardo, proteggendo i propri sogni senza mollare mai.


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"La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino
2 febbraio 2007, di : agoseta

Volevo segnalare che ’The pursuit of Happyness’ il titolo originale del film di Muccino, oltre l’errore ortografico della «y» al posto della «i», elencando i 3 diritti inalienabili dell’uomo per la costituzione americana (tutela della vita, della libertà e ricerca della felicità), dimentica di ricordare che il "diritto alla felicità" venne suggerito a Thomas Jefferson (1743-1826) dall’amico Filippo Mazzei (Poggio a Caiano 1730 - Pisa 1816) con una lettera spedita dal Caffé dell’Ussero di Pisa.

E’ un vero dispiacere che Silvio Muccino non ricordi l’italiano Filippo Mazzei nel film ed il suo contributo (storicamente accertato) a questo diritto costituzionale americano.

"La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino
5 febbraio 2007

Spiegatemi una cosa: perchè Muccino nei suoi film ha sempre questo stile sbarazzino e un poco sciupato (si direbbe anzi che puzzi quasi di sudore) eppure è sempre concupito da donne? Mentre nella vita reale appena sei un poco in disordine ti ferma la polizia come ipotetico criminale?

Invidioso

    "La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino
    5 febbraio 2007, di : kelly

    io penso che gabriele muccino si sia concenrrato più sulla storia e le disgrazie della vita,trovarsi a non saper dove andare ed essere senza un centesimo con un figlio che ami,e che non vorresti mai vedere in mezzo ad una strada,penso che sia la cosa più strazziante di un’uomo,ed ecco poi la fortuna di trovare la forza di andare a vanti di non mollare mai non solo per se stesso ma per l’amore del figlio,nel mondo ci sono molte situazioni del genere ma nessuno se ne interresa mai,a volte non perchè si e menefreghisti ma per il semplice fatto che molte persone non ci sono mai passate e non possono capire quanto sia brutto e ingiusto..