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La realtà come ci piacerebbe

Quando leggiamo solo ciò che serve a confermare le nostre idee (giuste o sbagliate che siano).

di Sergej - lunedì 25 novembre 2019 - 1919 letture

Il caso del mimo Daniela Carrasco, trovata impiccata a un albero a Santiago (Cile) il 20 novembre 2019 - mentre in Cile si svolgono mobilitazioni di massa contro il carovita e il governo corrotto neoliberista. È diventata subito simbolo della violenza del potere neoliberista (riferimento: la sinistra) e del potere maschile contro le donne (riferimento: le femministe). Ieri il comunicato delle avvocate della famiglia che invitano a andarci cauti con le ricostruzioni di parte, Daniela si è suicidata davvero e non è stata violentata e impiccata dalla polizia [1]. Qui in Italia la notizia del suicidio è subito rimbalzata sul web, e lei è diventata simbolo delle manifestazioni di questi giorni: ragazze che si sono truccate da clown o da mimo per andare ai cortei “di genere” ecc_. Spesso ricerchiamo e interpretiamo le notizie così come le vogliamo. Ma attenzione, non sono i lettori, i destinatari finali a effettuare lo stravolgimento; i destinatari finali non hanno gli strumenti per valutare le notizie, essi si limitano a recepire quelle notizie che sono indirizzate a loro. È il sistema della stampa che prende una notizia, la interpreta, e la veicola al pubblico che ritiene opportuno. La manipolazione - in buona o cattiva fede che sia - avviene a questo livello. Sono le agenzie stampa che invitano i corrispondenti locali a scegliere secondo determinati “filoni”; le agenzie stampa e i diffusori delle notizie impacchettano le notizie e le fanno arrivare a destinazione tramite i mezzi di comunicazione.

Anche noi abbiamo veicolato quella notizia. Al nostro livello non abbiamo gli strumenti per verificare se una notizia è vera o è falsa. Per le cose italiane abbiamo più chances, abbiamo maggiore esperienza del mondo politico e sociale italiano; per l’estero dobbiamo fidarci di quel che ci raccontano. Già noi scegliamo le notizie sulla base del nostro gusto e orientamento politico. Ci dobbiamo fidare. Ci affidiamo a fonti tradizionalmente affidabili nel passato, e di orientamento libertario: nella speranza che siano alternative, critiche e dunque non siano “comunicati stampa” provenienti da uffici governativi o da mistificatori di professione.

Quando incappiamo in qualche magagna cerchiamo di rimediare, “aggiornando” la notizia che avevamo dato con le cose nuove che veniamo a sapere. Non è molto, ma cerchiamo di essere onesti con i nostri lettori, non nascondiamo nulla né abbiamo alcun interesse a partecipare al coro dei falsificatori di notizie di cui anzi noi stessi siamo vittime: meno del pubblico inconsapevole e disarmato, ma comunque soggetti a essere tratti in inganno. Pensiamo che se siamo tratti in inganno noi che siamo “professionisti” (dopotutto bazzichiamo il mondo della comunicazione e delle news da diversi decenni) a maggior ragione è facile ingannare i lettori.

Noi cerchiamo di “verificare” le notizie, spulciando le varie fonti e comparandole. Esemplare da questo punto di vista un caso recente, quello del rinvenimento del “carro” rubato a Catania al cimitero (la “biga di Morgantina” [2]). Abbiamo prodotto una news in cui abbiamo rilevato come i diversi media hanno dato la notizia, tutte le contraddizioni del caso: “La Sicilia” che diceva che il furto originario era avvenuto senza che nessuno se ne accorgesse; “Il Giornale di Sicilia” invece ricordava come il furto avesse all’epoca sollevato molte polemiche, con relativo intervento del sindaco Bianco e prese di posizioni varie. Fino ad arrivare alla notizia che il carro non era una reperto archeologico originale greco ma un artefatto recente nonostante le dettagliate informazioni riguardo persino al nome dell’archeologo che avrebbe rinvenuto il reperto.

"Specchio specchio, chi è la più bella del Reame?" chiede la Regina cattiva al povero Specchio, nella rivisitazione disneyana di Biancaneve. L’informazione informa sull’esistente ma non sempre i potenti gradiscono, per questo c’è così tanta ansia a oscurare gli specchi.

A livello locale lo scontro può essere ancora più duro, perché il cronista vive nel mondo ristretto in cui vivono anche i potenti che sono in grado di condizionare direttamente la tua vita. Dandoti benefit, o punendoti con il boicottaggio sociale da parte della propria cerchia di “amici”. I cronisti locali spesso sono delle prostitute, che vendono i loro servizi al potente, fanno da addetti stampa; d’altra parte è così difficile trovare un lavoro. Si fanno compromessi: per poter continuare ad avere le notizie, si veicolano le menzogne o le dilatazioni della realtà provenienti dai potenti o dai loro uffici stampa. È l’aspetto più degradato e degradante, anche umanamente, per chi fa questo lavoro. Sono persone che sono state sconfitte e che si aggrappano a qualcosa che non hanno mai avuto né conosciuto (la “professionalità”). “A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare” diceva Pippo Fava. E sappiamo cosa è l’informazione in Sicilia.

A volte è possibile recuperare le contraddizioni all’interno delle notizie, grazie alla varietà e all’indipendenza dei diffusori di notizie (giornali). Altre volte troviamo un vero e proprio muro. Così quando qualche giorno fa abbiamo voluto cercare sui motori di ricerca notizie relative a “provvedimenti giudiziari riguardanti Microsoft”. Evidentemente abbiamo pestato un argomento tabù. Non abbiamo trovato nulla con questa ricerca - e abbiamo consultato una dozzina di motori di ricerca. Il fatto che gran parte di questi motori di ricerca sono dipendenti da Google, e evidentemente Google non vuol diffondere link che riguardino i provvedimenti giudiziari di cui è oggetto Microsoft, incide su quello che è possibile o non è possibile trovare sul Web. L’accesso alle notizie, all’informazione. Bene, oggi questo accesso non è libero; i motori di ricerca censurano quello che veicolano, non solo lo adattano al tuo profilo personale (costruito sulla base della tua navigazione e dei tuoi acquisti): così noi troviamo alla nostra domanda su Microsoft cose che non ci interessano (i guai giudiziari di Berlusconi). Per uno studioso, uno storico, è impossibile fare ricerca sul web. Se sei un consumatore, vieni indirizzato su quello che loro pensano sia il tuo bisogno, costruendo attorno a te bisogni immaginari: se uno cerca cavolo dopo aver cercato tappeto, sempre più difficilmente troverà cavolo ma il risultato di ricerca ti riproporrà comunque tappeto.

L’alternativa è avere motori di ricerca diversi, non agganciati gli uni agli altri; possibilmente anche svincolati dai poteri politici dei governi - il caso della Cina, dell’Iran è esemplare: ma Stati Uniti e Europa vogliono fare lo stesso, imitando queste potenze continentali. In ogni caso serve un motore di ricerca altro, alternativo, che davvero indicizzi il web e che non dia risultati “a cazzo di cane” cioè manipolati. I dati sono troppi? Beh, dovrebbe essere il searcher umano a decidere e scegliere, non il motore di ricerca. Non i laboratori di tecnici su indicazioni degli uffici di marketing.

Scrive Cartofolo:

“Ma se si riflette, ci si accorge che la manipolazione avviene sempre per quell’aspetto di noi stessi che è mancante e che richiede di essere completato da qualcosa.” [3]

Il nostro desiderio - ideologico, di consumatori ecc_ - ci devia sistematicamente da una visione obiettiva e complessa delle informazioni e dei dati. Vediamo ciò che ci piace vedere, ascoltiamo solo i discorsi che ci piace ascoltare - che solleticano la nostra vanità o che confermano le nostre idee. Il problema è che ogni informazione confermativa di idee sbagliate fa sì che quelle idee non solo rimangano sbagliate, ma diventano idea violente, esacerbate, rabbiose. Diventano idee di pancia e non di cuore. Chi ci manipola per diventare consumatori fa questo: ci vuole tutti “desiderosi” ovvero affamati di qualcosa per cui faremmo di tutto per “avere”: che sia la guerra contro gli infedeli o una nuova marca di crema per le mani. Un regista visionario come Romero qualche decennio fa immaginò un mondo di zombie che, da morti, tornavano nel supermercato: condizionati a tal punto da considerare il supermercato come una propria chiesa, polo d’attrazione per il consumatore (vivo o morto che sia). Uscire da questa logica è il compito di un giornalismo dal basso e responsabile, questo bene comune che noi consideriamo informazione.


[1] vedi: Girodivite.

[2] vedi: Girodivite.

[3] Vedi: Cartofolo su tumblr.


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