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La prima cosa bella. Regia di Paolo Virzì

di Dario Adamo - mercoledì 20 gennaio 2010 - 4468 letture

Ridere e commuoversi, divertirsi per delle situazioni comiche o per le battute giuste al momento giusto e prendere parte al dramma di un uomo, di una donna o di una famiglia intera. Non è facile confezionare un film che provochi queste sensazioni contrastanti, che mescoli i due registri senza stridore o cadute di stile, ma Paolo Virzì ce l’ha fatta ed ecco La prima cosa bella del 2010.

Anna a inizio anni settanta è una delle più belle donne di Livorno e un’estate allo stabilimento balneare del paese la proclamano senza troppe difficoltà la mamma più bella. Quello che normalmente dovrebbe essere l’inizio dei festeggiamenti per la famiglia Michelucci si trasforma invece nel principio della fine. Gelosie e incomprensioni scoppiano tra moglie e marito e per i figli incomincia il calvario di una separazione violenta, strattonati dall’una e dall’altra parte senza poter fare nulla per conciliare le parti. Bruno nel 2009 è invece un professore d’italiano un po’ confuso, un po’ sballato e in fondo molto triste che prova a lasciare la sua ragazza senza troppa convinzione e non riesce nel suo intento. Improvvisamente arriva la sorella Valeria foriera di brutte notizie: la madre sta male, il cancro è alla sua fase terminale e non le rimane molto da vivere. Bruno segue controvoglia la sorella all’ospedale, nella città natale. Quella città è la amata/odiata Livorno, la madre è la bella Anna e la famiglia che tenta di ricomporre i pezzi di un quadro rotto troppo in fretta, attraverso ricordi sbiaditi e abbracci lasciati in sospeso, è la stessa di tanti anni prima.

La prima cosa bella oltre ad essere un noto brano musicale dei primi anni settanta cantato da Nicola Di Bari è l’ultimo bel film di Paolo Virzì, che dopo Tutta la vita davanti abbandona i temi esplicitamente sociali e si rifugia nella famiglia, scandagliando gli animi dei suoi componenti, la difficoltà di ricongiungersi, di perdonare, di ricordare e di ritrovarsi. Sono le “relazioni pericolose” maturate nella (e attorno alla) famiglia l’oggetto dell’ultima fatica di Virzì, il cui fulcro essenziale sta nella figura della madre Anna (nella doppia interpretazione di Stefania Sandrelli in età avanzata e Micaela Ramazzotti da giovane), vittima della sua innocenza, affettuosa nei confronti dei figli e dei suoi cari che proprio allo scadere cerca di riconciliare tutto e tutti, decisamente a modo suo.

Forse più vicino nei toni e nei modi a Ettore Scola che a Risi o Monicelli, Virzì cerca di far quadrare tutto nel massimo rispetto di quella che comunque resta una commedia, sostenuta da un cast di ottimi attori, tra i quali primeggiano l’ineditamente toscanizzato Mastrandrea e la contenuta ma efficace Sandrelli che sanno come e quando far nascere il sorriso nel bel mezzo di una tragedia. Il film, che dovrà contendersi le attenzioni del pubblico nostrano con il gigante firmato da James Cameron Avatar, esce nelle sale italiane il 15 gennaio e si candida a restarci per molto…inaspettate invasioni da Pandora permettendo.


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