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La pericolosa deriva della pace oggi in Europa

Rileggiamo alcuni fatti antecedenti alla Prima Guerra Mondiale per comprendere che la pace non può essere semplice assenza di fenomeni bellici

di Emanuele G. - mercoledì 30 settembre 2015 - 3224 letture

Che spettacolo indegno sta dando di sé LA PACE in Europa! Vorrei capire dov’è LA PACE nel nostro continente.

Possiamo definire PACE i milioni di esseri umani senza lavoro? Possiamo definire PACE le donne a cui non è riconosciuto dignità di vita? Possiamo definire PACE i bambini sopraffatti dalla dilagante povertà qui da noi? Possiamo definire PACE le dolorose vie dell’immigrazione? Possiamo definire PACE l’aggressione del capitale ai più elementari diritti umani? Possiamo definire PACE l’utilizzo di subdole tecniche telematiche per addormentare la coscienza degli esseri umani? Possiamo definire PACE l’avanzata di populismi che sembravano scomparsi del tutto? Possiamo definire PACE ciò che sta accadendo in Ucraina, Transnistria, Macedonia e Ungheria? Possiamo definire PACE le minacce contro l’Europa profferite dall’Islam radicale e jihadista?

Dobbiamo guardare la realtà per quella che è: SIAMO IN GUERRA! Ci manca solo un reale evento bellico e lo saremo, anche, dal punto di vista formale.

Certo le guerre in "un mondo liquido" appaiono ben differenti dal conio classico. Non hanno bisogno di essere dichiarate. Si sviluppano in un "continuum" del tutto particolare. Sono in possesso di nuove modalità. Reinventano aspetti del passato per renderli "up-to-date" con questo fulgido presente tecnologico.

Eppure la guerra si sta avvicinando all’Europa. Vorrei ricordare a quegli stolti prigionieri di selfie, yoga, i-pod, ambientalismo, gender e terzomondismo che LA PACE non significa SOLO assenza di fenomeni bellici. Al limite il fenomeno guerra lo si può considerare un inutile orpello del passato. La guerra c’è quando esiste la povertà, il razzismo, la prevaricazione e l’esclusione. La guerra si sta avvicinando perché l’Europa si è cullata nell’idea di essere "il faro della civiltà contemporanea". Appunto si è cullata. Ora l’Europa non è più nulla. Non ha una sua identità. E’ racchiusa in logiche che nulla hanno a che vedere con l’umanità.

Mi sembra che l’Europa abbia una così cieca fiducia in sé stessa da non accorgersi di quanto gli sta accadendo dentro ed attorno. Rassomigliamo all’Europa alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Allora c’era il mito del predominio della scienza su tutto e la Belle Epoque era il suo scenario sociale.

Se rileggiamo gli eventi storici e il dibattito culturale degli anni che vanno dalla fine del diciannovesimo secolo ai primissimi anni del ventesimo secolo ci accorgiamo di inquietanti similitudini.

Dal punto di vista storico ci ebbero innumerevoli segni premonitori. Agli albori del Novecento avvenne il primo tentativo di "esportazione di democrazia" occidentale con la sconfitta della rivolta dei Boxer in Cina (1) ad opera di un cartello di forze militari internazionali. Passano 5 anni e siamo al primo esempio di guerra fra una potenza europea ed una esterna al nostro continente. Era la Guerra Russo-Giapponese (2). Nel 1911 l’incidente di Agadir fra Francia e Germania non fece che aumentare il livello di crisi in Europa (3). Infine, l’Italia che si avventura in Libia con la prima guerra di conquista moderna della storia dell’umanità mediante l’utilizzo dell’aviazione militare e di gas nervino (4).

Tale "strana atmosfera" era particolarmente sentita dal mondo culturale. Nel 1898 vengono pubblicati due libri che anticipano i tempi. Il primo è un monumentale saggio sulla guerra ad opera di un saggista polacco (5). Jean de Bloch questo il suo nome. E’ incredibile notare come avesse previsto l’evoluzione dell’ "ars bellica" in un mondo industriale. L’altro è lo scrittore americano Morgan Robertson autore sempre nel 1898 della novella intitolata "Il Naugfragio del Titan" (6). Nel 1912 affondò un transatlantico il cui nome era Titanic! "Il Naufragio del Titan" è una novella che sintetizza la percezione che il mondo della Belle Epoque era sul punto di terminare.

Veniamo all’Italia. Tante le testimonianze di una profonda insoddisfazione per il presente e per una PACE viepiù ipocrita. Si può partire dal citare il libretto pubblicato nel 1915 da Gaetano Salvemini intitolato “Guerra o Neutralità” (7). Qui si denuncia una PACE che non è affatto propizia per la dignità dell’uomo. Ancora più esplicito lo scrittore fiorentino Giovanni Papini che nel Lacerba scrive un articolo dal titolo illuminante: “Amiamo la Guerra” (8). C’è il Giovanni Pascoli socialista che inneggia alla Guerra di Libia con il discorso “La Grande Proletaria si è Mossa” (9). Infine, il “Manifesto del Futirsmo” di Tommaso Filippo Marinetti dove la guerra è considerata motore della storia dell’uomo e imprescindibile per il destino dell’umanità (10). Il “Manifesto del Futurismo” apparve in anteprima sulla Gazzetta dell’Emilia di Bologna, in data 5 febbraio 1909. Mentre, con il titolo “Manifesto iniziale del Futurismo” fu pubblicato in francese sulla prima pagina del quotidiano Le Figaro di Parigi il 20 febbraio 1909.

Anche il mondo mittleuropeo avvertiva la vacuità dell’ottimismo positivista e della Belle Epoque. Si prenda l’esempio dello scrittore austriaco Stefan Zweig che nel romanzo “Il Mondo della Sicurezza” definisce l’Europa e la sua epoca come “un castello dei sogni” (11). Ci vogliamo dimenticare delle lucide note sulla guerra contenute nel libro di Thomas Mann “Scritti Storici e Politici” (12)? Note intitolate, guarda caso, “Pensieri di Guerra”.

La ragione per cui ho rappresentato in questo mio articolo alcuni fatti storici e culturali afferenti agli anni precedenti alla Prima Guerra Mondiale risiede nel fatto che avverto oggi una certa stanchezza generalizzata in Europa nei confronti di una PACE inefficace e ipocrita in rapporti ai mille drammatici problemi della modernità. LA PACE non è “absentia” di fenomeni bellici. E’ bene puntualizzare codesto dettaglio. Essa – LA PACE – è un orto che va curato ogni giorno con provvedimenti e strumenti efficaci e concreti in grado di preservare e consolidare la dignità dell’uomo. LA PACE non si difende a parole. Che ipocrisia!

Bibliografia essenziale di riferimento (cliccare sulla parte in corsivo di ogni rigo):

- (1) La rivolta dei Boxer articolo pubblicato sul sito InStoria.it;

- (2) La Guerra Russo-Giapponese voce della Treccani;

- (3) L’incidente di Agadir voce della Treccani;

- (4) La Guerra di Libia voce della Treccani;

- (5) Jean de Bloch sito della Fondazione de Bloch;

- (6) Morgan Robertson articolo pubblicato sul sito Digilander.Libero.it;

- (7) Gaetano Salvemini testo integrale di “Guerra o Neutralità”;

- (8) Giovanni Papini testo integrale del passo “Amiamo la Guerra” pubblicato su Lacerba II, 20 (1-X-1914);

- (9) Giovanni Pascoli testo integrale del discorso “La Grande Proletaria si è Mossa”;

- (10) Filippo Tommaso Marinetti testo integrale del “Manifesto del Futurismo”;

- (11) Stefan Zweig passo del libro “Il Mondo della Sicurezza” dove è inserita la frase “un castello di sogni”;

- (12) Thomas Mann passi dei “Pensieri di Guerra” in Scritti Storici e Politici”.


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