Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Lavoro |

La pensione tradita

La riforma del TFR partirà nel 2008. I politici e i governi futuri avranno la responsabilità di rimediare ad un tradimento che i lavoratori e pensionati italiani non meritano.

di pietrodigennaro - mercoledì 8 febbraio 2006 - 10213 letture

La riforma del TFR partirà nel 2008. La legislatura che termina nei primi mesi del 2006 consegna al prossimo Governo uno degli affari più ghiotti che le parti sociali abbiano mai desiderato. Siamo sicuri che il terreno di scontro tra Sindacati Confederali, Confindustria e Assicurazioni, ritornerà ad infiammarsi anche intorno al totem mediatico dell’irrisolto conflitto di interessi dei protagonisti in guerra. I sindacati non ci stanno a perdere l’esclusività dell’affare per dividerla con potenti privati come banche ed assicurazioni.

La Confindustria non ci sta a far perdere anche solo un centesimo di quell’enorme capitale (13 miliardi di euro ogni anno) alle società che ormai da sempre lo portano al bilancio e materialmente lo investono nelle loro attività: si tratta di una consolidata forma di finanziamento che sarebbe sostituibile solo in cambio di qualcosa più redditizio.

Interessi opposti ma comuni nel desiderio del trarre profitto. Tutti i protagonisti della vicenda, però, hanno perso di vista il diritto dei lavoratori di mantenere un’affidabile e sicura risorsa economica a fine impiego.Il TFR è salario differito del lavoratore e deve rimanere nella sua piena disponibilità.Eppure ai più è sfuggito il fatto che la promessa pensione integrativa sostituisce la liquidazione e non la integra, addirittura con operazioni di carattere finanziario che nulla hanno a che fare con l’esigenza di garantire una pensione dignitosa visto che le riforme Amato/Dini dei primi anni 90’ la renderà sempre più leggera.

Una delle poche voci fuori dall’avido coro è quella della RdB-Cub che è favorevole alla possibilità che il lavoratore, su base volontaria, decida di assegnare alla gestione pubblica il TFR, ovviamente con la certezza che ogni lavoratore possa godere degli attuali criteri di rivalutazione e di utilizzo del TFR.Qualsiasi società "privata" di gestione fondi non potrà mai garantire la certezza della rivalutazione figuriamoci il fatto di non fallire come già è avvenuto in Italia e all’estero. La previdenza pubblica è una conquista sociale che tutti i lavoratori devono difendere con i denti stretti; va incentivata e migliorata, giammai dismessa a favore di gruppi economici a cui interessa solo il profitto e non il benessere e la sostenibilità economica degli individui. Già oggi la pensione pubblica di un numero crescente di lavoratori è largamente inadeguata e il sistema che sta andando a regime è sia economicamente che socialmente insostenibile.Eppure, oggi l’Inps è in attivo. Dove è finito il buco che ha terrorizzato tanto da far decidere ai legislatori un riforma talmente drastica da tagliare le pensioni future fino al 40% ? Nel 2020, quando inizieranno a ritirarsi coloro che avevano meno di 18 anni di contributi nel 1995, i lavoratori si troveranno con pensioni da fame e la situazione sarà sempre più drammatica man mano che il nuovo sistema di calcolo agirà su tutta la vita contributiva. Il sistema retributivo è stata la conquista sociale che ha portato l’Italia ad essere protagonista tra i paesi più industrializzati del mondo.La pensione calcolata non in base a quanti contributi si è versato (sistema retributivo) è un premio di distribuzione di ricchezza che un lavoratore determina con il suo impegno lavorativo di una vita. La produttività del sistema paese in “35 anni di contributi” aumenta oltre un fattore 10.

Questa ricchezza se retribuita al lavoratore che va in pensione si trasforma in consumi che a sua volta creano occupazione e nuova ricchezza. L’introduzione del sistema “contributivo”, dal Governo Amato del 92’ al Governo Dini del 95’, ha annullato decenni di saggia programmazione del lavoro e della previdenza, ha buttato al vento conquiste sindacali e la speranza di una crescita economica positiva e condivisa con tutti i lavoratori dipendenti. E’ infatti evidente che se il reddito degli stessi lavoratori dipende in parte dalla spesa degli anziani, con la cancellazione di questa spesa si cancella quel reddito e ciò vale ancor di più per i redditi futuri. Bisogna riflettere ed analizzare questo fenomeno perché determinerà il modello di società in cui vivremo nel nostro prossimo futuro. Bisogna ricorrere ai ripari per non farsi travolgere: la ricchezza di pochi, seppure legittima se onesta e meritata, non può minare la sostenibilità di un’intera società. Dicendo che non si sarebbero potute pagare le pensioni si è trovata la soluzione introducendo il sistema “contributivo” che di fatto le ridimensiona. E se poi le pensioni basse affameranno i pensionati ? Oggi in tanti e anche economisti di fama mondiale, se lo chiedono.

“Occorre prevedere una pensione integrativa”: questo è il vero progetto nascosto. Hanno creato prima il problema (pensioni basse) per poi proporre la panacea risolutiva: un sistema “necessario” di integrazione. Gli stipendi sono bassi? Come si fa a pagare una pensione integrativa? La risposta a queste domande trova nella sua banalità un’atroce conferma: “TFR”. Investendo il proprio TFR si paga la pensione integrativa, peccato che poi nel frattempo la famosa “liquidazione” sarà scomparsa. Il TFR dei lavoratori diventa un business da 18 miliardi di euro ogni anno (se contiamo anche il pubblico impiego).

La riforma del TFR completerà l’affare del sistema pensione. Altro che bipolarismo,altro che liberali e comunisti: sul lavoro e sulla previdenza il filo comune lega trasversalmente l’interesse economico che quando riguarda milioni di persone diventa terribilmente vorace e senza scrupoli. Ironia delle riforme che dovrebbero apportare misure anche con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica, questa riforma ha bisogno di stanziamenti affinché le aziende siano interessate a mollare il TFR dei loro dipendenti.

Strano paese il nostro, quando la barca fa acqua si propone di fare qualche buco in più nello scafo. Il bello è che c’è sempre qualche piccola (leggi banca o assicurazione) o grande (leggi Sindacato) associazione che ci guadagna. La RdB-CUB non ha mai condiviso tutti gli interventi legislativi che in questi ultimi anni hanno fortemente stravolto la previdenza pubblica con il risultato di costringere milioni di pensionati (in essere e futuri) a condizioni di vita sotto la soglia della povertà. Infatti gli interventi già messi in atto, da Amato a Prodi, senza ancora gli effetti del calcolo contributivo, hanno fortemente penalizzato i lavoratori: hanno consentito di risparmiare centinaia di miliardi sottraendoli a chi ne aveva diritto (addirittura superando di undici miliardi il preventivato), hanno spostato in avanti l’età della pensione, hanno ridotto le dinamiche delle pensioni in essere.Il Governo di centro-destra stava per completare l’opera, ma il "conflitto degli interessi" tra assicuratori e sindacalisti, ha rimandato il colpo letale al 2008. Le pensioni future saranno inadeguate perché si è allungato il periodo di riferimento per il calcolo retributivo e successivamente con il passaggio al sistema contributivo la situazione peggiorerà in modo impressionante. La previdenza integrativa realizzata con lo "scippo occultato" del TFR non è una soluzione percorribile perché è iniqua, costosa e rischiosa, quindi ad essa, definita ormai obbligatoria, non può essere assegnata la funzione di garantire il diritto per tutti ad una pensione dignitosa. Iniqua perché alcuni se la potranno permettere, altri, la stragrande maggioranza dei lavoratori dovranno accontentarsi solo di quella pubblica fortemente ridimensionata. Costosa per la collettività che deve accollarsi il costo della compensazione alle aziende per lo smobilizzo del TFR e il costo delle facilitazioni fiscali.

Rischiosa perché si trasferirà sui redditi da pensione l’instabilità dei sistemi finanziari mondiali con il riproporsi del rischio di fallimento in cui sono storicamente incorsi i fondi pensione di natura privata o semiprivata in occasione di crisi inflattive o crolli borsistici o di guerre. Essendo legata agli andamenti imprevedibili del mercato finanziario, la pensione integrativa sposta tutto il rischio sul lavoratore: solo lui ci rimette, mentre gestori dei fondi, banche, assicurazioni e addirittura i “sindacati confederali” non corrono nessun rischio ma guadagnano con la gestione delle risorse. Per imporre la riduzione dei trattamenti previdenziali pubblici si è “barato” sulla situazione dei costi della previdenza pubblica pur sapendo che due punti percentuali della spesa pensionistica non vengono neanche visti dai pensionati in quanto diventano entrate dello stato per effetto del prelievo fiscale. Prelievo fiscale che negli altri paesi non esiste o è molto ridotto. Sulla spesa pensionistica gravano oneri, ancora oggi, di natura assistenziale e di ammortizzazione sociale non a carico dalla fiscalità generale.

La precarizzazione dei rapporti di lavoro consente alle imprese di sostituire i lavoratori a contribuzione piena con lavoratori a contribuzione ridotta. Si è continuato ad ampliare la quota di salario esente dalla contribuzione pensionistica con oscena cecità di previsione economica.

La RdB-CUB ritiene che è al sistema pensionistico pubblico che deve essere riassegnata la funzione di assicurare a ciascun lavoratore il mantenimento dello stesso tenore di vita anche dopo il pensionamento oltre che la funzione assistenziale volta ad assicurare a tutti gli anziani una vita dignitosa ed indipendente. Il rilancio della previdenza pubblica, secondo RdB-CUB, si realizza con 10 provvedimenti fondamentali:

1) Ripristino del calcolo retributivo per tutti per garantire continuità dei trattamenti salariali in godimento all’atto del pensionamento e ripristinare la solidarietà intergenerazionale.

2) Aumento delle pensioni in essere per garantire il diritto ad una vita dignitosa a tutti, ( 4 milioni di pensionati e invalidi percepiscono 402 euro mensili e 7.254.366 non raggiungono i 516 euro ).

3) Aggancio delle pensioni all’andamento reale dei prezzi e alla dinamica salariale.

4) Il mantenimento delle pensioni di anzianità e il rafforzamento delle misure a sostegno dei lavoratori precoci, dei lavori usuranti.

5) Aumento e graduale parificazione dei contributi previdenziali per i lavoratori a progetto, soci lavoratori, artigiani e autonomi a quelli del lavoro dipendente.

6) Copertura contributiva adeguata per tutti, anche nei periodi di precariato.

7) Esentare le pensioni dalle trattenute fiscali a partire dalle fasce di reddito meno elevate.

8) Rendere effettiva la separazione tra assistenza e previdenza ponendo fine ad un uso improprio dei contributi previdenziali versati dai lavoratori dipendenti.

9) Attuare concretamente la lotta all’elusione e all’evasione contributiva rafforzando gli organici dei ruoli ispettivi.

10) Nuovo modello di finanziam ento della “previdenza pubblica” basato anche su una più equa distribuzione della ricchezza dell’intero sistema produttivo e finanziario.

I politici e i governi futuri avranno la responsabilità di rimediare ad un tradimento che i lavoratori e pensionati italiani non meritano.


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
La pensione tradita
14 dicembre 2006, di : pietrodigennaro |||||| Sito Web: aggiornamento

aggiornamento ...

grazie al governo di centro sinistra la riforma viene anticipata al 2007 ...

con qualche modifica ... ma lo scippo continua a minacciare il TFR dei lavoratori ...