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La mass casualty della Sierra Leone

Quando si pensa alla Sierra Leone, i casi di ricovero ospedaliero sono sempre collegati alla guerra. Ma non sempre è così.

di Redazione - mercoledì 28 settembre 2016 - 3388 letture

Quando vi parliamo di afflussi massicci di pazienti in poco tempo, di solito, si tratta di eventi associati alla guerra. Notizie che arrivano dall’Afghanistan, per esempio. Ma di mass casualty ne vediamo anche in altri dei paesi in cui lavoriamo: questa volta succede in Sierra Leone.

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A causarle, lì, sono spesso incidenti stradali. I servizi di trasporto in Africa sono molto diversi da quelli a cui siamo abituati. Se abitate in Sierra Leone e dovete prendere un mezzo di trasporto avete tre possibilità: ci sono le okada, delle rumorose moto-taxi che sfrecciano nel traffico cittadino e permettono di raggiungere velocemente anche i luogi più difficili; ci sono i poda-poda, dei colorati minivan che a guardarli ci si chiede come facciano ancora a funzionare; e infine ci sono gli autobus del trasporto pubblico locale. I mezzi sovraccarichi di persone, le strade dissestate e mantenute male, i regolamenti sulla sicurezza inesistenti li rendono dei potenziali pericoli. Molte persone ogni anno perdono la vita così; eppure in tanti casi le ferite sarebbero curabili se l’accesso alle cure fosse più facile.

Sta anche in questo il senso dei nostri Posti di primo soccorso: strutture in grado di garantire assistenza sanitaria continuativa sul territorio. Lì il nostro staff è pronto a ogni evenienza, anche a rispondere a una mass casualty. Come è successo qualche giorno fa, quando a Waterloo sono arrivati più di 40 feriti in 20 minuti: erano a bordo di un autobus che è uscito di strada e finito in un fosso.


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