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La madre e il figlio nel romanzo di Roberto Alajmo

Roberto Alajmo, Cuore di madre, Mondadori, 2003. Il protagonista di questa storia appartiene, o dovette appartenere originariamente, a quel “Repertorio dei pazzi della città di Palermo” con cui l’autore, giornalista, palermitano, ha esordito.

di Pina La Villa - mercoledì 21 giugno 2006 - 5343 letture

Roberto Alajmo, Cuore di madre, Mondadori, 2003

Il protagonista di questa storia appartiene, o dovette appartenere originariamente, a quel “Repertorio dei pazzi della città di Palermo” con cui l’autore, giornalista, palermitano, ha esordito.

Cosimo Tumminia aggiusta pneumatici di bicicletta ( e solo quelli, anche se a Calcara, il suo paese pochi vanno in bicicletta). Inoltre nessuno lo frequenta perché ha una fama nefasta.

E’ solo l’avvio però, perché poi la storia procede serrata, compatta, attorno a un unico fatto: Cosimo viene scelto per “custodire” un ragazzo che è stato rapito, lui accetta, ma poi i giorni passano e mentre la situazione si fa insostenibile, si fa viva la madre di Cosimo, che scopre il suo segreto.

Utilizzando pochi elementi e pochi personaggi, e assumendo subito i colori del noir, la storia racconta anche il respiro antico, lento, lo sfondo assolato e desolato di un paese siciliano dell’interno, “riconoscibilissimo e remoto”, come è detto nel risvolto di copertina.

L’essenzialità della storia e del linguaggio mettono a nudo i personaggi e le loro particolari relazioni mentre la realtà è sullo sfondo, quasi come i film e gli sceneggiati in Tv che la madre e il figlio vedono insieme, inesorabili e inevitabili come l’epilogo della vicenda che stanno vivendo.

Una realtà che apparentemente non ha nulla a che fare con la vita dei protagonisti, con i loro gesti scontati, le loro azioni conseguenti, i loro riti quotidiani del recarsi al lavoro, del preparare da mangiare, del vedere la TV.

Ed è in quei gesti e nelle azioni conseguenti che si presenta la tragedia di rapporti umani primordiali: vittima e carnefice, madre e figlio, rapporti che l’autore analizza a fondo, ma che fa emergere, così, semplicemente, raccontando.

“Tu dici che lo dobbiamo ammazzare?” “Cosimo, che mi chiedi ’sti cosi a me?” “il tono di sua madre non è di condanna definitiva, né di concessione: è una dichiarazione di impotenza”.

In queste battute il rapporto fra Cosimo e la madre: più cerca di evitarla, più ne ha bisogno, più vorrebbe farne a meno, più se la ritrova vicina, desiderosa di complicità, dei privilegi della complicità.

Alajmo dice su questo rapporto madre-figlio più di quanto altri abbiano mai osato dire.


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il mondo dimentico...
3 luglio 2006

Non possiamo continuare a vederci così!..per strada!