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La breve vita del magistrato antimafia Luca Crescente

Un libro che è un servizio a questo scalcinato paese, specie per i giovani che si affacciano alla maturità degli studi o alla scelta del proprio lavoro futuro.

di Antonio Carollo - martedì 17 maggio 2011 - 5295 letture

"Tempo niente. La breve vita felice di Luca Crescente" di Roberto Alajmo, Laterza, è un libro prezioso su un uomo e un magistrato esemplare. Ci fa pensare che uomini come Luca fanno bene alla nostra vita. Un libro (a parte i pregi letterari) di notevole valore civile, un servizio a questo scalcinato paese, specie per i giovani che si affacciano alla maturità degli studi o alla scelta del proprio lavoro futuro.

Scrivere una biografia non romanzata per un narratore, abituato alla libertà dell’immaginazione, deve essere un’esperienza sui generis. Il biografo è legato alla documentazione, le testimonianze, il racconto di altri, gli indizi. Non può andare oltre, pena l’incredibilità. Per la verità qui non si tratta di una biografia, per così dire, canonica, piuttosto, di un ritratto nitido di una persona che in modo naturale ha mescolato la normalità del quotidiano, famiglia amici, alla serietà e al coraggio del magistrato antimafia (è stato membro della DDA di Palermo), esposto a pericoli mortali.

Ahimè, per me è passato il tempo d’essere padre di figli di età tra i 18 e i 25 anni, “Tempo niente” è il libro che i genitori dovrebbero mettere nelle mani dei loro figli di quella fascia d’età. La vita, il cuore, i pensieri di Luca Crescente possiedono un valore pedagogico indiscutibile. Milena Marino, la vedova, è fatta della stessa pasta del marito.

Sapeva, e sa, dell’esemplarità di una vicenda umana, come quella del suo Luca, illuminata da una personalità impastata di gioia, amore, amicizia, senso del dovere, umanità, spirito di servizio verso la comunità, coraggio, equilibrio, intransigenza. La sua ferma volontà l’ha avuta vinta: ha trovato lo scrittore giusto e non se l’è fatto scappare. L’ha rifornito di materiale, l’ha messo in contatto col mondo dello sfortunato marito, ha seguito il lavoro con sguardo attento.

Niente che non fosse rigorosamente vero doveva entrare nel corpo del libro. Questa presenza ha suggerito all’autore un’impostazione del lavoro direi in chiave postmoderna attraverso un assemblaggio di dettagli e di frammenti che progressivamente vanno a comporre il puzzle della personalità dell’uomo e del magistrato Luca Crescente.

Lo stile ha fatto il resto. Il picco di questa tecnica si ha nelle pagine finali quando il montaggio e le cuciture si fanno ritmicamente incalzanti fino ad avvolgere il lettore in una spirale di intensa emozione. Adesso inizia il percorso del libro, sarebbe opportuno che circolasse molto anche tra i giovani delle università.


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