La Sicilia in età arcaica

Ancora fino al 6 gennaio è possibile visitare la grande mostra allestita presso il Monastero dei Benedettini di Catania (tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 18; sabato 9-13).

Sono stato a Delfi e Atene, Rodi e Creta, nelle Cicladi e a Micene, a Corinto, Epidauro, Tirinto, Eleusi…E a Segesta, Imera, Selinunte, Mozia, Siracusa, Taormina, Agrigento, Morgantina. Sempre alla ricerca della potenza panica, dell’armonia e della furia, dell’enigma e del Sacro. Alla ricerca dei Greci.

Stavolta è bastato, invece, uscire dalla stanza della Facoltà dove insegno per incontrare gli oggetti e le forme in cui la mente greca si è fatta materia. Fra questi reperti ho capito meglio il senso della domanda quasi incredula che una mia allieva milanese mi ha rivolto qualche tempo fa: «e nuovamente mi stupisco della sua scelta, lei che è nato e cresciuto -posso dirlo?- nell’antica Grecia, dove vedete il sole (lo vedete, non dovete immaginarlo) la sua scelta di venire qui, in questa città che muore lentamente».

La Sicilia muore per altre ragioni ma certo non per l’assenza della Bellezza e della Luce. Quella luce che traspare dai sorrisi dei Kouroi, più splendenti e più enigmatici di quelli di qualsiasi Gioconda. Come se ci guardassero dal luogo in cui ogni sofferenza è cessata e il mondo è perfetto.

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