La Sapienza del Papa

La questione cattolica in Italia

di Alberto Giovanni Biuso - mercoledì 16 gennaio 2008 - 4245 letture

Presentare l’Italia come un Paese laicista e intollerante verso la Chiesa cattolica è più che ridicolo. È grottesco. In nessun sistema di comunicazioni al mondo –neppure nei cattolicissimi Sudamerica, Spagna, Irlanda…- si dà ogni giorno a questa Chiesa uno spazio mediatico come si fa da noi. Partiti che aspirano a governare e soggetti che vogliono contare sanno che senza il debito ossequio alla Chiesa cattolica non avrebbero successo. I temi etici sono tutti sottoposti al preliminare giudizio del Vaticano.

La convinzione che muove Benedetto XVI è che sia un grave errore ritenere che «la filosofia si deve trattare senza aver riguardo alcuno alla soprannaturale rivelazione», che sia «libero a ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che colla scorta del lume della ragione avrà riputato essere vera», o che siano «da separarsi la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa» o, ancora, che «in questa nostra età non conviene più che la religione cattolica si ritenga come l’unica religione dello Stato, esclusi tutti gli altri culti, quali che si vogliano» o, infine, che «il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e colla moderna civiltà» (Articoli XIV, XV, LV, LXXVII e LXXX del Sillabo promulgato da Pio IX). I Papi non solo hanno tutto il diritto di avere simili opinioni ma secondo me hanno anche il dovere di farlo, in quanto capi di una teocrazia potente e millenaria. Che però schiere sempre più affollate di leader d’opinione, giornalisti, professori, politici di tutte le tendenze e origini si mostrino accondiscendenti verso di esse, ecco è questo il vero segno dell’intolleranza italiana, non l’aver criticato la visita del Romano Pontefice alla Sapienza.

Dopo la sua elezione al soglio di Pietro, avevo formulato (il 19 aprile 2005) un elogio di Ratzinger che qui confermo: «È un sincero reazionario, e in questo modo si chiarirà l’equivoco di una Chiesa romana in dialogo col mondo; la Chiesa si sente la guida di un’umanità perduta e solo in questa autoinvestitura trova il proprio senso. (…) L’omelia pronunciata durante la messa che ha preceduto il conclave è il manifesto di un rifiuto pressoché globale della contemporaneità, e questo contribuirà all’allontanamento di molte persone dalla Chiesa romana (…)».

Ho da poco scritto una recensione anche positiva alla sua Enciclica Spe salvi. Condivido, inoltre, l’intenzione di ristabilire la Messa in latino e con il celebrante che rivolge le spalle ai fedeli. La decisione di Benedetto XVI di non recarsi alla Sapienza non mi sembra tuttavia un atto di moderazione o di rispetto ma un gesto di alterigia da parte del Papa che non accetta di poter essere criticato. La filosofia e la scienza, però, sono costituite dalla possibilità costante del confronto e del contraddittorio. Come Pontefice, dunque, Benedetto XVI ha tutto il diritto di esporre le proprie verità ma non come Professore che inaugura anni accademici nelle Università della Repubblica. Il Papa si sarebbe sottoposto a un dialogo critico dopo il suo intervento/prolusione?

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La Sapienza del Papa
16 gennaio 2008, di : dawidh

mi riconosco in ogni sua parola
La Sapienza del Papa
17 gennaio 2008, di : cris

Premetto di essere pochissimo credente e sicuramente non praticante. Comincerei dalla fine: qs papa molto più di quello prima ha tutto il diritto di inaugurare anni accademici. E’, visto che lo citi, un dottrinale, cattedratico, studioso. Chi meglio di lui perciò? Qs ovvio non significa dica delle cose condivisibili. Peraltro l’inaugurazione dell’anno accademico (almeno per come la ricordo io) è una noiosa ricorrenza anche un po’ patetica e baronale. Ops, tutto un tratto i professori di fisica fanno scudo a difesa di questo evento che, diciamocelo onestamente, se si chiedesse alla maggior parte degli studenti quando comincia l’anno accademico ti risponderebbero ottobre. Ma Ratzi ha diritto di parola per altri motivi: oltre che capo del cattolicesimo è vescovo della città di Roma e la Sapienza è l’università pubblica di Roma. Con quale diritto quei 200 studenti trattano gli spazi della Sapienza come fosse una loro proprietà privata? Semmai, in genere funziona così come avvenne per Lama nel 77: uno arriva a parlare, dice delle cose su cui eventualmente non sei d’accordo, fischi urli contesti e al peggio lo cacci. I 200 + i 67 professori si sono dimenticati qs piccolo particolare: non l’hanno nemmeno fatto entrare. Se poi hai letto il testo del discorso che avrebbe esposto noteresti una certa apertura: la fede, la scienza, la ricerca della verità. Galileo appartiene ai libri e non è mai un buon segno l’incapacità a futurizzarsi. Io dal vaticano non mi aspetterei niente ma loro sono così vecchi che si dovranno adeguare. E questo Ratzinger l’ha capito benissimo. Nessuno fa più quel che loro dicono e solo un manipolo di studentelli fuori sede (a spese di qualche papà primario...) poteva occupare (pensavo non andasse più di moda) perchè preoccupato del papa. Ma va bene: abbiamo avuto tutti ventanni però, quei 67 professori, quelli proprio no. Qualcuno, accortosi della boiata ha fatto pure marcia indietro, come dire cazzo, l’ho fatta grossa. E bene ha fatto il papa a starsene nel suo blindato Vaticano, come dire vi facevo un piacere a venire con tutto quel che ho da fare ed ora (voi 200 studenti + 67 professori) andate a spiegarlo alle decine di migliaia di studenti che non avrebbero avuto nulla in contrario se venivo. Questa è una nazione confusa, dove succede persino che chi si traveste con l’abitino da estremista (di sinistra con rasta d’ordinanza) riesca incredibilmente a compiere gesti assurdi che ricordano il nazi fascismo anzichè la socialdemocrazia.
La Sapienza del Papa
18 gennaio 2008

Da BergamoBlog, a firma Thaumazo:

L’episodio della prevista visita, poi annullata, del Pontefice Romano all’Università “La Sapienza” di Roma fa comprendere quanto il clericalismo si sia innestato in tutti i ceti dirigenti di questo paese.

La reazione che politici e, soprattutto, mass-media, stanno avendo alla decisione di Joseph Ratzinger di non recarsi all’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza è inqualificabile: il Papa sarebbe stato vittima di un moto intollerante, di un rigurgito anticlericale della peggior specie, contrario al dialogo culturale e alla buona educazione.Prodi, Veltroni, Rutelli, TG1, TG2, persino Mussi di SD, per non parlare del centro-destra, gridano all’unisono che l’Italia avrebbe dato prova di mancanza di democrazia, che chi manifestava contro la presenza del Papa in università avrebbe dimostrato settarismo, chiusura mentale e unilateralismo. Mazza, direttore del TG2, prendendo la parola in prima persona di fronte alle telecamere, dichiara che le posizioni dei manifestanti alla Sapienza sarebbero contrarie alla “cultura liberale”.Tutto ciò in presenza di una continua ingerenza del Papa in questioni che non lo riguardano e che, per il liberale principio di laicità, non lo possono riguardare: il Pontefice è recentemente arrivato a lamentarsi del degrado urbano di Roma, tema che non si vede quale attinenza con la sua missione spirituale possa mai avere. Fra poco si suppone si sentirà in diritto di dire qualcosa sull’emergenza rifiuti in Campania.

Ma più che le intrusioni di Benedetto Decimosesto, che fa solo il suo lavoro di monarca assoluto di una religione totalizzante, stupisce la posizione del mondo politico, mediatico e intellettuale. Quest’ultimo infatti trova da un lato del tutto normale far inaugurare l’anno accademico di un’università pubblica a una figura che non può, per sua stessa natura, rappresentare tutti gli studenti e tutti i docenti; dall’altro, reagisce in maniera spropositata, degna dei pasdaran iraniani, di fronte alla libera decisione del Vescovo di Roma di non raccogliere l’invito rivoltogli. Occorre precisare che questa decisione non è stata estorta né con minacce né con violenza, contrariamente all’abiura di Galileo Galilei del 1633 su cui si è polemizzato, ma è stata dettata solo dalla volontà del Pontefice di non avere a che fare con contro-manifestazioni, le quali fanno parte della fisiologia della vita politica di ogni paese democratico. Ma questo Ratzinger, ultimo sovrano assoluto d’Europa, lo ignora o, più probabilmente, non lo accetta.Intolleranti non sono gli studenti e i professori universitari legittimamente mobilitatisi per contrastare una decisione del loro Rettore che ritenevano incivile e incompatibile con l’istituzione universitaria, bensì il 90% dei politici e dei giornalisti al loro servizio, che fanno a gara per dar prova di osservanza alle direttive vaticane e che trattano il Pontefice come una figura che ha ogni diritto e nessun dovere. Persino persone dichiaratamente atee, come Pera o Ferrara, si sono schierate a fianco del Papa Panzer per pura convenienza. Agli occhi dei nostri dirigenti Ratzinger sembra non solo aver il diritto di parlare di qualsiasi cosa in mondovisione, ma anche di porre il veto su iniziative politiche interne alle dinamiche istituzionali della Repubblica Italiana, di influenzare pesantemente le future elezioni legislative del Regno di Spagna, di esigere in Italia una quasi completa esenzione fiscale, di vedersi riconosciuti dallo Stato italiano circa 900 milioni di euro all’anno attraverso il meccanismo perverso dell’8/1000.

Il Papa sembra essere l’unica cosa su cui “destra” e “sinistra” (ormai ridotte a un unico “papocchio”) vanno d’accordo: il Pontefice bavarese è un uomo dalla grandissima cultura e dalla solida erudizione, che, come stabilisce il dogma di Mastai Ferretti, dice sempre la verità e non può fare nulla che non sia positivo (sebbene condanni a morte centinaia di persone al giorno proibendo l’uso del preservativo).Dunque contestare il papa è, per i politici italiani, di per sé errato e chiunque lo faccia può essere bollato come intollerante o terrorista, come accadde all’incolpevole Andrea Rivera il primo Maggio dello scorso anno.Ratzi sta avendo più successo dello stesso Wojtyla, per il quale alcuni gridarono “Santo subito!”: il Papa in carica è stato infatti santificato ante mortem dal mondo politico, che vede in lui il mezzo più sicuro per raggranellare quei 50.000 voti che decidono le elezioni in questa penisola. Per questo quasi tutti, dai comunisti ai neoliberisti, dai socialdemocratici ai cattolici laici, hanno deciso di buttare nel Tevere i loro valori politici e di tradire in molti casi la propria base per poter conservare quel potere che solo una stretta obbedienza ai dettami di Oltretevere sembra oggi garantire.

La Sapienza del Papa
20 gennaio 2008, di : Amelia

Dal gruppo IMPERIALISMO PAGANO, inoltro questo interessante commento

MINERVA E RATZINGER

In questi giorni si è fatto un gran parlare del fatto che Ratzinger, vescovo vaticano dei cristiani, prima invitato presso l’Università La Sapienza di Roma, abbia poi dovuto rinunciarvi per una presa di posizione contraria, assunta da numerosi docenti e studenti. L’invito faceva parte di un certo tentativo di "ricristianizzare" quell’Università, iniziato sul finire del 2006, quando, dal Logo dell’Università, è sparita la raffigurazione della Dea Minerva, sostituita da un angelo stilizzato. "Il nuovo look si accompagnerà al nuovo nome, Sapienza Università di Roma" - annunciò in quell’occasione il rettore Renato Guarino - "a sintetizzare la volontà dell’ateneo di disegnare il proprio futuro radicandosi nella tradizione"(quella di Guarino ovviamente). Un ritorno in pratica al 1640, quando l’architetto Federico Borromini, su commissione del cardinale Barberini, utilizzò per la prima volta un cherubino come simbolo dell’Università. Unica differenza è che l’angelo del nuovo logo ha sei ali, anzichè quattro, e perciò è un serafino. Cherubino o serafino, la Dea Minerva sembra non aver gradito il cambio ed ecco che a farne le spese è stato, alla prima occasione, proprio Ratzinger. Non potendosi servire solo di suoi fedeli, la Dea si è servita anche di comuni laici. Ogni discussione sull’avvenimento è ridicola: non si discute il volere degli Dei. Facciamo una proposta a Ratzinger: rinunci egli al titolo di pontefice e ad ogni potere temporale sul Vaticano. In cambio offriamo a lui il titolo di Flamen Christi e al suo dio un posto, tra gli altri, nel romano Pantheon. Solo in questo caso la Dea Minerva, sapiente ma armata, avrà pietà di lui e dei suoi fedeli. (Ponti.fex_Maximus)