La Repubblica dell’Unto

All’uomo politico che ha un’alta opinione di sè, fino a ritenersi "L’Unto" o "Colui che rappresenta il Bene", dedico qualche rima:

di Alfio Pelleriti - mercoledì 23 febbraio 2005 - 3461 letture

La Repubblica dell’ "Unto"

Sono già parecchi mesi
da che l’Unto del Signore
ed emerito statista
del gagliardo tricolore
ha portato su la lista.
Che avrà fatto l’alchimista?
Lui ch’è grande imprenditore,
cavaliere già d’Arcòre.

Se per caso il ragioniere,
che hai voluto sia il più dritto,
ti falsifica il bilancio:
vai tranquillo, non temere!
Pur se arriva il finanziere.
Non è più grave "delitto"
soldi in nero mantenere.
Se ti scopron, tuttavia,
sii disposto a patteggiare;
usa garbo e cortesia.
Questi si, son governanti
e di tutti son garanti!

A ’sti giudici impudenti
che perseguono i signori
Berlusconi certamente
ogni boria abbasserà.
E così gli inquisitori,
finiranno immantinente
il lor ruol di mestatori.
Fate pure transazioni,
siate allegri, in libertà,
perché aver la rogatoria
più difficile sarà.
E chi arriva in Tribunale
e s’aspetta un dur verdetto,
niente panico, stia calmo:
c’è il "legittimo sospetto".
Che ti cambia, buona sorte,
tutta intera l’Alta Corte.
Questi sì, son governanti
e di tutti son garanti!
I ministri europei
voglion render vita dura
a gaglioffi, ladri e rei
e preparan con gran cura
un mandato di cattura.
Sono tutti giubilanti,
c’è gran festa, euforia.
Quando, a un tratto, che jattura!
S’alza un "no", o sorte ria!
E’ d’Arcòre il cavaliere
ed insieme a lui Castelli,
gran nemico di Borrelli.
L’accompagna il capitano,
il vindìce di Giussano.
"Dell’accordo me ne frego"
grida Bossi, eroe padano.
"Questa è casa liberale
e gl’inquisitori "rossi"
caccerem dal Tribunale".
Questi sì, son governanti
e di tutti son garanti!

Da Parigi a Singapore
tutti guardano Ruggiero
e si chiedono da ore
che farà quel condottiero
con quel suo cipiglio fiero.
"Poffarbacco! Sacripante!
Di quei patti ero garante.
Io non tengo più bordoni
a ’sti quattro polpettoni.
Il mio è stato un vero abbaglio:
li credevo dilettanti,
ma non proprio allo sbaraglio!"

Irritato, Berlusconi
chiede tosto dimissioni
al ministro europeista.
"Proprio lui ch’era il mio ’fiore’
diventato è un traditore,
anzi, peggio, un ’ulivista’!"

"E’ un complotto comunista!"
ringhia torvo e con livore
il Tremonti sibilante,
che denunzia con clamore,
ma di certo è un arrogante.

Che bel posto è il Viminale
pensan subito i sodali,
sorridendo a denti stretti,
con in tasca già il pugnale.
Ma il nostrano imperatore
tien per sé pur quell’onore
e rimanda alla magione
Fini, Bossi e Buttiglione.
Lui, il più figo della pista,
dal sorriso che conquista,
il cantante ammaliatore,
il più bravo venditore,
sarà Lui, cari elettori,
a cambiare immantinente
quei seriosi ambasciatori.
Vai coi lazzi, con le pacche,
con le corna impertinenti
tra ministri e presidenti.
Battutacce esilaranti
che scompisciano gli astanti,
tranne quella, poco ilare,
su Veronica e Cacciari.

All’Italia degli onesti
cosa dire o consigliare.
A ragione siete mesti.
Grande schiera son gli inani!
Questo è Stato di banani!
Non ci sia solo il dolore
e pensiamo che a lottare
ci son uomini d’onore
fuor da ogni compromesso
c’è il buon Pansa e Giorgio Bocca;
c’è "Repubblica" e "L’Epresso".


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