Sei all'interno di >> :.: Culture | Libri e idee |

La “Nota Aggiuntiva” di Ugo La Malfa

Sono passati più di quarant’anni dalla “Nota Aggiuntiva” presentata nel 1962 alla Camera. Un severo monito inascoltato!

di Emanuele G. - venerdì 5 settembre 2008 - 6719 letture

JPEG - 64.9 Kb
Ugo La Malfa

La ricerca storica ti permette di avere un atteggiamento diverso rispetto alla realtà immanente o al passato. Non chiamerei questo atteggiamento sindrome da superiorità. Mi riferisco a reazioni come “era ovvio…” o “c’era da immaginarselo…” oppure “lo si capiva dai presupposti…”. Definirei tale atteggiamento “realismo responsabile”. Una modalità mentale che ti porta ad avere un approccio realista nei confronti della realtà, ma senza cadere nel bieco cinismo. Anzi la possibilità di capire meglio degli altri la complessità del presente e della storia ti spinge a individuare con chiarezza il senso degli avvenimenti. Puntualizzando le conseguenze degli atti posti in essere da singoli o soggetti collettivi. In altre parole il principio di responsabilità.

Questo è quanto può applicarsi alla figura e opera di Ugo La Malfa. Senza dubbio uno dei politici più illuminati e responsabili che l’Italia repubblicana abbia avuto. Un tratto che ha caratterizzato l’intera vita pubblica dell’uomo politico nato a Palermo nel 1903. Tratto che si trova pienamente espresso nella “Nota Aggiuntiva” alla relazione generale sulla situazione economica del paese per il 1961 presentata alla Camera dei Deputati il 22 maggio del 1962.

Si tratta di un superlativo esempio di documento che coniuga in modo mirabile economia politica con politica economica. Ossia analisi della situazione socio-economica accompagnata da un forte impulso di programmazione economica lucida e responsabile. In appena cinquanta pagine Ugo La Malfa rappresenta magistralmente lo storia economica del nostro paese fino al 1961 evidenziando i problemi e le sue soluzioni che devono essere incardinate in un lavoro di forte e puntuale programmazione. Leggendo queste pagine si ha la possibilità di comprendere la causa dei problemi che stringono in una morsa asfissiante il presente del nostro paese. E il rammarico, all’istante, sorge perché si aveva coscienza della situazione già da parecchio tempo, ma la progressiva ignavia della politica ha di fatto aggravato ogni cosa relegando i responsabili in un limbo di malcelata commiserazione. Cosa sarebbero potuto essere il presente e il futuro del nostro paese se le raccomandazioni di Ugo La Malfa e di altri fossero state opportunamente tradotte in disposizioni legislative e atti di concreta politica economica? Purtroppo la storia è analisi di eventi realmente accaduti e le ipotesi diventano uno stimolante giuoco intellettuale.

Il documento

Il documento in mio possesso è la ristampa a cura della Fondazione Ugo La Malfa di una prima edizione datata 1973 edita dall’Edizione Janus. Esso è diviso in una premessa più quattro capitoli. Ogni parte della “Nota Aggiuntiva” ha una funzione specifica e complementare rispetto alle altre. La premessa si occupa di sintetizzare gli aspetti più rimarchevoli della storia economica del nostro paese dall’immediato dopo-guerra al 1961. Si indicano, di conseguenza, le tematiche fondamentali e gli argomenti che hanno costituito la programmazione economica nazionale. Con un appunto che è significativo della statura morale di Ugo La Malfa: il dovere per chi governa un paese di essere sempre responsabile. Il primo capitolo svolge una minuziosa analisi dell’economia italiana nel decennio 1951-1961 passando in rassegna gli elementi territoriali e macroeconomici collegati a quel periodo. Questo capitolo è ricco di tabelle che permettono al lettore di comprendere in modo compiuto l’enorme sforzo che fece il nostro paese per passare da uno stato di povertà diffusa al c.d. “miracolo economico”. Il successivo capitolo si occupa di analizzare i caratteri salienti del processo di sviluppo negli anni ’50 appuntando la nostra attenzione sulla variazione del valore aggiunto per settori produttivi, sulla variazione dei consumi privati, sulla variazione degli investimenti lordi fissi per rami di attività, sugli investimenti abitativi, sulle importazioni/esportazioni/reddito nazionale e altre tematiche di primaria importanza. Il terzo capitolo, invece, ragione in modo analitico sui presupposti della programmazione economica in Italia nel decennio passato. Programmazione fortemente ancorata alle esigenze di raccordo a livello europeo. In questo ambito emergono vari strumenti programmatori come il “Programma a lungo termine” voluto dal Ministro Tremelloni oppure il “Piano Casa” di Fanfani e ancora lo “Schema” o “Piano Vanoni”. Un capitolo senza dubbio illuminante e da indicare a chiunque voglia conoscere le basi della programmazione economica italiana. La “Nota Aggiuntiva” termina con uno sguardo, forte e poderoso, sul futuro. C’è la certezza che la fase espansiva terminerà e, quindi, sarà necessario impostare particolari iniziative per proteggere l’economia italiana da questa fase di rallentamento. Iniziative tese a risolvere gli squilibri territoriali e settoriali manifestatisi nel corso degli anni ’50. Dovrà essere una terapia d’insieme e a tutto tondo in modo da rendere la nostra economia capace di affrontare l’incipiente globalizzazione. Lo strumento ideale dovrà essere un bilanciamento di economia pubblica e di iniziativa privata la cui azione sarà di reciproco completamento e di mutuale integrazione. Una nota di particolare interesse è costituita dall’attenzione verso le politiche dei redditi e della formazione del risparmio. Tematiche essenziali per una concreta programmazione economica tesa a garantire uno sviluppo bilanciato del nostro paese.

Le idee forti

La principale idea forte del pensiero economico di Ugo La Malfa è un termine che non ha avuto molto fortuna nel nostro paese: programmazione. Termine che informa tutto il ragionamento dell’uomo politico. La programmazione si estrinseca su tre livelli temporali ben precisi

1. Il passato (che deve essere analizzato);

2. Il presente (che deve essere governato);

3. Il futuro (che deve essere previsto).

Si presume, perciò, che la programmazione discenda dal sincretismo fra analisi, governo e previsione. Nel senso che se voglio programmare devo prevedere l’evoluzione della realtà. E prevedere significa governare la realtà che si conosce grazie a una seria analisi della medesima. Per Ugo La Malfa quanto enunciato sopra rappresenta il paradigma di riferimento.

La programmazione per Ugo La Malfa, inoltre, non può essere scissa dal principio di responsabilità proprio perché è del politico il sentire che il destino della nazione è variabile dipendente dalla qualità del suo diuturno agire. Pertanto, l’impegno quotidiano è il miglior modo di rappresentare le aspirazioni, i bisogni e le speranze dei cittadini. E Ugo La Malfa ha speso tutta la sua vita avendo ben presente tale principio. Con il rischio di passare per una persona pedante e visionaria.

Altra idea forte è che il progresso della nostra nazione sarà dato da un assetto territoriale ed economico equilibrato ed integrato. Come si può immaginare un progresso reale quando intere aree dell’Italia sono in forte ritardo rispetto al resto del paese o dell’Europa? Oppure quando un settore dell’economia appare meno dinamico rispetto agli altri? Cosa fare per realizzare un progresso armonico del nostro paese? Ugo La Malfa suggerisce quanto segue.

livello denominato i presupposti:

1. Il mercato è il luogo dove le risorse vengono meglio gestite, ma non è in condizione di garantire in ogni circostanza l’autopropulsione dello sviluppo;

2. La politica economica ha il compito di orientare lo sviluppo per consentire al mercato di perseguire il pieno impiego e di costruire una rete di protezione sociale (welfare).

livello denominato i contenuti:

1. Attuazione di una politica degli investimenti in infrastrutture;

2. Riforma della pubblica amministrazione;

3. Messa a punto di una politica dei redditi;

4. Vigorosa politica della ricerca;

5. Rilancio della politica della scuola e della formazione;

6. Limitazione dei consumi privati opulenti per costruire il welfare.

Ecco, dunque, che si manifesta il pensiero economico di Ugo La Malfa. Egli crede nel libero mercato, ma lo Stato ha il compito di intervenire per realizzare un progresso economico armonico ed equilibrato in grado di evitare l’insorgenza di sacche del disagio sociale e squilibri di carattere economico-territoriale. L’ottica non è la contrapposizione fra iniziativa privata e iniziativa pubblica, ma collaborazione piena per assicurare le migliori condizioni di benessere collettivo possibili.

Breve nota conclusiva

Per me la lettura della “Nota Aggiuntiva” ha rappresentato un qualcosa di unico. Perché? Ho avuto l’ennesima conferma della statura di statista dell’uomo Ugo La Malfa. Statista autenticamente repubblicano che ha saputo coniugare in modo esemplare la dicotomia mazziniana “Pensiero e Azione”. C’è da dire che spesso Ugo La Malfa è stato oggetto di attacchi più o meno velati proprio per il suo estremo senso di realismo nel campo della programmazione economica. Lui è riuscito a vedere i difetti del sistema Italia che altri hanno preferito eludere o non riconoscere. Quanti problemi nel presente avremmo potuto evitare se avessimo posto in pratica le raccomandazioni programmatiche contenute nella “Nota Aggiuntiva”… Che rammarico! Possiamo sperare che i nostri attuali uomini politici possano avere lo stesso senso di responsabilità che ha guidato l’intera vita politica di Ugo La Malfa? Ho qualche dubbio al riguardo.

Allego al questo mio saggio sulla “Nota Aggiuntiva” la versione formato *.pdf di un libretto pubblicato dalla Fondazione Ugo La Malfa in occasione del quarantennale. Il libretto contiene gli interventi del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Coissiga, del Presidente Emerito della Corte Costituzionale Francesco Paolo Casavola e del Presidente della Fondazione Ugo La Malfa prof. Paolo Savona.

Sito della Fondazione Ugo La Malfa


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -