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Speciale Festival del Cinema di Frontiera: la "Marza"di Roy Paci

Incontriamo e intervistiamo Roy Paci al Festival Internazionale del Cinema di Marzamemi. Parliamo del Sikula Reggae Festival, del Cinema di Frontiera e dei progetti culturali made in Sicily...

di Tano Rizza - lunedì 2 agosto 2010 - 4928 letture

Sono le otto della sera quando c’arriva la telefonata di Andrea, l’ufficio stampa del festival del cinema, che c’avverte che Roy Paci è arrivato in paese e c’aspetta per l’intervista. Bene, c’alziamo dagli scogli della balata e ci dirigiamo verso Piazza Regina Margherita, dove intravediamo l’artista. Andrea ci viene incontro, e ci presenta il trombettista di Augusta. Ci sediamo al tavolo, e Roy ci propone di sorseggiare una birra artiginale tutti assieme, e brindare a Marzamemi.

Inizia così la nostra chiaccherata con Roy Paci, che al festival del Cinema di Marzamemi da quest’anno ricopre il ruolo di direttore artistico di una delle sezioni in programma - Cinema e Musica- ma è anche ideatore di MarzaEmotion, ricca serie di djset che hanno animato il cortile di Villa Dorata subito dopo i film in programmazione, fino al mattino..

Roy, da sempre seguiamo le vicende legate al territorio siciliano, ed in particolare a quel che si muove nella nostra e tua provincia, Siracusa. Nel 2008 gli organizzatori del Sikula Reggae Festival, che in gran parte coincidono con quelli del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera, ti diedero la direzione artistica del Sikula, festival che quell’anno non si realizzò…

Bhe, facciamo una parentesi e poi richiudiamola. La vicenda di quel Sikula fu molto antipatica. Il festival non andò in porto non per colpa dell’organizzazione, né mia, ma della classe politica che si tirò indietro a pochi giorni dall’inizio del festival. Un NO che arrivò all’ultimo secondo, dopo che l’organizzazione aveva già preso contatti e precettato artisti del calibro di Sean Paul e Daniel Marley. Quell’anno era tutto stato progettato per fare “il botto”, riportare altre 7.000 persone e più, a Rosolini. All’ultimo secondo, e dopo aver parlato e riparlato anche del budget, che era consistente, ma veramente il minimo necessario per un festival di quel calibro, che non può affidarsi solo al botteghino, è arrivato quest’assurdo stop legato a motivi che non sto qui a ricordare, ma che, agli addetti ai lavori ma anche a molte altre persone sono ben note. Mi è rimasto un malmosto, ma è giusto sapere che l’organizzazione quell’anno s’è trovata all’ultimo con le mani legate.

Da Rosolini a Mazamemi, il passo è stato breve?

Da quella brutta esperienza è nata una bella collaborazione con i ragazzi dell’organizzazione, con Andrea Pintaldi soprattutto che da un anno a questa parte è entrato a far parte del progetto Etna Gigante-Ingegni, la mia società che esiste da 15 anni e che a sede a Milano. Facciamo base a Milano soprattutto per ragioni logistiche, per essere vicini alla realtà delle case discografiche, per avere modo di intrattenere scambi ravvicinati con realtà che come la nostra.

Come musicista come hai impostato il tuo ruolo al festival del cinema?

Il Festival del Cinema di Marzamemi lo frequento da tempo. Negli anni passati venendo da spettatore pensavo che ci si sarebbe stata bene una “marza” ovvero un innesto di musica e emozioni legate ai suoni e al cinema. La musica si lega strettamente al discorso del cinema, in alcuni film è componente essenziale, a partire dalla colonna sonora ma è anche parte fondamentale quanto gli stessi attori. Allora per quest’edizione abbiamo pensato ad una sperimentazione, ho preso il telefono e ho contattato tutta una serie di amici, musicisti e non, uno tra i tanti è Rocco Papaleo, che oltre ad essere un ottimo attore è anche un musicista, un’artista trasversale, che al festival vedremo anche nei panni di cantante assieme ai Krikka Raggae.

In quest’edizione curi la rassegna “Musica e cinema” e “Marzamemotion”, un bel cantiere culturale

La scelta dei film è stata frutto della decisione del collettivo Etna Gigante, noi lavoriamo sempre in gruppo, non abbiamo un’unica testa che decide. Io ho messo la mia supervisione, però noi siamo una sorta di firma collettiva, come i Wu Ming per la letteratura. Non vogliamo dare un’identità univoca ai nostri progetti, ci piace lavorare tutti assieme a progetti comuni e di qualità. Quest’anno per il film festival, è stata messa su una programmazione in forma amicale, sperimentale, un laboratorio culturale...

Idee per la prossima edizione?

Stiamo pensando alla prossima edizione, dove abbiamo in mente di proporre una complessità artistica differente, vogliamo invitare compositori musicali, ma anche film composer, musicisti trasversali. L’idea è di partire con la programmazione prima della data ufficiale del film festival, sperando che nessuno ci metta il bastone tra le ruote, e non ci ri-porti alle brutte esperienza dei NO del Sikula, se la classe politica vuole il nostro supporto, vuole con noi fare una programmazione sul territorio, noi siamo ben disponibili.

foto di Evelyne Capitanio


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