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La Governante di Maurizio Scaparro

La governante, prodotta dal Teatro Stabile di Catania con la regia di Maurizio Scaparro e su testo di Vitaliano Brancati, in scena fino al 3 febbraio.

di Giulia Guerrini - martedì 17 gennaio 2012 - 4999 letture

"Con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole." Questa frase di Enno Flaiano traduce in immagine una scelta stilistica ben precisa e in molti casi vincente: quella della leggerezza. E non vi è dubbio che il togliere peso alla struttura del racconto o del linguaggio scenico, l’agilitá e il tono scanzonato siano spesso in grado di raccontare drammi e veritá con un’evidenza ancora piú spiazzante.

È davvero un peccato che questa operazione non sia riuscita del tutto nel caso di La governante, prodotta dal Teatro Stabile di Catania con la regia di Maurizio Scaparro e su testo di Vitaliano Brancati, in scena fino al 3 febbraio.

In scena è il dramma dell’omosessualitá (femminile, in questo caso) in una società borghese imbevuta di moralismo e ipocrisia; protagonista è Caterina Leher, governante francese in una casa siciliana trapiantata a Roma, emblematicamente e letteralmente sotto la cupola di San Pietro. Di fede calvinista e di celebrata integrità morale, Caterina vive con vergogna e rigetto le proprie pulsioni sessuali, un disagio che la indurrá ad attribuire le proprie inclinazioni alla cameriera da sempre al servizio della famiglia, causandone il licenziamento.

La piacevole leggerezza e ironia delle prime scene lascia ben sperare, ma purtroppo non è che un preludio a il proseguio della messa in scena, che si mantiene sugli stessi toni anche quando la vicenda si è ormai sviluppata e il dramma sotteso si è giá manifestato.

Sí perché La governante di Brancati è un dramma forte, che parla di calunnia, di falsitá e di moralismo; un moralismo gretto che condanna una giovane donna omosessuale a una vita in cui il rimorso diventa l’unico bene da custodire gelosamente per poter conservare la dignitá. Una tematica che nei primi anni ‘50 valse all’opera la censura (l’allora sottosegretario preposto era Giulio Andreotti). Oggi peró -tra i tanti ostacoli con i quali il teatro si confronta- questo particolare pericolo non c’è. E allora perché non osare di più?

Se è vero che l’argomento è di estrema attualitá, come si è piú volte sottolineato a proposito di questa messa in scena, perchè non farne un’opportunità per mostrare come, ancora sessant’anni dopo la stesura del testo, la situazione non sia poi cambiata molto, mentre tutto attorno la societá sia in constante mutamento?

La stessa sensazione arriva dai personaggi, in particolare quelli femminili; e ancora una volta torna l’amata leggerezza. Se la nuora dell’anziano e integerrimo protagonista è vana, visionaria e vanesia, le cameriere sono poco piú che macchiette, mentre la governante trasuda affettata sensualità ma a stento si intravedono quegli abissi tra i quali la sua anima dovrebbe dibattersi.

Senza dubbio meglio i ruoli maschili, con un ottimo Pippo Pattavina nelle vesti del padre di famiglia Leopoldo Platania, intransigente ma pronto a indulgere nei confronti della altrettanto rigida governante e pronto a “perdonarla” anche una volta scoperte le carte, in una sorta di redenzione dalla sua intransigenza che tanti anni prima aveva indotto la figlioletta al suicidio. E il figlio, libertino incurabile che in un raro momento di luciditá si confida con il padre chiedendogli “papá, quando è ti è passata questa passionalità siciliana”?

E ancora il Bonivaglia, il giovane e famoso scrittore che porta in casa Platania una piccola parte di mondo, con i suoi frammenti di discorsi sulla società, la censura e l’ipocrisia borghese. Ma appunto, sono frammenti; e ancora una volta un’occasione è andata sprecata. Un po’ come a dire che la messa in scena di Scaparro si mantiene per la maggior parte delle due ore in un Allegro moderato, senza mai concedersi un Gravissimo o un Vivacissimo.

O, furor di metafora, il commento della signora in quinta fila che alla fine del primo atto, di fronte alla serva in lacrime perché calunniata dalla governante, chiede al marito “Ma perchè, è successo qualcosa?”.


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