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L’opera galleggiante di John Bart

Un libro chiave per comprendere quella che è stata definita la letteratura postmoderna.

di Simone Olla - sabato 1 luglio 2006 - 5731 letture

L’opera galleggiante di John Bart apre (nel 2003) la collana minimum classics della giovane casa editrice romana Minimum Fax. E non poteva esserci taglio del nastro migliore. Quest’opera galleggia veramente o se volete si tiene in piedi che è un piacere, grazie alla maestria dell’autore. E’ il primo romanzo della produzione bartiana ed ha visto la luce negli Usa nel lontano 1956. In Italia approda nel 1968 grazie a Longanesi con traduzione di Henry Furst, mentre nel 1996 L’opera galleggiante appare per Bompiani con la stessa traduzione. Nell’edizione della minimum fax c’è lo zampino di Martina Testa che rivede la traduzione di Furst e scrive una interessante introduzione.

Tutti gli scrittori non possono non sognare un esordio letterario come questo, uno stile fluido e ricercato, armonioso, conciliante. La tecnica è seducente così come la struttura e l’intreccio dei piani narrativi. L’autore del Maryland ci porta nel suo mondo e lo fa alle sue condizioni. Intende dialogare con il lettore, lo richiama all’attenzione, lo prende per mano. Scrive Bart: "venite con me, lettori, e non abbiate timore per il vostro cuore ammalato; ne ho uno anche io, e so bene quanto sia importante inserire prima il dito d’un piede, poi il piede intero, poi una gamba, lentissimamente le anche e la pancia, e infine tutti voi stessi nel mio racconto, concedendovi moltissimo tempo per farlo. Tutto sommato vi invito a un tuffo di piacere, non a un battesimo."

E con la stessa maestria che potete scorgere in questo grandioso incipit, l’autore si congeda dal lettore. Sempre sussurrando, sempre in punta di piedi, sempre accompagnandoci oltre l’uscio del suo racconto. (O se volete oltre la stanza dell’hotel Dorset in cui risiede il protagonista.)

Della storia dico solamente che è un’indagine dentro di sè, per capire gli altri, il mondo che lo circonda, le azioni e i pensieri degli altri, del mondo. E’ un indagine dentro di sé per capire se vivere ha un valore (e la risposta lui ce l’ha ma io non ve la dico ), se tutto ciò che lo circonda abbia o meno valore, se esiste il valore o se al contrario questo non sia che un capriccio dell’uomo per stabilire delle gerarchie fatte di materia (di oggetti) messe in piedi per svelare gerarchie sociali. Insomma un libro che va letto e riletto, una nave che ci passa davanti migliaia di volte ed ogni passaggio porta con sé un’informazione, un elemento, un dettaglio. Non bisogna distrarsi.

(recensione di Simone Olla)


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