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L’Impero per procura

di Sergej - domenica 8 maggio 2022 - 3780 letture

In questi giorni si torna a parlare di “guerra per procura”: l’uso che alcuni Stati-forti fanno di altri Stati-deboli o sottomessi, per cui le guerre non le fanno direttamente loro (gli Stati-forti) ma li fanno fare agli Stati-deboli o sottomessi. In questo modo si evitano le perdite dirette di vita umane di nazionalità degli Stati-forti, e i relativi oneri dal punto di vista delle opinioni pubbliche interne.

Già gli analisti vanno scrivendo che in quel che sta succedendo in Ucraina, è in atto una spartizione: la Gran Bretagna (certo, con l’aiuto degli Stati Uniti) muove le pedine e viene usato il governo di Kiev contro i contingenti russi di invasione e occupazione sul suolo ucraino. In questo modo, in pratica, la NATO starebbe facendo una “guerra per procura” alla Russia.

In prospettiva, gli analisti notano come la vera posta in gioco è l’Asia, con le mosse di Stati Uniti e Australia contro la Cina. In questo caso, la pedina al centro è Taiwan mentre lo specchietto per le allodole è la Corea del Nord. Insomma, l’impero USA si sarebbe già mosso per ridurre l’emergere della Cina come competitor internazionale; e il fronte europeo è un fronte minore che può essere benissimo lasciato ai denti affilati della Gran Bretagna. D’altra parte la Gran Bretagna ha sempre supportato bene il geodominio statunitense nel mondo: si pensi al supporto offerto a Bassora e nella guerra contro l’Irak; e le azioni di infiltrazione in Iran e nel Medio Oriente e in Afghanistan.

C’è tuttavia un altro aspetto che occorre sottolineare, nell’attuale scacchiere internazionale. Oltre alla guerra per procura esiste anche l’Impero per procura. E stiamo parlando proprio delle azioni che la Gran Bretagna compie sugli Stati Uniti. Il primo grande “colpo” lo fece Winston Churchill quando riuscì a convincere Franklin Delano Roosevelt a mandare armi all’Inghilterra (un po’ come oggi Zelenski / Zelens’kyj con la NATO) che servirono alla Gran Bretagna per resistere alla Germania (ah sì, c’era anche l’Italia…) e poi a intervenire contro la Germania (e contro il Giappone). Gli Stati Uniti divennero l’Impero occidentale per eccellenza (contrapposto allora ancora all’Unione Sovietica).

La Gran Bretagna ha subito dopo il 1945 un progressivo declino, e la decolonizzazione è stata un grave colpo. Con Margareth Thatcher si ha la seconda svolta: la Gran Bretagna diventa un modello per gli Stati Uniti. Modello economico (il “neoliberismo” - quello che abbiamo più esattamente chiamato neoretrivismo), sociale (le élite dominanti super ricche, che escludono la maggior parte della popolazione il cui welfare va smantellato e dunque con l’aumento della sperequazione porta a un aumento della povertà), e “imperiale”. Nelle azioni portate avanti da Reagan in poi dagli Stati Uniti c’è molto di questo “imperialismo per procura” con la Gran Bretagna nel ruolo di mentore e consigliere dietro le quinte. In questo modo la Gran Bretagna può sopravvivere, ritagliandosi un suo ruolo e una funzione “attiva” e procrastinare la decomposizione.

Le classi al potere negli Stati Uniti si pongono naturalmente il problema della gestione di un Impero nel momento della sua decadenza (gli insegnamenti classici al riguardo sono sempre ben presenti) e sfruttano ampiamente le conoscenze inglesi al riguardo: oltre che a leggere Yourcenar e Adriano, Gibbon e Spengler. Come ogni impero, la fine può essere posticipata - e le arti della politica, dell’economia e militari servono allo scopo - ma alla fine arriva, inevitabile. Nel frattempo, occorre vedere il prezzo che il mondo deve pagare - e le popolazioni interne all’Impero - perché l’inevitabile sia allontanato da un decennio a un altro, e da un anno all’altro.


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