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Intervista a Fausto Morrone: a Salerno l’opposizione si sfalda

“La cosa inquietante – dice Fausto Morrone, - è che di fronte ad argomentazioni poste nel dibattito estremamente serie ci sono state risposte provocatorie dal sindaco e poi un voto così granitico e diffuso che investe settori della destra che pure nel passato avevano opinato sul piano regolatore...

di Vincenzo Raimondo Greco - giovedì 23 novembre 2006 - 4453 letture

Il Consiglio comunale di Salerno approva a larga maggioranza il Puc. Quattro i voti contrari: l’europarlamentare della margherita Alfonso Andria , in contrasto con il suo stesso gruppo consiliare; Fausto Morrone, capogruppo di Uniti per Salerno; Nino Marotta dell’Udc e Roberto Celano di Alleanza Nazionale. “La cosa inquietante – dice Fausto Morrone, che abbiamo raggiunto telefonicamente - è che di fronte ad argomentazioni poste nel dibattito estremamente serie ci sono state risposte provocatorie dal sindaco e poi un voto così granitico e diffuso che investe settori della destra che pure nel passato avevano opinato sul piano regolatore”.

Siamo partiti da un gruppo politico che ha vinto le elezioni; poi, poco alla volta hanno dato il loro appoggio a De Luca partiti che avevano fatto la campagna elettorale per portare Alfonso Andria a palazzo di città. Come spieghi questa operazione che caratterizza Salerno rispetto al resto d’Italia.

E’ vero; non c’è soluzione simile in Italia e , credo, in tutta l’Europa democratica. E’ complicato spiegare perché a distanza di pochi mesi dalle elezioni amministrative non c’è più quasi distinzione tra opposizione e maggioranza. Credo, comunque, che i problemi fossero presenti già nella fase elettorale e molto probabilmente alcuni accordi sono stati chiusi in quella occasione. Oggi inizia ad avere una risposta concreta, per esempio, il dato elettorale che aveva visto Alfonso Andria raccogliere meno voti rispetto alla coalizione. Nella situazione attuale c’è il rischio che un autoritarismo caratteriale possa diventare un autoritarismo istituzionale anche perché non c’è più dissenso.

Abbiamo, però, uno strumento urbanistico?

A dir la verità il Piano regolatore c’era già due anni fa e quelle stesse forze politiche che oggi lo hanno votato, due anni fa lo ritennero disastroso. E’ la ‘bizzarria della politica’ che fa maturare in tutte le forze politiche un senso di impunità non solo nei confronti della legge ma anche dell’elettorato. Si fanno scelte immediatamente dopo la campagna elettorale sapendo che, molto probabilmente, gli elettori dimenticheranno il comportamento incoerente.

In una simile situazione qual è il compito dell’opposizione?

Anche l’opposizione numericamente più piccola deve farsi carico di segnalare questi atteggiamenti e ricordare all’opinione pubblica come stanno le cose; altrimenti si corre il rischio di una democrazia drogata. L’elettorato, a volte, non sapendo neppure che cosa ci sia all’interno del Puc, è affascinato da chi riesce ad essere più presenzialista, dal politico che riesce a dire più degli altri. Corriamo il rischio di una berlusconizzazione salernitana ; rischio che aumenta in modo esponenziale se questa piccola opposizione non tenta di fare il suo dovere.

La recente indagine condotta da ‘Il Sole 24 Ore’ colloca De Luca tra i primi quattro sindaci italiani. Evidentemente ha saputo catalizzare le richieste dei cittadini. Segnali che, forse, voi avete avuto difficoltà a cogliere.

Non so quanto sia vera quella analisi; c’è, comunque, un consenso intorno a De Luca quando arma di manganelli i vigili urbani, quando caccia gli immigrati; ma, in questa situazione, io ho l’obbligo di rappresentare quella minoranza che non ritiene di essere d’accordo con questa linea. Il rischio è quando questi atteggiamenti di arroganza e di autoritarismo si trasformano in opinione. Io ho visto persone, normalissime e rispettabili, che hanno condiviso l’atteggiamento del sindaco sulla vicenda degli immigrati e dei vigili urbani. C’è, quindi, un grande consenso che bisogna erodere con la realtà dei fatti. Se il Puc andrà avanti, ma io anche in altre sedi farò l’opposizione per evitare che ciò accada (Morrone si riferisce alla decisione di presentare un esposto alla Magistratuta, N.d.R.), si vedrà chi si arricchirà a Salerno, che fine faranno i quartieri popolari, quale sarà la nuova Salerno. Su questo noi dobbiamo tentare, cercando di ritagliarci uno spazio nell’attuale sistema di comunicazioni, di far capire alla gente come stanno le cose.

Volendo sintetizzare quali sono gli aspetti del Puc che maggiormente contesti?

Innanzitutto l’idea di collocare l’edilizia residenziale pubblica ai margini della città, nelle zone più degradate anche sul piano ambientale. E’ una vera e propria ghettizzazione; scelta praticata venti anni fa e perpetuata nel 2006. Soluzione, però, che contrasta con le indicazioni di Oriol Bohigas per il quale le due edilizie, privata e pubblica, devono integrarsi. Va detto, inoltre, che stiamo trasformando imprenditori di rilievo della nostra provincia in immobiliaristi. Amato, Pisano, D’agostino, Lettieri sono tutti imprenditori, possessori di impianti di produzione, che avranno da questo piano, avendo delle aree dimesse, il vantaggio di costruire migliaia di alloggi e quindi fare affari enormi. Infine un altro dato: Salerno ha perso negli ultimi quindici anni il 10% della popolazione e negli ultimi tre mesi 300 abitanti; il calo è, quindi, costante. Una fuga dalla città perché si è deciso di trasformare Salerno in una ‘città di elité’, che espelle le fasce più povere. E non mi riferisco solo ai ‘poveracci’ ma anche a quella parte della classe media che oggi vive discretamente ma che non può permettersi di affittare un appartamento. Sono scelte che avranno come conseguenza l’espulsione di altri cittadini, l’aumento della rendita fondiaria, l’aumento del numero delle case sfitte in mano alla rendita fondiaria. E, poi, la ripartizione delle quote edificatorie che avviene secondo meccanismi assolitamente arbitrari e non secondo i cosiddetti "ambiti di equivalenza".

E’ possibile fare un parallelo tra la ghettizzazione edulcorata di Salerno e il muro di Padova?

Quando faccio questi paragoni mi chiamano ‘Bin Laden’; ora, senza esagerare, va detto che il culturame alla base delle due scelte non pare molto diverso. Ergere un muro e ammettere fisicamente la volontà di emarginare non è praticamente diverso dall’emarginazione senza muro. E’ il culturame di destra, quello che si percepisce anche a Salerno. Io non ho mai visto in un Consiglio comunale una destra appoggiare un sindaco di ‘sinistra’ in modo convinto; al di là degli accordi e dei favori c’è una lettura politica di quello che sta avvenendo nella nostra città.

Il voto di oggi ha visto Andria rimanere isolato nel suo schieramento. E’ la rottura finale?

Immediatamente dopo le elezioni, in tutte le commissioni svolte, la Margherita ha votato a favore della maggioranza; L’ufficialità non c’è stata ancora ma la Margherita, di fatto, è una alleata di De Luca già dalla prima commissione convocata.

Vincenzo Greco


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