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Informazione. Il 3 giugno decisione della Corte di Cassazione sugli "scanner" di merateonline

Una vicenda paradossale. Colpito un giornale locale mentre l’Ordine dei Giornalisti tace e gli altri giornali continuano ad usarli

di Adriano Todaro - martedì 27 maggio 2008 - 3075 letture

L’1 agosto 2002, a Merate, in provincia di Lecco, una decina di carabinieri, al comando del capitano Domenico Di Stravola e con la partecipazione di sottufficiali in forza al Nucleo operativo radio mobile, compiono un’operazione nei confronti del giornale merateonline. Il bottino dell’operazione, se così possiamo definirlo, sono 4 radioline riceventi, quelle che in gergo nei giornali chiamano “scanner”, e che servono per ricevere, in chiaro, le comunicazioni fra le volanti della polizia e dei carabinieri.

Il “bottino” però non sono state solo le 4 radioline. Un altro più subdolo e preoccupante episodio è stata la perquisizione, da parte dei carabinieri, della redazione del giornale e delle abitazioni di due cronisti.

Il prossimo 3 giugno ci sarà la decisione della Corte di Cassazione. In primo grado i giornalisti sono stati assolti perché “il fatto non costituisce reato”; in secondo grado, invece, il giudice ha chiesto una pesante condanna.

Questa è una delle tante vicende che hanno come protagonisti i giornalisti di provincia. Poco conosciuti, poco tutelati anche dal proprio Ordine, sono spesso gli unici che fanno ancora vero giornalismo, inchieste difficili, scarpinando a destra e a manca per avere notizie. Il più delle volte pagati pochissimo, rischiano moltissimo. Anche perché il territorio dove operano è abbastanza ristretto, un territorio dove tutti si conoscono e dove possono essere interpellati in ogni momento, anche quando camminano per strada. Ricordiamoci di Beppe Alfano che per ogni articolo che scriveva da Barcellona Pozzo di Gotto, veniva retribuito con 5 mila lire. Le inchieste di Alfano sulla mafia facevano paura al punto di ammazzarlo. E tutto per 5 mila lire!

La stampa locale è oggi l’unica, nel nostro Paese, a mostrare segni di vita. Le grandi testate sono ferme, da decenni, a circa 6 milioni di copie al giorno. In provincia, invece, ci sono decine e decine di testate giornalistiche, spesso espressione di circoli, associazioni, parrocchie, dove ancora si possono leggere articoli che interessano i cittadini di quella zona, di quel comune. Spesso sono l’unica espressione di democrazia, spesso non sono complementari ai grandi quotidiani ma sostitutivi. Certo, non tutto funziona. Quando invece di fare cronaca locale si fa localismo c’è indubbiamente un deterioramento evidente. D’altronde è ciò che sta avvenendo, ormai da qualche anno, negli Stati Uniti. Vanno bene come tiratura e come introiti pubblicitari i giornali di zona, addirittura di quartiere, dei piccoli centri. Il guaio, però, è proprio il fatto di considerare e “sparare” le notizie in termini localistici. Ecco allora non l’inchiesta sull’amministratore locale che ha inquinato o rubato, ma piuttosto il gattino sopra un albero salvato dai vigili del fuoco e le feste di laurea.

Da noi questa tendenza, purtroppo, sta consolidandosi. Tante testate, ma già si vedono gli effetti statunitensi con titoli roboanti, ma di scarso contenuto quando non addirittura razzisti. Recentemente ho visto uno “strillo” su una locandina che affermava: “Fermato magrebino con ascia sull’auto”. E se era un milanese, avrebbero fatto lo stesso titolo?

Il 3 giugno la Corte di Cassazione deciderà in merito agli “scanner”, strumento per altro presente, da sempre, in tutte le redazioni. Se i carabinieri con grande dispendio di soldi pubblici dovessero inquisire e perquisire tutti coloro che in redazione li adoperano, sarebbero migliaia le persone interessate a questo delitto. Merateonline ha ricordato quello che ha fatto “Striscia la notizia”. In un negozio di Napoli, il suo inviato, aveva acquistato uno “scanner” e, in macchina, si era sintonizzato sulla lunghezza d’onda della polizia, così da far ascoltare spezzoni di comunicazioni a milioni di telespettatori. Nessuna denuncia per la trasmissione Mediaset. Un altro che usa lo “scanner” è Roberto Saviano e lo descrive a pag. 95 del suo famosissimo “Gomorra”: “Per seguire la faida ero riuscito a procurarmi una radio capace di sintonizzarsi sulle frequenze della polizia. Arrivavo così con la mia Vespa più o meno sincrono con le volanti…”. Inutile dire, per fortuna, che Saviano non è stato inquisito.

A favore di merateonline, in primo grado, era intervenuto anche l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti lombardi, Franco Abruzzo e il giudice aveva messo a verbale la sua dichiarazione. Per ora i nuovi dirigenti dell’Ordine non sono intervenuti. Voglio sperare che lo facciano, che dimostrino con la loro azione che quell’Ordine non è da abolire, che dimostrino, con i fatti, che non si preoccupano solo ed esclusivamente di difendere i soloni del giornalismo italiano, soprattutto quello televisivo, ma anche i giornalisti di provincia, sconosciuti e male retribuiti.


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Informazione. Il 3 giugno decisione della Corte di Cassazione sugli "scanner" di merateonline
1 giugno 2008, di : Silvio

La Cassazione? E’ nelle mani dei comunisti!