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In mezzo all’oceano in cerca di nuovi approdi

Quando sulle nostre teste di stremati naviganti della storia sorgerà un Sole radioso?

di Emanuele G. - venerdì 31 ottobre 2014 - 1744 letture

Da diverso tempo rifletto sul mondo di oggi. Alla ricerca di un fantomatico bandolo della matassa che ci faccia per lo meno intuire - oh pia illusione di noi mortali! - dove stiamo andando. Veniamo bombardati in maniera continuativa da frasi costruite ad arte quali "viviamo in un mondo globalizzato", "tutto è post rispetto al tutto", "siamo allo stato liquido", "le ideologie non contano più", "prepariamoci allo scontro fra civiltà" e così via discorrendo. Frasi che non ci aiutano a capire il momento rendendoci oltre modo confusi, immobili, insicuri e malfermi. Eppure veniamo dal secolo della vittoria delle ideologie che spiegavano tutto. Dovremmo avere contezza di ogni accidente che ci riguarda.

Ho la vaga impressione che ci troviamo in mezzo a un oceano in tempesta. Tempesta causata dalla nostra stoltezza? Le carte nautiche in nostro possesso sono non più valide poiché raccontano di un mondo estinto e irreale. Aspetto paradossale poiché siamo stati noi a creale. Le uniche fonti di orientamento sembrano essere le stelle. Quasi mai ben visibili... Qualcuno ci impedisce la loro visione? Cerchiamo in maniera disperata nuovi approdi, ma non siamo in grado di decifrare quanto ci sta accadendo. Quando sulle nostre teste di stremati naviganti della storia sorgerà un Sole radioso?

a. Il primo quesito da porre all’attenzione è comprendere quando quel momento benedetto - l’apparizione del Sole - farà la sua comparsa sulla faccia della Terra.

I. Riconoscerne i segni premonitori assume i caratteri di una scommessa. Noi umani non siamo bravi nel riconoscerli. Abbiamo sacrificato persino Gesù Cristo proprio perché non avevamo riconosciuto nella sua persona un evento universale nuovo! Può darsi che siano già fra noi. I segni premonitori. Ma allora perché non li riconosciamo? Forse perché, figli di quel Novecento totalitario, abbiamo un lessico che ci impedisce di comprendere le realtà di oggi. La nostra biblioteca - cioé l’insieme delle nostre conoscenze sul mondo - è senza dubbio incapace di leggere ciò che sta avverando sotto i nostri occhi. Da una parte il lessico e dall’altra la realtà.

II. D’altronde se le caratteristiche del nuovo sono ancora allo stadio della formazione identitaria cosa possiamo pretendere? Gli esseri umani a mala pena riescono a vedere fino al loro naso. L’oltre diventa un’impresa immane. Abbiamo da sempre delle Colonne d’Ercole in noi. Possiamo allora affermare che le caratteristiche identitarie del nuovo hanno, stante la situazione, al momento valenza indecifrabile? Una tesi plausibile solo se avessimo una visione libera della realtà, del ciò che sta avvenendo. Le nebbie in cui ci troviamo ci impediscono, pur tuttavia, di comprendere i residui degli avvenimenti. Ossia le loro caratteristiche identitarie.

III. Forse il momento in cui il nuovo - l’apparizione del Sole - compirà la sua entrata sul proscenio del mondo sarà affidato a un caso fortuito? Ipotesi condivisibile. Sarà un attimo. Sarà una rivelazione immanente. Si passerà, quasi senza accorgersi, da una situazione avente certe caratteristiche ad un’altra in possesso di novelle sensibilità. L’innovazione avverrà quando le risposte della nostra biblioteca in riferimento a un problema contingente non avranno più le caratteristiche di univocità. L’innovazione si inserirà in quel preciso momento. Una persona o un gruppo di persone andranno contro la biblioteca nel momento preciso in cui dovrà/dovranno fornire una risposta a un necessità/bisogno. L’uomo essendo un animale utilitarista accoglierà immediatamente la novità/il nuovo poiché gli evita un sacco di rogne. L’uomo cerca sempre la migliore soluzione massimizzando i propri sforzi.

b. Chi potrà essere indentificato quale agevolatore della diffusione del nuovo fra gli esseri umani? Un quesito - ammettiamolo - di straordinaria rilevanza.

I. Il processo di identificazione non assumerà caratteristiche dinamiche lineari perché i corpi intermedi ovverossia i gruppi sociali in cui si organizza la vita sociale dell’uomo appaiono dibattersi in una crisi senza precedenti. Non solo lo Stato è vittima di un "mondo liquido", bensì l’insieme degli attori sociali denotano un accuirsi allarmamente in riferimento alla loro capacità di aiutare l’uomo a decriptare la realtà che lo circonda. Infatti, le dinamiche sociali sembrano più improntate a una declinazione singola piuttosto che plurale. La tempesta, dunque, è destinata a continuare?

II. A mio avviso il chi si manifesterà allorquando avverrà il momento di collimatura fra interessi dei singoli con gli interessi generali. Un momento in cui l’interesse di noi singoli esseri umani avrà possibilità di un loro soddisfacimento soltanto in una dimensione maggiormente universale. Ciò accadrà allorquando qualcuno avrà trovato il modo di far comprendere che l’interesse del singolo e l’interesse generale non sono in opposizione fra di loro. Anzi si possono completare, compenetrare, unirsi e dialogare. Questo chi potrebbe essere un insieme di esseri umani in grado di sintetizzare il "mood" di un momento riuscendo a fornire una soluzione condivisa ed attraendo il consenso della maggioranza degli esseri umani. Io penso a un gruppo informale che si organizza sul momento in possesso di un elevato grado di esemplificazione della complessità della realtà. Una esemplificazione capace di fornire un nuovo orientamento a tutti noi.

III. Il gruppo informale è un gruppo nato sull’onda della liquefazione del mondo così come lo conosciamo. Non si pone, pertanto, l’assillo della nazionalità. E’ un dettaglio indifferente. Proprio perché la platea di orientamento è il mondo nella sua interezza. Anche il principio c.d. "razziale" rischia di appannarsi in maniera definitiva. Non nasce il gruppo informale con l’obiettivo di far prevalere un gruppo etnico su un altro. Abbiamo stressato la gente riguardo al fatto che i principi di nazionalità e razza sono ampiamente superati in un mondo liquido e non è certamente rimettendoli al centro della scena che si da il via a nuove dinamiche sociali e politiche capaci di fornire un orientamento al genere umano.

c. Un aspetto da prendere in massima considerazione è l’individuazione di una serie di strumenti capaci di trasmettere in tutto il mondo l’avviso che nuovi tempi sono possibili.

I. L’azione del comunicare ha rivestito, fin dall’antichità, un ruolo essenziale per l’uomo. E’ servita a noi per comprendere chi siamo, in quale contesto ci troviamo e costruire il nostro viaggio attraverso la storia. In questo risiede la socialità dell’uomo. Senza comunicare l’uomo sarebbe un essere asociale e, pertanto, isolato dal resto del mondo. Si può decidere di non comunicare, ma è una scelta attinente alla sfera del singolo. Ma una società per funzionare ha bisogno di comunicare. E attraverso la comunicazione che giungono in seno al gruppo sociale quelle informazioni che servono alle dinamiche di quel gruppo. Comunicazione che sembra - almeno così noto - viepiù essenziale in una società incastrata nel reticolo del "web".

II. Non reputo che sarà il "web" a diventare il "tool" di trasmissione che una nuova alba per il pianeta è nel venire. Per un motivo molto semplice. Non rende credibili le informazioni che veicola e fornisce. Forse non tanto perché non sono infrequenti fenomeni di manipolazione delle stesse. Il "web" banalizza tutto ciò che entra nel suo "network". Non da la giusta importanza alle informazioni che diffonde. Sono rese anonime, prive di identità, amorfe e pura forma. Piuttosto, ritengo che la notizia che il Sole risplende infine a nuovo sulle nostre teste di naufraghi disperati giungerà mediante mezzi più tradizionali. Mezzi che daranno modo agli umani di pensare a quella novità e di elaborarla in opinioni e comportamenti conseguenti. Penso a un libro - meglio un volumetto - o a un film.

III. L’uomo è in fin dei conti un animale tradizionale. Certo al momento pare che il "web" sia la nuova pietra filosofale del mondo di oggi. Se non ci sei dentro e non vi partecipi non sei considerato di questo mondo. Ma sono sicuro che arriverà un’occasione che mosterà a tutti quanti noi che si è trattata di un’infatuazione. La conseguenza sarà un miglioramento della qualità sia dell’informazione che della comunicazione. Il sistema sarà bilanciato e multiforme. Il "web" continuerà ad esistere, ma nel quadro di una maggiore compresenza di altri "tool" della comunicazione (televisione, cinema, giornali, libri...). In questo senso allora il "web" avrà un grado di maggiore utilità rispetto ad oggi poiché dialogherà con gli altri "tool" e permetterà a noi esseri umani un approccio alla comunicazione senza dubbio meno di riflesso e orientato alla partecipazione.

d. Ogni azione della specie umana si contraddistingue per la presenza di due variabili. Lo spazio e il tempo. Variabili che hanno subito profondi cambiamenti nel corso della storia. Perché la stessa storia è un cambiamento continuo.

I. Lo spazio immaginato all’alba del nuovo Sole è certamente lo spazio dell’intero globo. La novità si espanderà in ogni regione in quanto si tratterà di una nuova visione che riguarda gli interessi generali di noi tutti esseri umani. Le condizioni degli spazi giocheranno un ruolo essenziale per l’azione di diffusione dei nuovi tempi. Non mi riferisco al carattere meramente ambientale dello spazio. Altri fattori sono oltre modo da prendere in massima considerazione. Il rapporto centri urbani importanti/centri urbani di minore importanza. L’organizzazione dello spazio di una comunità locale. La struttura sociale. Lo spazio sarà un atout positivo allorquando lo spazio ha caratteristiche impostate verso dinamiche maggiormente equilibrate. Da non sottostimare, anche, l’organizzazione dei vari spazi a livello mondiale. Cioé il grado di competizione fra le aree che compongono la geopolitica contemporanea.

II. E’ più problematica la questione del tempo. Dall’osservazione sul mondo traiamo l’impressione che il tempo sia scomparso. Non abbiamo un interesse manifesto nei confronti del passato. I "tool" atti a costruire il tempo-futuro si sono dileguati fagocitati da un tempo che si consuma da sé. Rimane il presente. Un presente per nulla capace di pensare di sé e a sé. Un presente che vive dell’immanente. In preda a una banalizzazione inquietante di tutto ciò che è il mondo. Un presente, in fin dei conti, che non racconta nessuna storia. Che non fa storia. In quanto composto di tanti momenti presenti he si annullano a vicenda scomparendo nella memoria degli esseri umani. Certo pensare al passato e al futuro angoscia noi uomini. Ma allora ci fermiamo e procediamo non si sa per dove in balia della pura casualità? Non mi pare una soluzione plausibile...

III. Ritengo che il mondo contemporaneo sia piuttosto un’espressione dello spazio e non del tempo. Se si rilegge la storia degli ultimi secoli essa si è contraddistinta da una declinazione spaziale. Ad esempio, la conquista da parte di paesi europei di territorio extra-europei. Oppure, la contrapposizione fra i due blocchi nel corso della "Guerra Fredda". Allora il nuovo ha necessità di comprendere questo dato in modo da assumere un atteggiamento realistico che gli permetterà di addivenire agli obiettivi che si è prefissato. Un tempo programmare gli obiettivi significava collegarli alla variabile tempo. Orami non è più. E’ lo spazio che domina poiché è nello spazio che l’uomo si organizza e sviluppa quelle competizioni in seno alla comunità umana.

e. Un’ultima riflessione - ma solo per il presente articolo - riguarda la lingua del nuovo approdo dopo che il genere umano ha vagato per gli oceani alla disperata ricerca di un punto fermo. E’ un aspetto sostanziale. Nulla esiste se non c’è una lingua che funge da "tool" di comunicazione fra i popoli. E’ ipotizzabile l’esistenza del genera umano a prescindere dalla lingua?

I. Ci sono varie opzioni in merito. E si ricollegano alla funzione di spazio accennata poc’anzi. Infatti, dipendere come le varie regioni della Terra saranno organizzate fra di loro. Una prima ipotesi, vedrebbe la prevalenza della lingua inglese se il mondo anglo-sassone continuerà ad avere una fortissima preminenza sugli altri in termini economici e finanziari. In sintesi, se la coppia di ferro Dollaro/Sterlina costituirà l’architrave portante delle dinamiche economiche a livello mondiale.

II. La seconda ipotesi è il prevalere della lingua di una delle potenze mondiali in più forte crescita economica. Mi riferisco al Brasile, all’India, alla Cina, all’Indonesia e al Messico. Questo potrà accadere solo se il paese che esprimerà la lingua "tool" del nuovo approdo contribuirà a costruire il volto del nuovo mondo in maniera decisiva ed ultimativa. In breve, diverrà il nuovo centro del mondo e fornirà la biblioteca di riferimento per tutti gl ialtri popoli della terra.

III. Ci sarebbe l’ipotesi che sia un paese non potente dal punto di vista dell’assetto economico o della novità a fornire la lingua di base per l’approdo che noi tutti esseri umani stiamo cercando. Francia? Italia? Grecia? Un’ipotesi alquanto remota. Pur tuttavia da prendere in considerazione. Se il nuovo avrà una fortissima valenza ideale e culturale l’ipotesi precedente potrebbe avere qualche dato di consistenza. In questo specifico caso l’atout vincente sarebbe quello che le lingue culturali sono le uniche e sole lingue universali che noi abbiamo a disposizione.

Siamo arrivati al termine di questo singolare viaggio nel futuro. Non intendo vergare parole conclusive. L’articolo che avete letto è una lettera aperta a tutti quanti intendano dare il proprio contributo a ridare slancio a un mondo privo di luce. Il Sole appunto. La conclusione deve essere un’opera corale poiché tende a ricreare quelle condizioni di "assieme" e di "comune" andate via via scemando negli ultimi decenni.


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