Il teatrino della politica e l’inutilità del voto

di Lucio Garofalo - lunedì 11 febbraio 2013 - 2682 letture

La rappresentazione della politica ufficiale come un grottesco teatrino di marionette è stata ampiamente convalidata e confermata nel corso di questa campagna elettorale.

La testimonianza più eclatante e, nel contempo, esilarante, proviene dal travestimento in scena di un professore bocconiano che, fino a ieri, si era proposto come una figura seria, moderata e credibile, dal contegno sobrio e compassato e dallo stile britannico.

E’ evidente che ieri l’esigenza di severità teutonica serviva ad imporre e a legittimare una politica di austerità e di rigore economico. Oggi, in piena farsa elettorale, serve un radicale mutamento d’immagine, un travestimento che risulta bizzarro e maldestro.

Ebbene, la finta “umanizzazione” suggerita dal nuovo “look” del professore (i cagnolini in braccio, l’uso di Twitter e di Facebook, il ricorso a vocaboli pseudo giovanilistici ed altre stravaganze simili) costituiscono solo gli effetti più vistosi, più eccentrici e comici di un camuffamento avvenuto in itinere e suggerito in funzione della farsa elettorale.

Tale metamorfosi esteriore avvalora la tesi secondo cui il ruolo della politica in un mondo in cui detta legge l’alta finanza, esige e comporta una totale mistificazione delle idee e dei contenuti, ma anche una contraffazione dei corpi, degli atteggiamenti, del linguaggio e della mimica gestuale, un mascheramento esibizionistico che rasenta il parossismo e il ridicolo. Ne è una prova la repentina trasfigurazione in pubblico del succitato professore bocconiano, che oggi somiglia ad una buffa caricatura di se stesso.

L’aver scaricato i sentimenti di disgusto e di malessere diffuso, le tensioni sociali contro lo stomachevole malcostume della “Casta politica”, a scopo in qualche modo diversivo da parte dei mezzi di distrazione di massa, si sta rivelando una sorta di boomerang, poiché la richiesta di moralità e di onestà morale investe in prima persona non solo le piccole bande degeneri della mala politica e della bassa finanza, ma si rivolge sempre più anche ai signori e ai padroni del capitalismo finanziario nel suo complesso. E neppure un agitatore populista di notevole abilità come Beppe Grillo, riesce a far convergere lo sdegno e lo schifo popolare solamente contro i corrotti, i parassiti, i grassatori e i truffatori della mala politica. E’ sempre più chiaro a molti, soprattutto ai lavoratori più coscienti, che non sono costoro (ossia i cattivi politici) la fonte primaria della crisi. Essi sono come quegli sciacalli che razzolano sul corpo delle vittime del potere del capitalismo finanziario internazionale che divora l’economia di interi Paesi. Questa “mala politica” è percepita sempre più come un’agenzia di sicari al servizio dell’alta finanza speculativa, per conto della quale infligge quantità sempre crescenti di miseria e disperazione ai popoli dell’Europa, somministrando dosi massicce di sacrifici inutili, dato che la sola via d’uscita dalla crisi del capitalismo si offre al di là del capitalismo stesso.

Da qui scaturisce l’inutilità del voto, espresso anche in termini di protesta o di presunta rottura rispetto ad un sistema politico che è indiscutibilmente corrotto e nauseabondo.


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Il teatrino della politica e l’inutilità del voto
11 febbraio 2013, di : Maurizio

Il "teatrino della politica", il nuovo look di Monti e il rifiuto della "malapolitica" c’entrano poco con l’inutilità del voto... Il voto è inutile a priori, perchè anche se si riuscisse ad instaurare un regime di "bonapolitica" (ma quando mai...!?!) il voto sarebbe comunque inutile, in quanto è "il sottostante" che andrebbe cambiato e non chi e come governa. Che vinca la Sinistra, il Centro, la Destra o i loro vari sottoprodotti, che ci sia libertà od oppressione, che governino i Fascisti o i Comunisti, che ci sia la Monarchia o la Repubblica, che comandino i Rossi oppure i Neri, che ci sia Democrazia oppure Dittatura, che governino i Repubblicani o i Democratici, alla fine è sempre la stessa cosa: QUATTRO GATTI NE GOVERNANO MILIONI CHE SI DEVONO DANNARE LA VITA LAVORANDO! E questo è valido sotto qualsiasi tipo di governo o regime in tutto il mondo. Le ideologie politiche sono solo diversi punti di vista su come approcciarsi ad una cosa che è sempre quella: QUATTRO GATTI NE GOVERNANO MILIONI CHE SI DEVONO DANNARE LA VITA LAVORANDO! È questo che andrebbe cambiato, non chi o come governa; il resto, sono dettagli. La politica è una delle invenzioni che fanno parte del progetto "panem et circenses" studiato da chi governa veramente il mondo; è solo una delle tante cose ammanite alle masse che, notoriamente, sono in massima parte costituite da pecore incapaci di pensare con la loro testa e che andando a votare pensano di cambiare qualche cosa; in realtà, dopo il voto, cambiano i maiali di turno e qualche dettaglio di facciata, ma la "menata" è sempre quella: QUATTRO GATTI NE GOVERNANO MILIONI CHE SI DEVONO DANNARE LA VITA LAVORANDO! L’inutilità del voto consiste proprio in questo. Questa società che ci siamo dati è - ormai e purtroppo - così "autoreferenziale" che per farla funzionare bastano poche centinaia di milioni di lavoratori in tutto il mondo e non saranno certo le promnesse elettorali a far cambiare lo status quo. Il lavoro manca PERCHÈ NON CE NE PIÙ BISOGNO DI COSÌ TANTO, non per le balle che raccontano i politici di qualsiasi colore e nazionalità: nessuno mai riuscirà a creare lavoro per tutti perchè la società basata sul lavoro (o meglio, sul profitto) semplicemente non funziona più! O, meglio, non c’è più bisogno di così tanti "servi" che si dannino la vita per farla funzionare! È inutile quindi cercare di cambiare qualcosa col voto perchè, come ho detto più sopra, il problema non è chi o come comanda! Purtroppo, discorsi come questo vengono definiti utopici o da "figli dei fiori" perchè la maggior parte dell’umanità è "serva di nascita" ed è assolutamente incapace di capire o, almeno, sognare un’altra maniera di vivere che non preveda - tramite il lavoro coatto e la ricerca spasmodica del profitto - la rovina della propria vita. Come ho già detto, bisognerebbe cambiare "il sottostante" e non la maniera di governare una società che, così come è congegnata, non funziona più: ergo, andare a votare è assolutamente inutile, in Italia come altrove.