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Il silenzio uccide

Renato Accorinti è intervenuto la scorsa settimana al Palacultura di Messina. Mai, come in questi giorni, le sue parole ci sono sembrate più vere.

di Piero Buscemi - domenica 20 maggio 2012 - 2564 letture

Sembra un disegno sconosciuto, tracciato da uomini senza scrupoli che idealizzano e mettono in pratica un potere che non deve avere remore. Neanche se si deve sacrificare la vita di una sedicenne, che provava a capirla quella vita, con uno sguardo sorridente, che chiedeva attenzione a quell’obiettivo puntato sulla sua giovane follia. Sulla sua voglia di vivere, che ha strappato quella sana follia con una lercia vigliaccheria.

Si, sembra un disegno concepito per lanciare un messaggio di prepotenza. Un messaggio che non si deve limitare a ristabilire un equilibrio perverso, poggiato su giochi di potere, dove ogni personaggio lotta contro concorrenze ambiziose, ma che lotta, sopratutto, contro l’innocente voglia di un mondo migliore. Un mondo che non tace davanti agli orrori e le arroganze. Passando anche attraverso lo sguardo sorridente di Melissa.

Un messaggio che sa di ammonimento. Che va oltre una minaccia velata. Perché quest’ammasso di merda ha paura. Chiamatela mafia terrorismo potere politico occulto, chiamatela come volete, datele le interpretazioni che sembrano più giornalisticamente corrette, ma rimane un ammasso di merda che teme lo sguardo di un’adolescente e il suo giudizio.

Un disegno astruso, chiazzato di sangue innocente, che incrocia lo sdegno di chi è già pronto ad unire un nuovo tassello in quella società civile, che non può restare passiva a guardare chi semina odio e calpesta la vita truccandosi da dio.

Il silenzio uccide. Peppino Impastato ha ispirato questa verità un trentina di anni fa. Anche l’ipocrisia uccide. Quella di chi è sceso per strada, lasciandosi manovrare da ideologie che sanno di appartenenza. Da mode del momento da seguire dietro un muro protettivo di un social-network. Da belle parole che nascondono una verità, che non abbiamo più il coraggio di chiedere.

Forse vorremmo vedere un paese che scendesse per strada ad oltranza. Come è avvenuto nei mesi scorsi, dietro motivazioni che inneggiavano a nuove rivoluzioni. Forse viviamo in un paese dove le imprese sportive suscitano maggior pathos e reazioni di un corpo dilaniato sul selciato. Forse non basterebbero sessanta milioni di italiani, compresi gli immigrati del mondo, gli anziani, i senzatetto. Forse non basterebbe la rabbia raccolta in tutte queste parti di una società.

Ma i potenti sono ancora in mezzo a noi. Convinti di essere immortali e non disposti a cedere un passo a un cenno di umanità. Basterebbe questo per non restare in silenzio. Ma la terra ha tremato in Emilia, lasciandoci altri morti. E il monito che i potenti, gli arroganti, i mafiosi, gli assassini, ma anche noi tutti, società civile, possiamo essere spazzati in un secondo da una natura sempre più incazzata. Sicuramente più di noi.

Renato Accorinti, pacifista messinese e amico di Girodivite, ci ha inviato il video che segue, registrato una decina di giorni fa al Palacultura di Messina. I fatti di questi giorni rendono ancora più vere le sue parole.


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