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Il dovere della chiarezza

I casi Penati e Tedesco sono episodi lancinanti per la sinistra italiana

di Emanuele G. - martedì 6 settembre 2011 - 2660 letture

Per noi della sinistra i casi Penati e Tedesco rappresentano una sofferenza indicibile. Per fugare ogni dubbio due punti irrinunciabili che noi crediamo qualificanti. Non abbiamo mai creduto nella favoletta della “verginità” del nostro fronte politico. I "mariuoli" non esistono solo dall’altra parte... Parimenti, non inizieremo mai una campagna di delegittimazione della magistratura. Detto questo, crediamo sia opportuno esprimere alcune considerazioni in riferimento ai casi Penati e Tedesco. Con l’avvertenza che non entreremo nel merito. Non siamo un tribunale.

Si tratta di casi che confermano – se ce ne fosse bisogno – l’allarmante degrado in cui sta precipitando la politica nel nostro paese. Non passa giorno che la cronaca ci riveli un marcio sempre più diffuso e che corrode in profondità i valori fondanti della società italiana. La politica da “res pubblica” è diventata con il passare del tempo un affare di pochi. Ecco, un primo passo per contrastare con decisione la mala politica è che la medesima ritorni ad essere attività soggetta al perseguimento degli interessi di tutti noi cittadini. In questo sforzo sarebbe opportuno dotare l’Italia di una normativa che regoli il lobbying. Attività senza dubbio lecita che – tuttavia – ha necessità di essere espressamente regolamentata.

Ricordiamo che lo slogan con cui le forze della sinistra italiana conquistarono per la prima volta un comune in Italia, Forlì, sul finire dell’ottocento era “La casa municipale deve essere di vetro”. Ecco, un altro possibile strumento per ovviare agli immani disastri della corruzione: la trasparenza. Da non intendere come semplice diritto dato ai cittadini di verificare che le procedure amministrative siano “ope legis”. La trasparenza è da usarsi a guisa di strumento per attivare il massimo di coesione fra chi amministra e chi è amministrato. Solo così i cittadini potranno riscoprire il piacere di fare politica. Se no la forbice fra politica e società è destinata ad allargarsi a dismisura. Con i pericoli che noi tutti temiamo appalesarsi.

L’esempio, altresì, ha da svolgere un ruolo fondamentale. Anzi, determinante. Chi assume una carica abbia la contezza di essere punto di raccordo fra delicate responsabilità amministrative e civiche. Lui non è messo lì per caso, ma perché svolge il ruolo di rappresentante della società in seno alle istituzioni. Ruolo da svolgersi secondo crismi di perfetta responsabilità. In altre parole, lui è obbligato a dare l’esempio. Attraverso l’esempio messo in atto dal rappresentante, il rappresentato – il cittadino – si sentirà meglio predisposto nei confronti della politica. Con evidenti ricadute positive in termini di vivibilità sociale.

Siamo devastati dall’antipolitica. E’ un sentimento giusto e opportuno nei confronti di una situazione giunta quasi a un punto di non ritorno. Eppure non possiamo precipitare il nostro paese in un qualunquismo fine a se stesso. La politica ritorni a volare alto. Rivendichi quel ruolo di modalità creata dagli uomini per risolvere le questioni basilari della vita di tutti i giorni. Rivendicazione che può avere fondamento solo se le scelte di chi andrà a rappresentarci nei partiti e nelle istituzioni saranno lineari. Ossia permetteranno ai cittadini di esprimere loro le scelte strategiche. Non il chiuso di una segreteria. Oppure l’accordo fra quattro “galantuomini”. L’antipolitica si combatte dando il manico del coltello al cittadino affinché eviti che si instaurano nei partiti cordate feudatarie che contribuiscono a fare di un partito un’entità chiusa e perciò permeabile a interessi parziali.

Noi della sinistra – per farla breve – dobbiamo avere una tale autorevolezza ben più forte rispetto a quella della moglie di Cesare… E’ l’autorevolezza, sintomo di effettiva trasparenza, la nostra arma per combattere il berlusconismo. Berlusconismo che non si combatte certo con l’antiberlusconismo, ma perché si è portatori – innanzitutto – di un progetto dalla altissima valenza etico-morale. Noi abbiamo la forza per sconfiggere i mali che ci angosciano. Lo dobbiamo non solo per noi, ma per questo splendido paese chiamato Italia. Ce lo chiede il nostro innato senso di responsabilità.


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