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Il caso Mastella e il dramma del carcere preventivo

Sono troppi gli indagati sottoposti per mesi a custodia preventiva e poi assolti perché il fatto non sussiste o non costituisce reato o perché l’imputato non l’ha commesso.

di Antonio Carollo - martedì 22 gennaio 2008 - 2913 letture

Della bufera abbattutasi su Clemente Mastella e sullo stato maggiore dell’Udeur campano colpisce, oltre alla gravità dei presunti reati ipotizzati dal Gip, anche l’elevato numero delle persone finite in carcere o agli arresti domiciliari.

Non so, forse la mala amministrazione ci ha abituate alle denunce, anche clamorose come in questo caso, per cui ci meravigliamo, ci indigniamo, certo, per il disgusto delle malefatte scoperte, non sempre penalmente rilevanti, ma non ci scomponiamo più di tanto; fa senso, invece, vedere in galera o agli arresti domiciliari i protagonisti di queste stesse vicende giudiziarie.

Non si tratta solo di un dramma personale: levare la libertà ad una persona è come privarla dell’anima; immagino sarà un trauma sconvolgente, di quelli che portano alla disperazione e, qualche volta, alla depressione patologica e al suicidio; è anche una ferita profonda per una comunità, che turba gli animi e fa sorgere contrasti incontrollabili di sentimenti, a meno che la vicenda non riguardi individui palesemente dediti al crimine. Credo che la potestà di privare della libertà una persona sia la più alta responsabilità che la legge assegna al giudice.

Ecco il punto. Io non sono garantista in ogni caso e ad ogni costo. Ci sono atti di evidente delinquenza perpetrati da criminali incalliti che non possono essere valutati alla stregua di tanti altri di minore pericolosità sociale. Il compito del giudice è fondamentale; professionalità, indipendenza, equilibrio, onestà mentale non gli devono mancare.

Non dubito che la stragrande maggioranza dei Pm e dei Gip possiedano questi requisiti. Anzi posso dire che essi rappresentano la punta più avanzata del complesso degli organi istituzionali schierati nella difesa della legalità e della sicurezza. Ma le persone assegnate a queste delicatissime funzioni sono tutte attrezzate per il rigoroso svolgimento dei loro compiti? Qualche volta mi viene da pensarci.

Sono troppi gli indagati sottoposti per mesi a custodia preventiva e poi assolti perché il fatto non sussiste o non costituisce reato o perché l’imputato non l’ha commesso. Entrano in carcere, spesso, fiorenti personalità ed escono larve umane, uomini o donne distrutti nello spirito e nel corpo. Sono due le formule che non di rado sembra che trasformino lo Stato di diritto in Stato di polizia: il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove. Lasciando da parte il pericolo di fuga, per il quale spesso non c’è motivo di applicazione, la spada di Damocle sul capo di ogni indagato sono le manette inflitte per evitare la possibilità di inquinamento delle prove.

Qui l’attuale estesa discrezionalità del giudice desta molte preoccupazioni. A mio parere su questo questione occorre la mobilitazione della migliore scienza giuridica e della sensibilità politica del legislatore, oltre che la costante vigilanza del Csm e dei vertici della stessa magistratura.


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Il caso Mastella e il dramma del carcere preventivo
23 gennaio 2008, di : LUIGI IOVINO |||||| Sito Web: NEGAZIONE DI GIUSTIZIA

Riteniamo di sapere che in questa operazione la "GIUSTIZIA" quella vera c’entra ben poco...

Il caro centro -sinistra avrà pensato: "NIENTE PE’ ’MME... NIENTE PE’ ’NNISCIUNO!!! - sciogliendo i suoi cani giustizialisti e giustizieri...

Insomma era nell’aria che il caro MASTELLA voleva abbandonare la nave... (e non solo Lui...) ed allora era importante dare un segnale... (PUNISCINE UNO PER AVVERTIRE TUTTI!!!) in fondo è l’ITALIA che ci meritiamo...