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Il barocco di Noto e il dopo-Covid

Passeggiata domenicale tra le vie barocche della capitale della Val di Noto

di Piero Buscemi - mercoledì 1 luglio 2020 - 2742 letture

La scelta è ricaduta subito sulla capitale del barocco siciliano, concentrando le nostre attenzioni nella parte orientale della Sicilia. Considerando che questo articolo fosse inserito nell’ultimo numero di Girodivite, prima della sosta estiva, tra le varie opportunità che la redazione si è trovata di fronte per testimoniare un’altra occasione di ripresa a seguito della quarantena di recente accantonata, Noto è stata votata all’unanimità, dando per scontato che molti gitanti della domenica si sarebbero riversati sulle coste a godersi il mare e il caldo già estivo.

Come previsto, nessuna tipica calca di auto è stata riscontrata fino al casello di Avola, percorrendo l’infinita Catania-Siracusa e provenendo dal capoluogo etneo. Abbiamo deciso di uscire ad Avola, rispetto a Noto, per verificare anche il traffico sulla statale 115 che non ha presentato particolari problemi di viabilità. Entrati in paese, con molta facilità abbiamo trovato il parcheggio per l’auto e lasciata la vettura, ci siamo indirizzati sul corso principale di Noto con l’intento di farci abbagliare dai suoi monumenti dorati.

Poco prima dell’ingresso ufficiale sul corso Vittorio Emanuele III, tipica strada di scruscio utilizzata dai turisti e dai locali tutto l’anno, ci ha accolti un improvvisato mercatino di oggetti più o meno locali, tra tamil che proponevano "sapori siciliani" e siciliani che ostentavano una carrellata di "made in Italy", sapientemente contraffatte da qualche opificio cinese. Non abbiamo potuto testimoniare un utilizzo eccessivamente rispettoso delle disposizioni governative in materia di misure anti-Covid. Una situazione leggermente più "legalizzata" nei locali aperti al pubblico.

Su quest’ultimi, occorre evidenziare che la maggior parte delle porte e delle serrande delle attività commerciali erano chiuse. Qualche bar, qualche gelateria e forse un unico opificio di maioliche decorate ad attirare le poche persone in giro per la cittadina. Sicuramente Noto ha tutte le credenziale e le caratteristiche per non far sentire la mancanza di una, a volte fastidiosa, presenza di persone. Un punto di vista esclusivamente da turista, perché ci rendiamo conto che i titolari delle attività commerciali auspicassero che questo sblocco della quarantena riportasse davvero alla normalità che, di questi tempi e in queste località, è un sottofondo di idiomi di diversa provenienza internazionale e file alla cassa in attesa di pagare il conto.

Un’esigenza comprensibile e non occorre neanche spiegarne le ragioni. Meno comprensibile l’abitudine, o meglio il ritorno ad antichi usi e costumi, che abbiamo riscontrato anche in altre località visitate nel post-quarantena, di stralciare e obliare qualsiasi norma di legge relativa alla fiscalizzazione dei proventi. In poche parole, l’emissione dello scontrino fiscale. Nello specifico, abbiamo vissuto questa malsana esperienza in uno dei bar posto a fine corso, poco prima del Teatro Comunale Tina Di Lorenzo, del quale non faremo il nome per non fare pubblicità occulta. Presentati alla cassa, dopo aver consumato due granite, una bottiglia di acqua e due paste di mandorla per la modica cifra di 9 euro che avremmo voluto mostrare ai nostri lettori, una possibilità preclusa visto che il titolare ci ha informati che il registratore di cassa era fuori servizio. Ovviamente, nessuno sarebbe stato in grado di verificarne il contrario.

Ci siamo consolati tornando in strada e facendoci sbollire la rabbia dalla visione di questo patrimonio artistico che qualcuno ha definito "espressivo", prendendo coscienza che il problema dei problemi rimane sempre l’essere umano, in grado si di dare vita ad una manifestazione irripetibile dell’arte barocca, miracolosamente conservata da trecentoventisetteanni, anno più anno meno, ma anche di manifestazioni di comportamenti sempre in bilico tra il lecito e l’illecito. Ci rimpossessiamo per un attimo dello slogan più coinvolgente e più ipocrita degli ultimi mesi: andrà tutto bene.

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Made in... China
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