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Z-eyes: Il Vietnam ci ricorda a cosa servono le guerre

Quel che resta del Vietnam : Trauma e letteratura femminile / Sara Giommi. - Senigallia : Ventura edizioni, 2022. - 204 p. : br. - (Elsa). - ISBN 979-1-280517-69-2

di Alessandra Arlotti Andrea Catone - mercoledì 18 gennaio 2023 - 2490 letture

Z-eyes: due studenti della laurea triennale di letteratura Americana dell’Università di Urbino (anno 2022-23) hanno recensito il volume scritto da una neolaureata dello stesso Ateneo. Due punti di vista diversi, ma convergenti su un punto: è un libro importante che parla di trauma, di parità di genere, di qualcosa che certamente la loro generazione avrebbe preferito non conoscere: la guerra. (a.c.)

Sara Giommi, Quel che resta del Vietnam. Trauma e letteratura femminile (Ventura Edizioni, 2022)

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Sara Giommi - Quel che resta del Vietnam

Quel che resta del Vietnam è un libro scritto da Sara Giommi in cui, dopo una breve parte introduttiva sulle vicende storiche legate alla prima e seconda guerra d’Indocina (in particolare la guerra degli Stati Uniti d’America in Vietnam), si passa ad analizzare diverse short stories scritte da donne colpite direttamente o indirettamente dal conflitto armato in Vietnam, per poi chiudersi con l’approfondimento sul “Red Badge Project” volto ad aiutare i veterani di guerra e chiunque soffra di PTSD.

L’introduzione storica è utile a far comprendere meglio il contesto di cui si andrà a parlare più tardi. Personalmente ho molto apprezzato questa parte introduttiva, perché pur conoscendo a grandi linee le dinamiche del conflitto americano in Vietnam, molti dettagli mi erano sconosciuti, come per esempio il cambio di percezione che gli americani ebbero su questa guerra. All’inizio avrebbe dovuto essere una guerra veloce, contro l’incombente pericolo comunista, mentre, col passare degli anni e la lenta presa di coscienza americana, i cittadini statunitensi si resero conto di che tipo di conflitto fosse e delle nefandezze che essi stavano compiendo in territorio nemico, senza un motivo valido. Per questo i veterani americani di ritorno dal Vietnam non vennero visti di buon occhio come era invece successo ai veterani della Seconda Guerra Mondiale.

Proseguendo con la lettura si arriva a un capitolo molto interessante, riguardante la letteratura femminile e in particolare il fatto che l’importanza del genere femminile in guerra non venne subito riconosciuta. La cosa che mi ha colpito è che tutt’ora, quando si parla di guerra, l’immaginario comune tende naturalmente a pensare solo al genere maschile. Dico naturalmente perché quando vediamo immagini, foto, video, testimonianze e racconti di guerra ci vengono riportati solamente quelli del genere maschile, perché, in generale, fisicamente più forte e ritenuto in grado di dare un’immagine di maggiore sicurezza. Quindi si può dire che l’immaginario comune relativo alla guerra, per quanto sia cambiato, non è molto distante da quello del passato, come quello della guerra del Vietnam. Si potrebbe fare un parallelismo con la guerra odierna tra Ucraina e Russia, dove personalmente, in ogni servizio televisivo, in ogni testimonianza sul campo che ho visionato, erano presente quasi solamente figure maschili e a lungo andare nell’immaginario collettivo rimarrà inevitabilmente solo questa immagine.

I capitoli 3 e 4 sono riservati a cinque short stories, tutte scritte da autrici femminili che pur parlando di temi molto diversi tra loro (come la scomparsa di un figlio, i racconti di un padre violento, ecc.) hanno sempre lo stesso problema comune: i traumi che i veterani di guerra portano dentro casa. È curioso vedere come diverse situazioni portano a reazioni differenti da parte dei membri della famiglia. L’unica critica che mi sento di fare verso questi capitoli è che mi aspettavo qualche racconto di un’autrice vietnamita e non solo statunitense (forse sono stato fuorviato dal titolo del libro), così da poter approfondire dei temi altrettanto traumatici come per esempio lo stupro di guerra. In poche parole, avrei voluto vedere anche il punto di vista orientale e non solo e sempre quello occidentale al quale siamo ampiamente abituati.

(Andrea Catone)


Quel che resta del Vietnam, Trauma e Letteratura Femminile è la prima opera scritta da Sara Giommi, la quale, dopo essersi laureata in Lingue presso l’Università di Urbino Carlo Bo, ha rielaborato la sua tesi trasformandola in un libro vero e proprio. Si tratta di un testo che collega l’orrore della Guerra del Vietnam (ovvero la guerra che coinvolse gli Stati Uniti dal 1945 al 1975) alla letteratura sull’esperienza femminile della guerra. Come ribadisce la dott.ssa Giommi, anche se le donne ebbero un ruolo molto importante in questa guerra (come, ad esempio, quello di infermiera) non vennero riconosciute come veterane per moltissimi anni e vennero sempre in qualche modo messe in secondo piano o denigrate. Questo provocò grandissima sofferenza, come emerge attraverso le cinque short stories (tutte scritte da donne la cui vita venne stravolta a causa del conflitto) che Sara Giommi ha deciso di analizzare.

Il libro è suddiviso in cinque capitoli, seguiti da un’intervista al professore americano Shawn Wong, co-fondatore del Red Badge Project, e da una postfazione scritta da Alessandra Calanchi (docente di Letteratura e Cultura Angloamericana presso L’università degli Studi di Urbino Carlo Bo). Prima di passare all’approfondimento dei racconti, viene data al lettore un’introduzione generale concisa ma efficace sui motivi, sui mezzi ecc. del conflitto. Proprio per questo, seguire il filo del discorso risulta molto semplice: il lettore che non ha abbastanza conoscenze riguardanti la Guerra del Vietnam può accedere a tutte le informazioni necessarie ad affrontare la lettura di questo testo senza dover fare ricorso ad altri manuali o siti online.

I cinque racconti vengono analizzati con una particolare attenzione all’aspetto del trauma multiplo che queste donne hanno dovuto affrontare sia prima, sia durante, sia dopo l’esperienza bellica e questo viene fatto senza mai stancare il lettore. Si tratta di un argomento molto forte, tuttavia ci viene esposto con un atteggiamento tale da riuscire ad affrontarlo tutto d’un fiato. Da queste pagine emerge tutta la passione e la dedizione che la dott.ssa Giommi ha riservato alla sua scrittura, in quanto, come lei stessa sostiene, queste short stories vennero scritte da “fantasmi del web”: alcune tra le scrittrici di questi racconti sono infatti praticamente sconosciute ed è stato dunque difficile reperire tutte le informazioni utili per analizzarle in maniera approfondita.

I vari argomenti vengono raccontati attraverso uno stile chiaro ma con un lessico mai banale, in modo che i lettori riescano a seguire la narrazione senza troppa difficoltà. L’utilizzo di frasi semplici rende il testo molto scorrevole; infatti, la sua lettura non richiede troppo tempo. Come già ricordato, si tratta di un argomento molto delicato ed emotivamente coinvolgente ma che non viene presentato con la pesantezza tipica di molti manuali.

È una lettura che consiglio a tutti, in primo luogo perché credo che sia importante cogliere ciò che la storia ci può insegnare, ovvero che le guerre non servono a niente se non a causare dolore; in secondo luogo, perché viviamo in un’epoca in cui si parla tanto e si lotta tanto per l’uguaglianza di genere e questo testo può aiutare a sostenere la tesi che gli uomini e le donne devono essere sullo stesso piano.

(Alessandra Arlotti)



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