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Il Viaggio

“E, sì…” – mi risponde il cameriere – “… lei è arrivato nella – taverna dell’antico amore!”.

di Enzo Maddaloni - giovedì 22 novembre 2012 - 5109 letture

Mio padre che faceva l’autista di camion mi diceva sempre: “a me piace viaggiare perché cosi apro e scopro nuove strade, per amare, per capire, per conoscere.”

Beh! Un giorno mi sono chiesto: “…e allora inizio a viaggiare anch’io”. E, così mi sono costruito una moto del tempo.

Ho viaggiato tanto fino a stancarmi a non poterne più, e molto più di lui. Ho percorso strade nel mare, nella terra e nei cieli della creazione. Ho superato ponti di traverso, da sotto e da sopra. Ho viaggiato con il corpo e con la mente; nei libri e nei secoli passati del futuro; nella arti e nelle opere di chi come me con un naso rosso prova a riabbracciare un mondo sconosciuto e che non gli somiglia più a quello lasciato andare.

E, così ho compreso meglio me stesso quando in questo viaggio ho incontrato altre persone, diverse da me. E, così strane: basse, pelose, grasse, brutte, bellissime, lunghissime, con i capelli bianchi già in giovane età, come se nascessero già saggi ma stanchi di vivere, e crescendo diventano piccoli e vispi bambini; con pazienza? Si, ma anche con sincerità, umiltà e certezze in più alle mie, che sono nato con un ciuffo di capelli biondi e mi sono voluto bene così in tarda età, senza più capelli in testa.

Ho raccontato loro le mie storie fantastiche e fatto loro magie gentili. E sempre a chiedermi: chi sono?

Me stesso, o me medesimo, quando sono li e non sono qui chi sono un altro o anche io? E quando sono là, come vedo le cose che prima vedevo di qua? Allora posso essere quello che voglio o immagino di essere? Ma si certo deve essere cosi , tutto dipende dal luogo, dal posto che mi avranno assegnato, in prima fila, o in platea o in galleria, o direttamente sul palco? E, se non avessi nessun posto dove stare (?), chi sarei io dove sono per essere chi sono?

Anche se a volte mi sale il dubbio se sono già dove sono. E se sono già dove sono, e sono io, credo e penso che io sono ovunque! Ed ero anche prima così, quando stavo lì, come adesso sto quì?

Certo tutti quelli che mi hanno incontrato e mi hanno creduto devono essere un po’ matti! Sono diventati anche loro quello che erano e quello che saranno! Ma, no perchè se io sono diventato un po’ come loro, allora vuol dire che anche loro sono un pò come me? La cosa è sempre più chiara, tutto si muove in questo viaggio meraviglioso che è la vita, anche se mi accorgo proprio adesso che mi sento più vivo di essere già morto da un pezzo per quello che io sono.

Come i dubbi di prima mi chiedo così, ora, se quando mi fermo sono sempre io fermo o sono io che mi muovo, come il fiume nel suo letto, chi scorre? E, già… se la terra gira è il fiume deve essere il fiume che sta fermo, e solo l’acqua che scorre!

Beh! Adesso mi devo fermare, a riposare un po’, devo assolutamente rifocillare la stanchezza di questo lungo viaggio, con una bella mangiata e dormita. Ops, si proprio qui (?) …c’è una taverna….!

Entro, mi tolgo il casco, i guanti e il cappello senza far cadere gli occhiali, stavolta sono stato più attento che già ne ho rotti parecchi. Mi siedo al primo tavolo che trovo libero. La taverna è molto intima, la luce è calda al punto giusto, al fuoco di un cammino, enorme, un omaccione grande e grosso con un vestito da cuoco nero mette sugli spiedi pezzi di carne e verdure. Un cameriere un po’ buffo, altop, grasso, senza un filo di capelli, con la sua giacca e pantaloni neri, un paio di scarpe enormi nere e bianche larghissime avanti e strette dietro, e piatti, mi porta tutto insieme a lui anche, le posate e due bicchieri e un fiume d’acqua in una caraffa con dentro sabbia, conchiglie e un polipo aggrappato al vetro. Uno dei bicchieri deve essere per l’acqua, anche se penso tra me e me a come potrò berla, e l’altro per il vino. Poi posa un libricino con una copertina elegante, di pelle nere un po’ raggrinzita e sbiadita dalla vecchiaia, con una scritta sopra, in una lingua sconosciuta, una parola strana, ma sì, - penso – “…deve essere il menù!”

Lo apro e scelgo a caso le pietanze: una cosa è certa, si la conosco, è il vino! Il cameriere lo va aprendere per primo, me lo porta in una bottiglia dalla forma strana e me lo versa in un bicchiere senza fondo invitandomi a brindare con lui: “mai fine!”

E così attira la mia attenzione, su questo invito al brindisi e sulla sua bontà: ”si certo va bene…..” - gli dico subito – “.. è un vino divino, affettuoso ed amorevole…… e già mi inebria la mente e gli occhi di una conoscenza, sconosciuta!”.

“E, sì…” – mi risponde il cameriere – “… lei è arrivato nella – taverna dell’antico amore!”.

“Caspita…!” – penso subito - “… devo essere proprio fortunato per riempire subito il mio cuore con un rosso e antico amore!”

Tra me e me senza sapere, penso: “Una taverna cosi antica, famosa pure dalle mie parti, per trovarla così per caso, lontana da casa, devo essere proprio fortunato! Un po’ come la rondine che trova il suo nido. O come la natura che non somiglia mai a ciò che esiste, dove stai cercando, ma sempre altrove. Un po’ forse come la mia casa, alla quale manca ancora il posto dove stare. Eppure l’ho trovata adesso, posso riconoscermi, io sono nel nido della mia anima.”

Clown Nanosecondo


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