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Il Piano B di Sergino

Una pagina pubblicitaria della Fiat informa che nasce una nuova fabbrica "e appartiene a tutti noi". In altri termini (non Termini Imerese), ci "sarà più Italia nel mondo". Questo mi preoccupa

di Adriano Todaro - mercoledì 28 aprile 2010 - 2337 letture

Qualche giorno fa, i giornali hanno portato una pagina intera di pubblicità della Fiat. Una bellissima pagina dal titolo “Nasce una nuova fabbrica e appartiene a tutti noi”, Il testo, 13 righe a centro pagina, è firmato da John Elkann e Sergio Marchionne rispettivamente presidente e amministratore delegato della Fiat.

Ora voi noterete come è moderno questo testo. Già il fatto che lo firmi uno che si chiama John e non, ad esempio, Aristide fa una bella differenza. E poi le 13 righe, dosate, ricercate, utilizzate per formare e informare, debbono essere il parto di una grande mente pubblicitaria. In pratica si dice che nasce “Fabbrica Italia” che porterà nel mondo più veicoli Fiat. “In altri termini – si legge – ci sarà più Italia nel mondo”.

Questo è preoccupante. In Australia sono stati presi dallo sconforto e hanno subito pensato ad una moltiplicazione del ministro Bondi. In Grecia, invece, erano molto preoccupati che potesse arrivare Giulio Tremonti. Gli operai di Termini Imerese no. Loro non erano preoccupanti, al contrario, erano molto contenti. Quando tornano a casa, dopo il turno di lavoro, stanchi ma mai domi, si siedono nel tinello Aiazzone con la moglie e, assieme, rileggono le 13 righe. “Sei contento Salvatore che ci sarà più Italia nel mondo” – domanda la moglie? “Molto contento” – risponde Salvatore –. “Fabbrica Italia è pronta a partire, ma ha bisogno che ognuno di noi e ognuno di voi ci creda fino in fondo, con il coraggio e il cuore che noi italiani abbiamo”.

La moglie rimane basita dalle parole di Salvatore anche perché non lo faceva così profondo; poi timidamente chiede: “Ma fra poco la fabbrica chiuderà…”. “Non ti preoccupare” – chiarisce il marito –. Questo piano “è il modo migliore per dimostrare l’impegno che da sempre ci lega al nostro Paese, un impegno fatto di stima, di rispetto e di libertà”.

Se ci fate caso in queste 13 righe non appare mai il sostantivo “operai” o “lavoratori” o “maestranze”. E’, quindi, una comunicazione modernissima perché, come tutti sanno, quando non si nominano gli operai, si è moderni. Questo mi fa venire in mente quando la Fiat ha compiuto i 70 anni di vita, mi sembra nel 1970. Nell’editoriale di 24 Ore si poteva leggere che l’azienda torinese aveva “basi solidissime e prospettive sicure” grazie al vertice, prima Valletta e poi Agnelli. E i lavoratori? Scomparsi!

Oggi il vertice è cambiato. Ora ci sono John e Sergio, ma i lavoratori continuano ad essere assenti dalla testa e dal cuore dei manager Fiat.

Sergio Marchionne passa per uno moderno, infatti, invece dei grigi vestiti con cravatta, usa il maglioncino girocollo blu. John ha studiato negli States eppure il metodo Valletta persiste. A Pomigliano, Sergio ha affermato che “ci sono 700 milioni sul tavolo”. In cambio, però, vuole più flessibilità con un taglio delle pause, spostamento della mensa a fine turno e turni sino alla domenica mattina. In caso contrario, lui la Panda la porta all’estero.

Ma c’era bisogno di andare negli Usa a studiare per dire ciò? Complessivamente, in cinque anni, la Fiat è disposta ad investire 20 miliardi, ma i sindacati debbono accettare quello che vuole lui. Se non ci stanno, lui ha pronto il Piano B.

Ohibò! Che sarà mai questo Piano visto che ha già ventilato di andare all’estero? Cosa ha in serbo? Vorrà forse tagliare le orecchie ad Epifani? Strappare i baffi, pelo per pelo, a Rinaldini? Anche il governo è d’accordo. Con gli operai? Macché, cosa avete capito? Il ministro Scajola ha detto di apprezzare il Piano Fiat. E d’accordo sono Cisl e Uil, sempre dalla parte di Sergino e dell’amico americano.

Anche qua corsi e ricorsi della storia. Il 23 marzo 1955 si vota alla Fiat per il rinnovo della Commissione interna. La Fiom crolla passando da 32,885 voti a 18.921; la Cisl sale da 13.175 voti a 20.874; la Uil da 5.899 a 11.613. L’anno seguente è pure peggio: Cisl al 47,2 per cento; Uil al 23,9 per cento. Era il risultato dei ricatti, della paura del licenziamento, delle menzogne nei confronti dei lavoratori.

Oggi è la stessa cosa. Sono passati 55 anni da quei momenti, ma continuano i ricatti, le paure, le menzogne. “O così o Pomì” grida Sergino con il maglioncino. O fate come dico io o chiudo anche Pomì (intesa come Pomigliano).

Tutto sommato ‘sti padroni sono sempre gli stessi. Questo mi tranquillizza molto. Anche se indossano il girocollo blu.


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