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ITALY: Aggiornamento del Centrum Report

Edizione #28

5 - 19 marzo 2020

di Emanuele G. - domenica 22 marzo 2020 - 1757 letture

È impossibile in queste settimane, qualunque parte del mondo si osservi, non parlare della pandemia di coronavirus in corso. Lo è anche per noi di Centrum Report, dal momento che l’apparente resistenza dell’Europa centrale è caduta e i casi di contagio aumentano esponenzialmente anche nei Paesi di nostra competenza. Per impedire che il virus domini la nostra rassegna stampa, ricca come sempre di spunti di varia natura, elenchiamo qui i dati più rilevanti sull’epidemia tenendo come riferimento temporale i casi annunciati al 20 marzo 2020 e che potrebbero dunque essere già superati nei giorni immediatamente successivi.

Polonia – Mentre varie scuole e università avevano deciso autonomamente la sospensione delle attività didattiche dal 12 marzo, il governo polacco è intervenuto dal 16 marzo con la chiusura delle proprie frontiere, l’obbligo di quarantena per i cittadini polacchi di rientro nel Paese dall’estero, la chiusura obbligatoria di cinema, teatri e luoghi di aggregazione compresi i centri commerciali, dove restano aperti solo i negozi di beni di prima necessità, alimentari e farmacie su tutti. Non si segnalano a oggi limitazioni agli spostamenti interni, con una sostanziale regolarità del funzionamento del trasporto pubblico, mentre sono forti quelle al traffico internazionale con la sospensione del traffico aereo e anche dei servizi postali internazionali. A oggi, 20 marzo, ci sono stati 355 casi certificati e 5 pazienti deceduti.

Repubblica Ceca – In contemporanea con la Slovacchia, anche la Repubblica Ceca ha dichiarato lo stato d’emergenza il 12 marzo, ma con provvedimenti più leggeri. Ai cittadini cechi è fatto attualmente divieto di recarsi nei Paesi a rischio (Cina, Corea del Sud, Iran e numerosi Paesi europei) e reciprocamente non sono ammessi in Repubblica Ceca i cittadini dei Paesi suddetti, fatta eccezione per i residenti temporanei o stabili già presenti sul suolo nazionale. Attivata l’immediata chiusura delle scuole e di luoghi di aggregazione pubblica, mentre i locali e i bar possono rimanere aperti fino alle 20. A oggi, 20 marzo, è arrivato l’obbligo di indossare la mascherina in luoghi pubblici e i casi registrati di contagio sono 572 su 7644 tamponi effettuati. Non si registrano vittime.

Slovacchia - La Slovacchia ha annunciato il primo contagio il 6 marzo e il 12 marzo ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale. Chiusi i tre aeroporti del Paese, sospesa l’attività scolastica a ogni livello, chiusura obbligatoria per tutte le attività commerciali ad eccezione di quelle di prima necessità, e quarantena obbligatoria di due settimane per chiunque faccia ritorno in Slovacchia dall’estero. A oggi, 20 marzo, i casi di contagio sono 105 su più di 2000 tamponi effettuati. Non si registrano vittime.

Ungheria – Il Paese magiaro era stato il primo nell’area, mercoledì 11 marzo, a dichiarare lo stato d’emergenza. Anche per gli ungheresi, i provvedimenti prevedono la chiusura dei confini, l’obbligo di quarantena per i rientranti e la chiusura di tutti gli spazi di aggregazione pubblica. Chiusura a tempo per le attività commerciali, con solo supermercati, farmacie, tabaccai e stazioni di benzina a cui è permesso di restare aperti dopo le 15. A oggi, 20, marzo ci sono 73 casi verificati e 1 decesso.

Per il resto vi lasciamo alla nostra consueta selezione per approfondire temi di politica, energia, cultura e costume dall’Europa Centrale.

Arrivederci ad aprile con il prossimo numero del Vacláv!

UNGHERIA

Il virus è straniero

Per Budapest, la diffusione del Covid-19 è da attribuire principalmente ai giovani iraniani che studiano nel Paese magiaro. Per l’esattezza, a coloro che di recente si sono recati nella madrepatria, uno dei primi focolai mondiali al di fuori della Cina, per poi rientrare in Ungheria. Non solo gli iraniani: tra i diffusori figurerebbero anche altri studenti stranieri, a sentire il governo. Tanto che l’11 marzo, prima delle nuove misure di contenimento, aveva già chiuso gli atenei, oltre a cancellare molti eventi pubblici. All’inizio del mese, invece, aveva sospeso per lo stesso motivo – il presunto legame tra virus e stranieri – l’accesso alle aree di transito al confine per i richiedenti asilo. Ne danno notizia sia Euronews che Il Post. La barriera metallica eretta nel 2015-2016 lungo la frontiera con Serbia e Croazia ha quasi completamente azzerato l’accesso di richiedenti asilo, ma qualcuno continua comunque a cercare dall’Ungheria la via per l’Europa. L’unico modo è l’accesso legale dai punti di transito, appunto.

L’impatto economico

Lo scorso anno la crescita economica ungherese è stata notevole, pari al 4,9%. Per quest’anno era stata stimata al 4%, ma a causa del coronavirus potrebbe persino esserci recessione. Le riserve fiscali sono limitate per far fronte all’impatto che la pandemia avrà sul sistema produttivo e commerciale, ha fatto sapere il ministro delle Finanze, Mihály Varga. Lo riferisce Intellinews. La testata, specializzata nelle economie della nuova Europa, riporta che il settore turistico è quello che per il momento riscontra maggiori problemi, con il 40-50% delle prenotazioni cancellate. ll think tank economico Bruegel, con sede a Bruxelles, indica invece che l’Ungheria è il Paese Ue più esposto all’inceppamento della catena di distribuzione tra Cina ed Europa. L’8% della produzione magiara dipende da input cinesi: il valore più alto tra i membri dell’Unione.

Rivoluzione e sovranità

Molti gli eventi pubblici annullati per via del coronavirus. Tra questi, le celebrazioni di piazza del 15 marzo. È il giorno in cui l’Ungheria commemora la rivoluzione del 1848, una grande ribellione contro l’impero asburgico. La rivolta fu stroncata, ma può considerarsi come l’apripista per la riforma del 1867, che fece dell’Ungheria il secondo ramo dell’impero, parificato all’Austria. Il 1848 è uno spunto di riflessione costante su indipendenza, nazione e sovranità, scrive Hungary Today in un editoriale in cui si valuta, in particolare, il rapporto tra Unione europea e sovranità nazionale. La conclusione è che se da un lato alcuni elementi dell’Ue costituiscono oggettivamente dei limiti alla sovranità nazionale (un esempio è l’Euro), dall’altra l’Unione permette a piccolo Paesi di potersi esprimere e contare in un mondo globalizzato.

Proiezioni balcaniche

Da alcuni anni l’Ungheria di Viktor Orbán cerca di accrescere la propria influenza nei Balcani, dove si registra la presenza di una consistente minoranza magiara, soprattutto in Romania, Serbia e Croazia. La legge sulla cittadinanza per gli ungheresi all’estero è stato uno degli strumenti per potenziare la proiezione nel sudest europeo. Altri mezzi sono state gli investimenti bancari e nel settore dei media, oltre che i rapporti politici tra Fidesz, il partito al potere a Budapest dal 2010, e alcune formazioni locali. Adesso Budapest mette in campo un ulteriore strumento: il Western Balkans Green Centre, un centro di recente istituito che promuoverà la transizione energetica nei Balcani, regione dove la de-carbonizzazione fatica a prendere piede. La dote iniziale del centro è di 1,2 milioni di Euro. Racconta tutto Balkan Insight.

Dalla Shoah all’oro olimpico

È scomparsa a fine febbraio, all’età di 92 anni, Éva Székely. Sopravvissuta all’Olocausto, diverrà una delle più grandi nuotatrici della storia ungherese. Vinse l’oro olimpico a Helsinki ’52 e l’argento a Melbourne ’56. Nell’Ungheria delle Croci frecciate, il gruppo filonazista salito al potere nel 1944, Éva Székely stava per essere deportata. «È la campionessa di nuoto ungherese, e un giorno lei sarà contento di averle salvato la vita», disse il padre all’ufficiale delle Croci frecciate che stava arrestandola. E lo convinse. Qualche giorno dopo la sua morte, molti media hanno pubblicato coccodrilli su Éva Székely, emigrata negli Stati Uniti nel 1956, durante la rivoluzione anti-comunista in Ungheria. Citiamo quello dello Smithsonian magazine.

SLOVACCHIA

Omicidio Kuciak, ondata di arresti

Operazione tempesta. È stato denominato così il blitz della polizia slovacca che ha portato all’arresto di 13 magistrati sospettati di aver avuto legami con Marián Kočner, l’oligarca sotto processo con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová. Tra gli arrestati figurano anche l’ex sottosegretario alla giustizia Monika Jankovská e la vicepresidentessa della Corte suprema, Jarmila Urbancová. In Italia ne scrive Buongiorno Slovacchia.

Il governo ai nastri di partenza

Dopo un paio di settimane di consultazioni, accelerate dall’emergenza della pandemia di Covid19, sta per nascere la squadra che governerà la Slovacchia per i prossimi quattro anni. Oltre che da OL’aNo (Gente comune e personalità indipendenti), il partito uscito vincitore dalla tornata elettorale del 29 febbraio, la coalizione sarà formata dai conservatori di Sme Rodina (Noi siamo famiglia) di Boris Kollár, dai liberali di SaS (Libertà e giustizia) e dai centristi di Za ľudí (Per il popolo) dell’ex presidente Andrej Kiska. Il governo, che sarà guidato da Igor Matovič, sarà ufficialmente nominato sabato 21 marzo dalla presidentessa Zuzana Čaputová. Lo scrive la Reuters.

Un futuro senza acqua

Il cambiamento climatico potrebbe ridurre della metà le riserve idriche della Slovacchia nei prossimi decenni. Lubos Jurik, professore associato all’Università slovacca per l’agricoltura, evidenzia come, soprattutto al centro del Paese, le risorse idriche stiano scomparendo, non essendo compensate da sufficienti fonti in entrata. Nei bacini inoltre la qualità dell’acqua scende, mentre le alghe si moltiplicano, mettendo in pericolo l’ecosistema. Lo riporta il canale televisivo cinese CGTN.

No alla Convenzione di Istanbul

Zuzanna Čaputová, ha comunicato al Consiglio d’Europa la decisione del parlamento di rifiutare la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e sulla lotta alla violenza domestica e contro le donne. La motivazione della mancata adesione sta nel fatto che il documento contrasterebbe con l’idea di famiglia tradizionale, che in Slovacchia è protetta a livello costituzionale. Ne scrive Buongiorno Slovacchia.

Giornalisti indipendenti

Il primo ministro eletto Igor Matovič, ha fatto della lotta alla corruzione il suo cavallo di battaglia vincente in campagna elettorale. Per poter tenere sotto controllo l’utilizzo dei fondi pubblici, ha annunciato l’intenzione di finanziare annualmente con dieci milioni di euro un’unità di giornalisti investigativi che funga da cane da guardia degli enti statali. La proposta è stata però decisamente respinta dai giornalisti slovacchi, in quanto minerebbe l’indipendenza del loro lavoro. La storia su Ipsnews.

Coronavirus, le conseguenze economiche

L’impatto che l’epidemia di Covid19 potrà avere sull’economia slovacca è ancora difficile da stimare, ma gli analisti sono concordi nell’ipotizzare che la crescita economica potrebbe rallentare di circa il 2%. Secondo quanto riportato da Slovak Spectator i rischi maggiori sono legati a un calo degli scambi commerciali i cui risultati negativi si potrebbero vedere già alla fine di questo mese, e a tutti gli effetti collaterali legati alla cancellazione di eventi, alla chiusura delle scuole e alle misure di quarantena. Intanto la Volkswagen ha annunciato la sospensione della produzione nel proprio impianto di Bratislava.

Dalle camicie alle mascherine

L’epidemia di coronavirus ha fatto esaurire in breve tempo le scorte di mascherine, rendendole un articolo quasi introvabile nelle farmacie. Zornica, un’azienda produttrice di camicie della zona di Trenčín, ha deciso di modificare la propria linea di produzione per poter soddisfare la domanda di questo prodotto. Secondo il primo ministro uscente Peter Pellegrini, la compagnia riuscirà a mettere sul mercato 20mila unità al giorno. Ne scrive Slovak Spectator.

POLONIA

La Chiesa non ci sta

«Satana è senza speranza contro l’acqua santa. Non abbiate paura della Chiesa». Lo ha scritto l’arcivescovo di Stettino, Andrzej Dzięga, in una lettera inviata ai fedeli in questi giorni e ripresa da Notes from Poland. Sembra un appello a recarsi nei luoghi di culto e in effetti l’episcopato polacco ha assunto una posizione critica dei divieti imposti per fronteggiare il coronavirus, rifiutandosi di chiudere le chiese ma anzi aumentando il numero di messe nel Paese, con la dichiarata intenzione di spalmare la frequenza dei fedeli.

Del resto persino il ministro per la Scienza e l’Università Jarosław Gowin ha definito i luoghi di culto cattolici «ospedali per l’anima» in questi giorni facendo capire come il governo non intenda forzare la mano sul tema. Opposte le posizioni della comunità musulmana nel Paese, con il consiglio nazionale degli imam che ha dichiarato come tutti i luoghi di culto islamici in Polonia resteranno chiusi durante l’emergenza coronavirus.

Posticipare le presidenziali?

L’emergenza coronavirus potrebbe portare a uno spostamento delle elezioni presidenziali, previste per il 10 maggio. L’ipotesi sta circolando e viene ripresa dal Warsaw Voice attraverso il quotidiano Gazeta Wyborcza. A proporre un rinvio sono i candidati delle opposizioni come Robert Biedroń di Sinistra (Lewica) e Władysław Marcin Kosiniak-Kamysz del partito agrario Psl. L’unica ad essersi astenuta dal commentare, finora, è Małgorzata Maria Kidawa-Błońska, candidata presidente, dei liberali di Coalizione Civica. «A oggi non è in programma di spostare le presidenziali», ha ribadito il premier Morawiecki il 17 marzo. Una decisione definitiva in merito sarà presa solo nelle prossime settimane.

Greenpeace contro il carbone

La sezione polacca di Greenpeace ha avviato una causa contro Pge Giek, compagnia del gigante energetico statale Pge. L’associazione ambientalista chiede che Pge Giek, controllata di Pge, il colosso pubblico dell’energia, cessi gli investimenti sui combustibili fossili e raggiunga l’obiettivo di zero emissioni inquinanti entro il 2030, secondo il piano Ue. Oggi le aziende collegate alla compagnia statale estraggono fra l’85 e il 90% della lignite polacca, utilizzata per coprire fino al 36% del fabbisogno energetico nazionale nei mesi invernali. Non si esprime, per ora, il governo. Se ne parla su Emerging Europe.

Il Netflix cattolico

Si chiama Katoflix ed è un nuovo canale made in Poland che trasmette online in streaming contenuti destinati a un pubblico religioso. Si tratta di un’iniziativa della Congregazione dei salvatoriani, ordine religioso molto attivo in Polonia in attività extra-confessionali. Il nuovo canale online propone sia contenuti gratuiti che a pagamento. Farà breccia sui giovani polacchi? Via Kafkadesk.

Qui stadio a voi studio

Kronika sportowa ’è la trasmissione radiofonica sportiva più longeva in Polonia. Esiste dal 1954 e oggi va in onda dal lunedì al sabato su Jedynka, il primo canale della radio pubblica. Ogni sera, in venti minuti, racconta gli eventi sportivi salienti della giornata. 65 anni di storia radiofonica raccontati da Alberto Bertolotto su PoloniCult.

REPUBBLICA CECA

Da virus a virus

La comprensibile ansia collettiva da coronavirus ha scatenato gli hacker di mezzo mondo che, approfittando della sensibilità degli utenti del web al tema, stanno inondando la rete di mail di phishing, virus e malware atti al furto di dati. Il meccanismo, per la verità piuttosto grossolano, è quello di inviare email sul tema coronavirus che invitano a cliccare link nocivi travestiti da comunicazioni dell’Oms o offerte di materiale medico-chirurgico. Non mancano però anche cyber-attacchi più complessi ed elaborati, come quello che ha colpito l’ospedale universitario di Brno nella mattina dello scorso 13 marzo. L’attacco hacker, propagatosi velocemente, ha infettato tutta la rete ospedaliera costringendo il personale a rinviare tutti gli interventi chirurgici e rallentare le procedure di profilassi per il Covid-19. Il racconto su ZDNet.

Babiš rallenta il Green Deal europeo

Mentre in molti collegano l’epidemia di coronavirus alle battaglie ecologiche, non potendo fare a meno di notare il crollo di emissioni seguito alla diminuzione degli spostamenti, il premier ceco Andrej Babiš va controcorrente e coglie l’occasione per chiedere l’annullamento del Green Deal europeo annunciato lo scorso dicembre. «L’Europa dovrebbe dimenticarsi del Green Deal adesso e occuparsi del coronavirus» ha dichiarato ai cronisti a margine di un incontro. Difficile non collegare queste parole con lo storico scetticismo che la Repubblica Ceca, assieme del resto a Polonia e Ungheria, ha manifestato dall’inizio verso la svolta energetica richiesta dall’Europa. Il punto su GreenTechMedia.

Un diplomatico ceco alla difesa Ue

Consigliere di Václav Havel durante le trattative di adesione della Repubblica Ceca alla Nato, ex ministro della Difesa, esperto di war studies con titoli conseguiti all’università di Praga e al King’s College di London. Ecco il curriculum vitae di Jiří Šedivy, nuovo direttore generale dell’Agenzia europea per la difesa (Eda). A lui, primo cittadino di un Paese ex socialista ad avere un incarico di simile peso, il compito di sciogliere i nodi futuri dell’Eda all’interno dell’Unione e nei rapporti con la Nato. Lo riporta Kafkadesk.

Avvicendamento alla fiera del libro di Praga

La Book World Prague è una delle fiere del libro più importanti in Europa centrale e quest’anno a maggio avrà i cugini polacchi come Paese ospite durante l’evento che si dovrebbe tenere, al netto di un rinvio a oggi piuttosto plausibile, dal 14 al 17 maggio prossimi. L’ospite d’onore prevista avrebbe dovuto essere la scrittrice premio Nobel Olga Tokarczuk, ma l’autrice ha recentemente annullato tutte le sue apparizioni pubbliche da marzo alla fine dell’estate come conseguenza dei grandi impegni successivi all’ottenimento del Nobel. Al suo posto, i lettori cechi potranno godere della presenza di Andrzej Sapkowski, autore della saga fantasy alla base dell’amata serie Netflix The Witcher, e di Mariusz Szczygieł, scrittore di reportage e grande esperto di Repubblica Ceca, che presenterà in quell’occasione la sua personale guida di Praga. I dettagli sull’evento su Kafkadesk.

Sulle orme dei mastri birrai

È una cosa ormai nota anche ai meno appassionati della bevanda al luppolo, che la Repubblica Ceca ha una grandissima tradizione nella produzione di birra di alta qualità. Tradizione che non sfugge, a maggior ragione, all’attenzione dei grandi appassionati, come gli autori del portale Goodbeerhunting che hanno ospitato un ricco reportage fotografico per birrifici cechi firmato dalla scrittrice britannica Claire Bullen.

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