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I pizzini del duca di Cesarò

La scoperta in un covo di mafia di lettere cifrate scritte dai familiari di Bernardo Provenzano mi ha riportato, con la mente, al rinvenimento di alcune lettere crittografiche che feci, alcuni addietro, tra le carte polverose dell’archivio amministrativo della “segrezia” del castello di Joppolo Giancaxio, appartenuto ai duchi Colonna di Cesarò...

di Agostino Spataro - domenica 14 maggio 2006 - 6240 letture

Per gentile concessione dell’ Editore, anticipiamo uno stralcio del libro di Agostino Spataro dal titolo “SICILIA CRONACHE DEL DECLINO”, in corso di stampa per i tipi delle “Edizioni Associate” di Roma, nel quale, partendo dai “pizzini” usati dal boss Bernardo Provengano, si parla di questa antica pratica di corrispondenza, con riferimento al “Codice cifrato del Duca di Cesarò’ ”

“In un tempo in cui la comunicazione, anche epistolare, ha raggiunto livelli davvero inimmaginabili (basti pensare alle e-mail), fa un certo senso leggere che nell’ambiente mafioso, per altro molto internazionalizzato, si usi ancora il cifrario per comunicare.

Evidentemente, mittenti e destinatari ritengono più sicuro questo mezzo e perciò vi si affidano anche per comunicare con i familiari, su problemi di routine della vita quotidiana.

La scoperta in un covo di mafia di lettere cifrate scritte dai familiari di Bernardo Provenzano mi ha riportato, con la mente, al rinvenimento di alcune lettere crittografiche che feci, alcuni addietro, tra le carte polverose dell’archivio amministrativo della “segrezia” del castello di Joppolo Giancaxio, appartenuto ai duchi Colonna di Cesarò, potente famiglia nobiliare siciliana che ha svolto un ruolo importante nelle vicende politiche siciliane e nazionali, prima e dopo l’Unità.

Nel nostro caso, autore delle missive, in gran parte vergate nel 1875, era il duca Gabriele Colonna di Cesarò, giovane deputato della Sinistra eletto alla Camera nel collegio di Aragona, protetto da Crispi in persona e cognato di Sydney Sonnino futuro capo del governo italiano. Per avere un’idea dello spessore politico della famiglia, aggiungo che il di lui padre, Giovanni Antonio Colonna Filangeri, fu nominato da Garibaldi primo governatore di Palermo liberata e dai Savoia senatore del Regno e prefetto, mentre il di lui figlio, Giovanni Antonio, fu deputato e ministro del primo governo Mussolini dal quale si dimise, nel 1924, con una durissima e memorabile polemica alla Camera contro il fascismo e il suo Capo...

Il duca-deputato aveva per le mani un affare di grande valenza economica, ma difficile da sbrogliare poiché doveva scontrarsi con la curia vescovile di Girgenti. La posta in gioco era il possesso del feudo Realturco, ovvero una distesa di feraci colline rossastre coperte di vigne e di campi di grano.

Un contenzioso pluridecennale che il duca-deputato era deciso a vincere ad ogni costo, usando tutta l’influenza che godeva in alto loco e tutti i mezzi disponibili, compresa la corruzione, mediante tangenti (allora si chiamavano”regalie”) ad avvocati, a faccendieri e perfino ai funzionari della controparte, le Opere pie gioenine, la fondazione economica della curia di Agrigento.

Nella lettera in cifra, datata Palermo 28 aprile 1875, il Colonna scrive al suo amministratore di Joppolo, don Michelino Turbacco, incitandolo a corrompere con “un ingente regalo” gli amministratori delle gioenine, per annullare l’asta di vendita di Realturco e “vendere il feudo a me privatamente, senza asta”.

Ed ecco il testo integrale della lettera: “Palermo 28 aprile 1875. Carissimo D. Michelino, 1878- 2927 mi scrive chiedendomi un 0469 per 6915 da presentarsi alla 6626 del 959- 440-3376. Voi sapete sul proposito le mie idee. Si tratterebbe di 5624 il 0504 del 7127 più 1404 il 0264 della primitiva assegnazione, riprendendo invece 8641- 5669 del 8482; ovvero 5624 il 0504 del 7127 a patto di 8295 il 8482 a 11- 8464- 5035- 9441. Il 1964- 7029 potrebbe però grandissimamente 4054- 2739- 7461- 9968- 9430-9278- 8889 di 2927 alla 5211 della 1514 con 1969- 8117- 7438- 4489. Parlate con 2927 e venite al 1806- 4160 la 2759. V. aff/mo Di Cesarò”

Il duca usava il cifrario segreto poiché temeva che se la corrispondenza fosse caduta in mano dei suoi avversari ne sarebbe derivato un grave scandalo che avrebbe mandato a monte l’affare e incrinato seriamente la sua immagine di patriota eroico, di paladino della giustizia e della legalità.

Solo pochi mesi prima (nel novembre del 1874), in un memorabile discorso agli elettori di Aragona, aveva accusato apertamente prefetti e funzionari governativi di agire in combutta con la mafia e con i briganti. E il primo dicembre 1875, espose davanti alla Commissione d’indagine sulla Sicilia il suo interessante punto di vista sulle origini e sul ruolo della mafia: “...tutti i baroni, tutti i proprietari tanto delle città come dell’interno hanno avuto sempre una forza che stava attorno a loro e della quale essi si sono sempre serviti per farsi giustizia da se senza ricorrere al governo e della quale forza si sono serviti ogni qual volta si è dato il segnale della rivoluzione...Per furti, per le vendette personali, nonché per qualunque oggetto per cui in altre condizioni si sarebbe dovuto ricorrere alle autorità si ricorreva a questa gente, e per me qui sta l’origine della mafia...” A conferma di questa sua tesi, il Colonna indicava i nomi delle più importanti famiglie mafiose di Palermo: “andando a guardare quali sono i mafiosi più reputati nel paese non si trovano, nome per nome, che i Licata, i Cusumano, i Di Cristina...”

Anche in diversi dibattiti parlamentari il deputato Colonna di Cesarò si schierò coraggiosamente contro la mafia e soprattutto contro il connubio mafia-politica che, già a quel tempo, condizionava il governo della Sicilia e in una certa misura anche quello di Roma. Eppure anche lui, patriota insigne, uomo di spicco della Sinistra, fustigatore di mafiosi e dei loro complici nei palazzi del potere, per impossessarsi di Realturco ricorreva al linguaggio cifrato per mettere in atto una grande corruzione.

Cercando fra centinaia e centinaia di fascicoli ho scovato un prezioso incartamento contenente i codici del cifrario segreto e così sono riuscito a decrittare il testo della compromettente missiva.

Per gli amanti della crittografia trascriverò il significato dei numeri contenuti nella lettera; così, se vorranno, potranno risolvere il rebus della condotta contraddittoria di Calogero Gabriele Colonna, duca di Cesarò, barone di Joppolo, del Godrano e di Fiumedinisi, deputato della sinistra al Parlamento.

Ecco, di seguito, il significato dei numeri utilizzati:

1878= marchese, 2927= Contarini, 0469= progetto, 6915=realturco, 6626= amministrazione, 959= opere, 440= pie, 3376= gioenine, 5624=pagare, 0504= rimanente, 7127= debito, 1404= rimborsare, 0264= prezzo, 8641= assoluta, 5669= proprietà,8482= feudo, 8259= vendere, 11=a me, 4864= privatamente, 5035= senza, 9441= asta, 1964= primo, 7029= partito, 4054= preferibile, 2739= però, 7467= bisogna, 9968= provvedere, 9430= segretamente, 9278=mediante, 8889= relazione, 5211= ?, 1514= offerta, 1969= promessa, 8117= corrispondere, 7438= ingente, 4489= regalo, 1806= connesso, 4160= stracciate, 2759= presente.


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