I miserabili

Nozze-evento a Firenze. C’erano tutti quelli che contano, anche Chicco

di Adriano Todaro - mercoledì 8 ottobre 2014 - 2461 letture

Fabrizio Viola (Mps), David Serra (fondo Algebris), Tronchetti Provera (Pirelli). Franco Bernabè (banchiere ed ex di tante società), Marco Morelli (Bank of America), Lorenzo Bini Smaghi (presidente di Snam Rete Gas), Roberto Naldi, (presidente di America Corporation, holding argentina che controlla Aeroporti di Firenze Spa), Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit), Carlo Cimbri (ad UnipolSai), Gian Maria Gros (presidente di Atlantia), Giuseppe Recchi (Telecom), Alberto Bianchi, avvocato di Renzi, (indicato per il cda di Enel). E poi ancora John Phillips (ambasciatore Usa), Paolo Mieli (presidente Rcs Libri), Fiamma Nirenstein (giornalista e deputata di Fi), Paolo Fresco (ex presidente Fiat), Micheal Ledeen (73enne ex consulente di Cia, Sismi, governo Reagan ai tempi della crisi di Sigonella), Alberto Bianchi (tesoriere delle fondazioni di Renzi e nominato nel cda dell’Enel), Matteo Spanò, presidente della Banca di credito cooperativa di Pontassieve (che ha concesso un mutuo senza garanzia da 500 mila euro all’azienda di babbo Tiziano, poi fallita), Jacopo Mazzei (cda Ente Cassa di Risparmio di Firenze), Dario Nardella (sindaco per eredità), Luigi De Siervo (direttore commerciale Rai), la sorella Lucia, con il marito Filippo Vannoni, (presidente della controllata municipale Publiacqua), Erasmo D’Angelis (capo dell’unità di crisi di Palazzo Chigi), Tindari Baglione (procuratore generale della Corte d’appello di Firenze), Luciano Nebbia (responsabile delle Casse del Centro di Banca Intesa San Paolo), Umberto Tombari (presidente ente Casse di risparmio di Firenze), il biondo Luca Lotti, i parlamentari Simona Bonafè e Nicola Danti, Alessandro Baricco (scrittore), Oscar Farinetti (Eataly), Marco e Leonardo Bassilichi (Camera di Commercio fiorentina), Folonari e Mazzei (ricche famiglie), Giuseppe Morbidelli (professore che non disdegna le banche). Ed anche Chicco Testa e compagna Annalisa Chirico.

In tutto, gli invitati erano 300. Un’orgia di smoking per festeggiare le nozze dell’amico del presidente del Consiglio, Marco Carrai con Francesca Campana Comparini. Carrai, oltre a pagare la casa al presidente del Consiglio, di mestiere fa il fundraiser, cioè uno che raccoglie fondi, in pratica un accattone. Per l’occasione, la basilica di San Miniato al Monte è stata chiusa ai turisti. Anche l’attiguo cimitero. A proteggere i 300 invitati, polizia, carabinieri, vigili urbani.

Il nostro presidente con la camicia bianca e la coscienza foderata, è uno che non guarda in faccia nessuno e cinguetta in modo chiaro. Alcuni giorni fa così si è espresso con meno di 140 caratteri: "Gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini". Ben detto! Cinguettio chiaro e coraggioso. Di grazia, chi dovrebbe pagare gli straordinari delle forze dell’ordine a seguito del matrimonio del benefattore Carrai?

L’unica assente alla cerimonia è stata la Madonna dei Boschi Fioriti, impegnata a consolare e massaggiare la schiena all’inquisito Donato Bruno. Poi c’erano tutti, almeno tutti quelli del nuovo potere. Mancavo solo io che però non contando un cazzo, non mi hanno invitato.

Le cronache giornalistiche della cerimonia ci hanno raccontato tutto, dai vestiti degli invitati a cosa si sono sbafati anche con momenti francamente ridicoli. Chissà perché i giornali se debbono parlare, facciamo un esempio, di mia moglie, la definiscono "moglie"; quando parlano dei potenti, invece, le mogli diventano "consorti". Un po’ come quando muore un poveraccio; ma se muore uno che conta ecco che esso non muore ma "scompare". Tolta la giacchetta di Fonzie, Renzi ha fatto da testimone con lo smoking. Anche Agnese, la moglie scout avrebbe dovuto essere testimone ma essendo insegnante precaria sta cercando di trovarsi un’occupazione più stabile e così è andata dietro l’altare a dirigere (o a cantare, non si è capito bene) il Maggio musicale fiorentino. Il quale Maggio, guarda caso, è presieduto da Francesco Bianchi, fratello di Alberto, l’avvocato di Renzino.

Mi viene in mente un passo de "I miserabili" di Victor Hugo: "Ogni carriera ha i suoi aspiranti che fanno corteggio agli arrivati; e non v’è potenza che non abbia il suo seguito, come non v’è fortuna senza la sua corte".

Il fatto che non mi abbiano invitato me la sono un po’ legata al dito. E siccome sono scorretto, dal punto di vista politico, molto scorretto, ho pensato a quanto sarebbe stato bello che all’improvviso mentre i 300 ‒ quasi tutti giovini e forti ‒ stavano addentando le tartine al caviale, la festa fosse stata interrotta dall’arrivo dei militari della Guardia di Finanza. Manette per tutti. Manette a go-go. Ma non hanno fatto nulla, obietterete voi! E’ vero, almeno apparentemente. Solo per il fatto, però, di essere arrivati lì, nei posti che occupano, significa che avranno fatto piangere qualche metalmeccanico.

Avrei messo manette a tutti così invece di sentire tintinnare i gioielli ci sarebbe stata, per me, la dolce musica del tintinnio delle manette. E’ vero, lo confesso. Sono manettaro. Solo ad uno le manette non le avrei messe. A Chicco Testa. Perché è mio amico? Ma va, manco lo conosco! Semplicemente perché è stato già colpito duramente dal fato. E’ una vita che si porta dietro quel ridicolo nome: Chicco! Pensate che alle elementari lo chiamavano Testa di Chicco. Per non dire peggio.


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