I diversamente abili ed il dopo di noi

di carlo madaro - martedì 5 settembre 2006 - 2213 letture

Lo “ Sportello dei Diritti “ della Provincia di Lecce, ritiene che il miglioramento delle condizioni di vita dei diversamente abili debba essere un obiettivo prioritario della politica sociale di una societa’ civile, che deve assicurare anche il rispetto di fondamentali diritti umani. I diversamente abili sono certamente fra i soggetti piu’ deboli ed indifesi della societa’ e come tali vanno tutelati anche “dopo di noi”. Da molti anni le nostre Associazioni si occupano delle problematiche della disabilità grave.

Esse sono nate sotto l’impulso diretto delle “famiglie con disabilità” che avevano al loro interno un bambino cerebroleso. Poi i bambini sono cresciuti e l’interesse delle nostre famiglie si è lentamente spostato dalla riabilitazione precoce ed intensiva ad altre tematiche: l’integrazione scolastica “di qualità” anche per i più gravi, la legislazione a favore dell’handicap, l’associazionismo “federato” per contare di più ed esprimere le esigenze dell’intero mondo della disabilità. E, naturalmente, l’assistenza si configura come elemento primario dell’esistenza del disabile grave e non solo la sua sopravvivenza dipende dall’assistenza che riceve, ma la qualità della sua vita è strettamente legata alla qualità e alla completezza dell’assistenza. Dobbiamo allora rassegnarci alla rapida fine (chiamiamola pure con il termine esatto: morte) di quel disabile grave che, amorevolmente assistito “in famiglia”, aveva sviluppato la sua intelligenza e la sua personalità, aveva imparato a leggere e ad interagire con il mondo esterno, attraverso particolari tecniche, aveva frequentato la scuola e talvolta non solo quella dell’obbligo, e, sopravvissuto ad incidenti e malattie, era pervenuto alla maggior età?

Perché ci sono forse dei dubbi sul fatto che un disabile grave “internato” in una struttura “chiusa”, e confinato a letto o lasciato quattro ore di seguito su una carrozzella con una vita di relazione inesistente fortunatamente non vive a lungo, perché la sua non è più vita. Perché oggi appare chiaro che la sua aspettativa di vita non si discosta da quella delle altre persone, purchè correttamente assistito. La vita media dei disabili si è allungata e i disabili del terzo millennio vivono più a lungo dei propri genitori. Oggi, morti i genitori, la famiglia non si prende più carico del fratello o sorella disabile. Non sono rari i casi di genitori anziani che uccidono i figli disabili e poi si suicidano. E’ diventato urgente realizzare strutture che accolgono i disabili “dopo di noi”.

Pertanto lo “Sportello dei Diritti”, la cui delega è stata assegnata all’assessore CARLO MADARO, si farà promotore di una proposta di una legge nazionale o un regolamento chiaro e inequivocabile, che preveda non solo la realizzazione delle strutture ma anche la copertura finanziaria del mantenimento delle stesse. Lecce, settembre 2006 L’Assessore Carlo MADARO


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