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Geneticamente innocente

L’assassino è ora recluso nel carcere di Verona, ma sulla vicenda gravano ombre inquietanti.

di davis - mercoledì 18 novembre 2009 - 3492 letture

Primo caso in Italia: una sentenza della Corte d’Assise di Trieste riduce la pena di un anno a un cittadino algerino, perché "vulnerabile geneticamente". Boyout Abdelmalek aveva accoltellato nel 2007 un ragazzo boliviano, che l’aveva offeso riguardo l’abbigliamento religioso. Ne era nata una colluttazione che era costata la vita a Novoa Perez.

L’assassino è ora recluso nel carcere di Verona, ma sulla vicenda gravano ombre inquietanti. [1] La prima domanda che dobbiamo porci è: a quale meccanismo fisico è riferito il test genetico, se ancora non esiste alcun esame medico in grado di riconoscere univocamente un comportamento? Persino il giudice Amedeo Santosuosso parla di "parziali evidenze scientifiche", ma nonostante ciò ritiene che "possano essere utilizzate per calcolare la pena". Il giudice sta parlando della tesi espressa da un documento inglese del Consiglio Nuffield sulla Biotetica, punto di riferimento su comportamento e caratteristiche genetiche, intitolato: "Genetica e comportamento umano: il contesto etico".

Su esso si basa la perizia del prof. Giuseppe Sartori (Università di Padova) e Pietro Pietrini (Università di Pisa). La conclusione è che l’imputato sia "più incline all’aggressività per colpa di alcuni geni". Ma se davvero è più aggressivo degli altri, perché diminuirne la pena invece che aumentarla?

Altra domanda senza risposta: se ognuno di noi sapesse a priori di essere "innocente geneticamente", si prenderebbe ancora responsabilità per le proprie azioni?

Dobbiamo infine chiederci quale reale contributo dia la psichiatria forense, quando l’unico loro strumento sono le opinioni e quando quattro differenti psichiatri darebbero quattro differenti verdetti. Thomas Szasz è chiaro in proposito: "L’introduzione di considerazioni psichiatriche nell’amministrazione del Codice Penale, per esempio il verdetto d’incapacità di intendere e di volere, e così via, corrompe la legge e vittimizza la persona che si dovrebbe proteggere”.

I giudizi dovrebbero dunque essere motivati da fatti o prove, non da opinioni. Tanto meno dovrebbero essere espressi sulla base del patrimonio genetico, perché la vita ha certamente molti più colori e sfumature di quelle contenute in uno sterile codice.

[1] http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=78007&sez=HOME_INITALIA&ctc=20&ordine=desc


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