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Gela: la Sanità Oncologica continua a perdere la propria identità

Cosa ci vogliono far credere? Forse che le migliaia di decessi innocenti non hanno niente a che vedere con l’industria o con l’inquinamento?

di cirignotta - mercoledì 24 marzo 2010 - 2996 letture

Tra mosse di circostanza riguardo l’annoso problema dell’Oncologia, vedi istituzione nei giorni scorsi di un comitato promotore a cui partecipano Eni, Istituto Superiore di Sanità e ASP 2, che ancora una volta a Gela cercherà di beffare i cittadini oramai stanchi delle migliaia di morti per tumore, riconducendo come sempre il tutto ad un’ipotetica missione che vuole accertare il vero legame tra malattie tumorali ed ambiente dopo ben 40 anni di attività industriale che ha visto la totale distruzione del territorio.

Cosa ci vogliono far credere? Forse che le migliaia di decessi innocenti non hanno niente a che vedere con l’industria o con l’inquinamento? Tutta una serie di azioni che pongono Gela a città di frontiera nelle condizioni di cadere ancora una volta sotto i colpi della politica che conta del nord della provincia. Una politica che vuole forse farci capire che il problema Oncologia non esiste e che tutte le lotte affrontate nel tempo non presuppongo investimenti dedicati da affrontare nel territorio.

I vari proclami relativi alla posa della prima pietra riguardo la radioterapia, che avrebbe dovuto iniziare i lavori il 15 di Marzo sono forse un segnale di tale iniquità politica? La vera realtà è sotto gli occhi di tutti e si chiama radioterapia targata San Cataldo, che ad oggi vede già all’orizzonte le future assunzioni già in essere in Gazzetta Regionale e messe a concorso.

Come al solito restiamo al palo? Anche i sindacati ed i medici del presidio Ospedaliero“Vittorio Emanuele” si accorgono di una realtà sanitaria che stà affondando in un territorio che conta ben 130.000 anime, già pronte al trapasso. Strutture già finanziate come l’Hospice e la Radioterapia perchè devono aspettare?

Occorre una presa di coscienza da parte della politica che, invece di fare accordi sotto banco e pensare alle future elezioni amministrative, deve cercare di fare gli interessi della collettività, affinché le opere finanziate inizino il loro iter fisiologico.


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