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G7 e Pronto Soccorso

Che succede se ti senti male durante le giornate del G7?

di Piero Buscemi - mercoledì 8 marzo 2017 - 4708 letture

L’appuntamento con i grandi della Terra è quanto mai imminente. Le date, fissate da tempo, collocano il 26 e 27 maggio prossimi come caselle da spuntare sul calendario. Se ne sta discutendo da mesi, in modo particolare sui ritocchi estetici e logistici che la cittadina turistica di Taormina sarebbe costretta a mettere in opera per presentarsi al meglio davanti le telecamere di milioni di teleinternauti.

Non ci soffermeremo in questo articolo su quanto realmente si stia realizzando tra gli antichi vicoli di Taormina, è stata sufficiente la visita della Boschi, qualche settimana fa, per rassicurare la tempestività e la soddisfazione riscontrata nell’esaminare i progetti da mettere in atto per l’evento.

Si potrà dire che l’analisi della sottosegretaria alla Presidenza è stata condizionata dai panorami, ancora ammirabili della zona, e da una fervida immaginazione che le ha consentito di vedere a distanza l’opera di riqualificazione del territorio, disegnata sui progetti.

Noi, non contenti, abbiamo voluto constatare di presenza quanto sta accadendo o, per meglio dire, quali disagi ed inconvenienti possano ricadere sulla popolazione locale o su eventuali visitatori che si troveranno nella capitale della Riviera Jonica a fine maggio. E lo abbiamo fatto andando a verificare la situazione dal punto di vista cardine della quotidianità del semplice cittadino. Quello sanitario.

Abbiamo ipotizzato l’urgenza di un malato affetto da dolori addominali. L’esempio, ovviamente, poteva interessare anche altre patologie. Presentandosi al pronto soccorso, la prassi prevede il riconoscimento tramite il documento di identità e la breve descrizione dei sintomi. Si evidenzia che il dialogo, specie nelle prime ore del mattino può assumere toni grotteschi, perché la prima sensazione che si ha, è quella che il malato stia causando un particolare disagio e fastidio alla tranquillità del presidio ospedaliero.

Le domande vengono indirizzate affinché il paziente dia una spiegazione attendibile che giustifichi il fatto di non essersi rivolto al medico curante. Dopo aver appreso la natura del disturbo, a parte un atteggiamento di chi ha le risposte giuste per ogni sintomo descritto, il medico del p.s. avrà l’urgenza di sottolineare quanto prima che non sono previste analisi specialistiche, quali una colonscopia prevedibile per questo caso.

Tralasciamo il fatto che, in ogni caso, un esame così approfondito necessita di alcuni giorni di preparazione fisica ed alimentare, noti anche a noi non esperti in materia, quello che stupisce, è il fatto di avere la sensazione di ritrovarsi davanti un amministratore contabile che, mentre il paziente sofferente descrive i suoi disturbi, stia in quel momento calcolando a mente le eventuali spese da tenere sotto controllo, per rientrare nei dogmi dei tagli finanziari apportati dal governo di turno.

Dopo questa prima fase, il paziente viene invitato ad accomodarsi in sala di attesa, in attesa di non si sa bene cosa. Dopo qualche tempo, e sottolineiamo che questo arco di tempo va proporzionalmente aumentando con l’avanzare della giornata e dell’accumulo dei casi registrati in accettazione, il malato viene ricevuto in una saletta per la visita di controllo.

A quel punto, dopo essersi accertato della assenza di gravità del caso, il medico fa somministrare una flebo di soluzione fisiologica e l’esame del sangue. Inizia così per il nostro infermo una "paziente" attesa con la goccia centellinata a purificare l’organismo. Durante le ore necessarie per lo svuotamento della sacca di cloruro di sodio, è stato possibile osservare l’andamento medio di una gestione del pronto soccorso. Pazienti traumatizzati da incidenti stradali, i cui addetti al 118 hanno dovuto prestare soccorso pur sapendo che, giunti in ospedale, avrebbero dovuto fare i conti con un guasto alla radiologia, ripetutamente segnalato dal medico di turno del pronto soccorso in collegamento telefonico.

Una donna anziana svenuta e disidratata, che ha costretto il figlio a procurarsi una bottiglia di acqua al distributore automatico, dato che l’unico obbligo rispettato dal personale sanitario, è stato quello di fornire un bicchiere di plastica. Pazienti più giovani che hanno ceduto la coperta, visto il numero limitato di questo accessorio, aggravato dal guasto del sistema di riscaldamento che ha costretto alcune infermiere a scaldarsi con un giubbotto.

Molto particolare, poi, è stato constatare l’accesso al bagno, unico presente all’interno del pronto soccorso, dove si è dovuto recare più volte il nostro paziente, trascinandosi manualmente la sacca di cloruro di sodio, non essendoci a disposizione staffe con rotelle. E, mentre, nella sala d’attesa si andavano ad accumulare un numero imprecisato di altri infermi in attesa di essere visitati, il nostro malato è stato ricontrollato dal medico. Anche in questa occasione, obbiettivo principale è stato quello di evidenziare l’inutilità di prolungare il proprio soggiorno nel presidio medico. Verificata la scomparsa quasi totale del dolore addominale, il medico ha informato il malato che, oltre alla eventuale somministrazione di un’altra flebo, era superflua qualsiasi indagine.

A questo punto della nostra esperienza, siamo rimasti basiti, dobbiamo ammetterlo. Il medico si è spinto a chiedere se il paziente avesse intenzione di rimanere o andare via. Davvero disarmante che una decisione del genere dovesse ricadere sul malato. Non crediamo che ci siano molti infermi in grado di rispondere e prendersi la responsabilità della risposta data. E’ come accettare di invertire i ruoli. Fino a prova contraria, dovrebbe essere il medico a decidere come operare in queste situazioni. E’ pagato per questo, verrebbe da aggiungere.

Sono queste le occasioni che ci fanno comprendere che la realtà sulla situazione del nostro sistema nazionale sanitario sia da rivedere. Per il G7 imminente, si parla di una base di partenza per le spese da sostenere di almeno ventimilioni di euro. Appare scontato, ma preferiamo dire "doveroso", affermare che della cifra finale che sarà spesa, sicuramente si sarebbe potuto fare un uso diverso. Una colonscopia, di cui sopra, abbiamo riscontrato abbia un prezzo di partenza di 500 euro, rivolgendosi ad una struttura privata. Caso mai remoto, visti i tempi d’attesa delle strutture pubbliche.

Ci preoccupano le misure di sicurezza, che blinderanno Taormina tra qualche tempo, e le inevitabili conseguenze sulla quotidianità della gente comune. Ci preoccupano, più delle decisioni che adotteranno i 7 grandi del mondo.


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