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Fine corsa per la seconda repubblica

L’outlook negativo di Standard & Poor’s fa emergere il fallimento della politica italiana degli ultimi vent’anni

di Emanuele G. - martedì 24 maggio 2011 - 2495 letture

Prima o poi doveva succedere. Qualcuno ha osato l’ardire di affermare cose che noi abbiamo voluto celare per vent’anni. Questo qualcuno si chiama Stardard & Poor’s e nel suo ultimo outlook ci ha retrocesso dalla condizione "STABILE" a quella "NEGATIVA". Adducendo due motivazioni di fondo: la crescita assume dinamiche irrisorie, mentre il quadro politico è sostanzialmente incerto.

Certamente gli outlook deliberati dalla agenzie di rating non sono da considerare alla stregua del vangelo. Sono spesso incompleti per dati prodotti e parziali per completezza di analisi. Tuttavia, hanno un loro fondamento. Bisogna prenderne atto e agire di conseguenza. Sono un atto di intromissione negli affari interni di uno Stato? Può darsi, ma vanno accolti “cum grano salis”. L’errore vero sarebbe quello di continuare a perseverare lungo la strada degli errori e degli sbagli.

Non è mio intendimento sviluppare un ragionamento economico sull’outlook di S&P. Bensì voglio evidenziarne il carattere politico. A mio avviso esso rappresenta la fine corsa di una seconda repubblica che ha prodotto un disastro denominato ITALIA. Infatti, se facessimo un bilancio degli anni da “tangentopoli” ad oggi ci accorgeremmo che abbiamo perso solo tempo addivenendo a nessuna decisione strategica sul presente e sul futuro del nostro paese.

Il ventennio che si era aperto con il referendum maggioritario aveva lanciato uno sguardo di belle speranze sul medio e lungo termine. Finalmente il ceto politico si era dotato di uno strumento per governare sul serio e prendere le decisioni attese da fin troppo tempo. Sarebbero stati lontani anni luce i periodi degli stantii governi del centro-sinistra o di puro consociativismo in auge negli anni ottanta. Invece nulla. Il maggioritario italiano si è trasformato in un malsano bipolarismo da coalizione capace di dilatare nel tempo l’atto di adozione di decisioni fondamentali e di accentuare tutti i mali endemici della politica italiana.

Ora ci troviamo a fine corsa di un periodo brutto e decadente per il nostro paese. Un paese che si trova nelle spire di una crisi di cui non si intravede l’epilogo. Un paese mirabilmente descritto dall’ultimo rapporto Istat dove emerge un dato semplicemente rabbrividente: un italiano su quattro è sulla soglia della povertà! Per il Censis – invece – sono a rischio di estinzione ben 2 milioni di giovani in quanto non potranno mai entrare nelle dinamiche sociali del paese dove sono nati. Altro che “nuovo miracolo italiano” come promesso dal Presidente del Consiglio agli albori della sua discesa nell’agone politico.

In questi vent’anni tutto è andato davvero in malora. A cominciare dal senso delle istituzioni che abbiamo completamente perso. Esse – le istituzioni – sono a presente squallidi ring per feroci scontri fra opposte fazioni. L’etica morale è una povera fanciulla derisa da tutti. Con il risultato che la corruzione ha raggiunto livelli mai raggiunti nella seppur complessa storia del nostro paese. La coesione sociale del paese si è sfarinata a causa del prevalere grottesco dell’io sul senso di comunità nazionale. Non sappiamo più se continueremo a chiamarci Italia visto che non ci sopportiamo più. Gli assi strategici del nostro paese – istruzione, salute e sicurezza – sembrano sul punto di scomparire del tutto. Ma allora quali sono le funzioni dello Stato?

Il familismo promosso da vari attori della c.d. "società civile" – associazionismo, ordini professionali e gruppi di varia natura – ha reso l’Italia sacello dell’illegalità. Le infrastrutture? Uno slogan vuoto. Abbiamo le infrastrutture più care d’Europa in termini di costi di progettazione, costruzione e gestione. Le attività economiche languono perché la politica non ha fornito indicazioni ben precise e le famiglie sono state abbandonate al loro destino. Non si progetta. Non si investe. Non si produce. Non si vende. Come – allora – può ripartire l’economia? Se non ci fossero le piccole e medie imprese. E il “carnet des doleances” non ha termine. L’Italia da vent’anni sta percorrendo una triste e sofferente via crucis.

L’Italia negli ultimi lustri si è consunta in una snervante e inutile contrapposizione fra berlusconiani e antiberlusconiani. E’ successo solo questo. Ora vorrei chiedere ai campioni di entrambi gli schieramenti: chi ripagherà l’Italia per la vostra arroganza? Abbiate almeno la decenza di andarvene. L’oblio sulle vostre nefandezze sarà la migliore pena comminabile. Voi avete privato una Nazione del diritto all’avvenire. Il crimine più crudele che possa causare ai destini di un paese una classe politica irresponsabile. Già i responsabili...


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