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Ferruccio Pinotti & Stefano Santachiara “I Panni Sporchi della Sinistra” (Chiarelettere)

E’ una delle tematiche più spinose che hanno di fatto impedito alla sinistra di proporsi come un soggetto politico affidabile. Il fantasma della questione morale perseguita la sinistra dai tempi di Berlinguer. Ferruccio Spinotti e Stefano Santachiara svolgono una rigorosa e lucida analisi del rapporto conflittuale fra sinistra e questione morale.

di Emanuele G. - venerdì 3 gennaio 2014 - 4053 letture

La sinistra ha dei panni sporchi? E’ un interrogativo che perseguita la sinistra dai tempi di Berlinguer. E’ uno dei nodi mai sciolti che impedisce a questo schieramento politico di essere ritenuto affidabile dai cittadini. Affrontare tale questione significa affrontare – è lapalissiano – la questione morale. Questione su cui la sinistra ha dimostrato troppi tentennamenti e non ricordo negli ultimi vent’anni. Perché si è notato una certa schizofrenia al riguardo. Da un lato, dichiarazioni di fuoco per riaffermare che la sinistra ha ben presente la questione morale. Dall’altro lato, più di una dimenticanza. In breve, una discrasia abissale fra il momento della parola e quello dei fatti. Ciò ha di fatto impedito alla sinistra – come ho già accennato – di essere ritenuta un soggetto politico affidabile. Con una conseguenza molto importante ed esiziale. Non aver mai riuscito ad imporre la propria agenda politica al paese. La sinistra – è bene ammetterlo – è andata avanti a traino del berlusconismo.

Pertanto, è ben accetto l’arguto saggio di Ferruccio Spinotti e Stefano Santachiara. Prima di passare alla recensione reputo presentarvi i due autori.

Ferruccio Pinotti (Padova, 1959) è giornalista al Corriere della Sera e autore di “Poteri forti” (Bur, 2005), “Opus Dei segreta” (Bur, 2006), “Berlusconi Zampanò” (Riemann, 2006, con Udo Gumpel), “Fratelli d’Italia” (Bur, 2007), “Olocausto bianco” (Bur, 2008), “La Società del sapere” (Rizzoli, 2008), “Colletti sporchi” (Bur, 2009), “L’Unto del Signore” (Bur, 2009, con Udo Gumpel), “La lobby di Dio” (Chiarelettere, 2010), “Non Voglio il silenzio” (Piemme, 2010, con Patrick Fogli), “Wojtyla segreto” (Chiarelettere, 2011, con Giacomo Galeazzi), “Finanza cattolica” (Ponte alle Grazie, 2012), “La sanità di Dio” (Bur, 2012), “Vaticano massone” (Piemme, 2013, con Giacomo Galeazzi).

Stefano Santachiara (Carpi, 1975), giornalista d’inchiesta, ha indagato sul malaffare pubblico e privato, sugli scempi edilizi e sulle collusioni mafiose in Emilia-Romagna per varie testate locali e siti d’informazione quali Giustizia e Liberta e Centomovimenti. Dal 2009 e corrispondente de il Fatto Quotidiano, dalle cui colonne ha svelato il primo caso accertato di rapporti tra ’ndrangheta e Pd al Nord, nel comune appenninico di Serramazzoni, una vicenda poi ripresa da Report.

Il libro si divide in tre parti. La prima parte concentra la propria attenzione sui protagonisti della sinistra degli ultimi anni partendo da Napolitano per giungere fino a Renzi. La seconda si occupa del dietro le quinte di questo schieramento politico. L’ultima parte – la terza – dei rapporti sinistra affari. Cosa si ricava dalla lettura de “I Panni Sporchi della Sinistra”? Che la sinistra ha parecchie zone d’ombra piuttosto imbarazzanti. A partire dai protagonisti che hanno saputo ben mascherare la succitata schizofrenia fra parola e fatti. Protagonisti che sembrano tutti legati a centri di potere più o meno occulti. Che scendono volentieri a patto con affaristi. Che cercano con tutti i mezzi – anche non leciti – di tenersi a galla. Sintomatico di tutto ciò è la poca trasparenza dei bilanci dei partiti della sinistra. Emblematico è il caso di Lusi ex tesoriere della Margherita. Ciò che inquieta è la terza parte del libro. Troppe ombre che ingenerano viva inquietudine. La sinistra in tutti questi anni è stata – diciamo – molto “leggera” con il mondo degli affari e con la criminalità organizzata. Dimostrando una permeabilità molto accentuata. Facendo, altresì, sorgere il sospetto sulla qualità del personale politico della sinistra. Mi riferisco ai rapporti del mondo delle cooperative rosse con la mafia. Oppure gli interessi della sinistra nel mondo delle banche e della sanità. Lo scenario che ne viene fuori non ci tranquillizza affatto. E’ davvero venuto il momento di mettere un punto a tale degenerazione per ridare lustro al blasone parecchio appannato della sinistra del nostro paese.

Sul finire dell’Ottocento il Comune di Forlì fu il primo ente locale governato dalla sinistra in Italia. Vinse le elezioni con uno slogan più che male attuale: LA CASA MUNICIPALE DEVE ESSERE DI VETRO. Come mai la sinistra italiana ha dimenticato questo esemplare insegnamento?


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