Fernando Pessoa, il mito della saudade
Nell’anniversario della nascita e a settant’anni dal fascismo di Salazar. Un articolo di Lorenzo Gentile (Aprileonline.info).
Poeta epico, lirico, futurista. Padre del modernismo portoghese. Profetico cantore di una rinascita spirituale del Portogallo. Alla continua ricerca di una dimensione onirica ineffabile, ideale. Interprete di un paese contraddittorio e caotico che si avvia verso la quarantennale dittatura di Salazar. Tutto questo e molto di più è Fernando António Nogueira Pessoa. Il 13 giugno del 1888 nasce a Lisbona una delle figure più prolifiche e controverse della letteratura del Novecento. Più di un anniversario. Un vero e proprio compleanno vista l’immortalità letteraria a cui Pessoa è stato consacrato dalla storia. Tutt’oggi, dopo tanti anni dalla morte, la sua opera continua a stimolare l’immaginazione dei lettori, offrendo ancora rinnovati e vivissimi spunti di riflessione e d’interpretazione. Un compleanno, questo, che cade simbolicamente a settant’anni dalla svolta fascista del lungo e corrosivo regime di António de Oliveira Salazar (1936) che oscurò per quasi mezzo secolo il volto del Portogallo (fino al 1974). Fernando Pessoa ebbe a che fare solo indirettamente con il fascismo salazarista (morì nel 1935, un anno prima della definitiva affermazione dell’Estado Novo), ma la sua sorte letteraria ne fu evidentemente condizionata. L’opera pessoana fu per tanto tempo umiliata al rango di biglietto da visita del potere costituito; il suo libro più grandioso, ridotto a un semplice delirio nazionalista. Ma egli, vate della redenzione politica e spirituale del Portogallo, è stato tutt’altro che questo. Basterà un piccolo viaggio nel suo mondo per smascherare la mistificazione.
Un’infanzia difficile, segnata da lutti e da eventi traumatici. Orfano di padre, è costretto a emigrare con la famiglia in Sudafrica dove il patrigno è stato designato console. Tra i sette e i diciassette anni vive a Durban, dove frequenta con successo le scuole locali conducendo una vita raccolta e solitaria. Prende contatto con la letteratura e la lingua inglese acquistandone una padronanza magistrale, tanto da potersi considerare bilingue. Tornato a Lisbona, dove vivrà tutta la sua vita, tenta la strada universitaria; si iscrive alla facoltà di Lettere, ma non termina gli studi. Si sostenta lavorando come corrispondente estero per una ditta commerciale portoghese. Una vita nell’ombra, grigia per quanto si sappia, segnata da presunti problemi con l’alcool, priva di eventi personali importanti; al contrario della sua vita artistica, feconda e multiforme. Critico letterario, scrittore e poeta collabora con diverse riviste letterarie di spicco come Águia e Orpheu, quest’ultima tra gli organi di diffusione più importanti del modernismo portoghese.
Quello che tutti sanno di Fernando Pessoa è che, a seconda di ciò che scriveva, si firmava con nomi diversi: Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares sono i suoi “eteronimi”. Eteronimi e non pseudonimi perché, per ognuno di essi, lo scrittore inventa una biografia, uno stile e un’idea del mondo diversi; una vasta gamma di veri e propri personaggi-autore, una sorta scissione in tanti ego letterari dotati ognuno di una propria individualità. Una capacità di sdoppiamento che rappresenta un raro virtuosismo stilistico, linguistico, intellettuale. Quello che forse si sa meno è che, nonostante l’eterna bulimia scrittoria, Pessoa pubblica sua sponte soltanto un’opera compiuta, evidentemente quella che ritiene più importante: “Mensagem” (Messaggio). Così importante che nasce come opera ortonima, cioè firmata proprio Fernando Pessoa. Pubblicata nel 1934, un anno prima di morire e a due anni dal definitivo consolidamento dello Estado Novo di Salazar, Mensagem rappresenta una sorta di testamento letterario, un “messaggio”, appunto, per le generazioni future.
Celebriamo oggi il centodiciottesimo compleanno del poeta dell’Além, dell’Oltre, del sogno, del mito, di ciò che sta dietro alle cose che tutti vedono; di chi ha cercato una dimensione lontana, ideale, ineffabile attraverso gli enigmi e il mistero del Mondo. Una dimensione stimolante proprio perché indefinita, perché situata oltre l’apparenza. Pessoa-artista scava, ricerca, interpreta; il mondo, così com’è, non lo soddisfa, ma non è mai nichilista. Oltre la «astratta» e «fredda linea dell’orizzonte» riesce sempre a intravedere «l’albero, la spiaggia, il fiore, l’uccello, la fonte» che si trovano al di là. Una ricerca innegabilmente intellettuale, virtuosistica nello stile e nell’ingegno, figlia di vastissime letture e riferimenti letterari: dalla psicoanalisi al futurismo, dall’epica classica al saudosismo portoghese ed oltre. Ma il tutto è profondamente rinnovato in un raffinatissimo lirismo, anche in opere che liriche non sembrano. Ricordiamo uno scrittore la cui erudizione non ha prodotto, come spesso avviene, una letteratura per «addetti ai lavori»; si è avvalso della propria perizia stilistica e letteraria per stimolare con efficacia le coscienze dei lettori e, nel caso di Mensagem, di un popolo intero, chiamato a liberarsi del torpore e dell’accidia in cui si trova immerso. Un poeta, un saggista, un giornalista tuttora così vicino alla nostra sensibilità. Potremmo dire un venditore di sogni e di illusioni, belle illusioni. Ci ricorda che i sogni sono tutto quello che abbiamo. Sono il mezzo per uscire dalla mediocrità, costituiscono uno strumento conoscitivo, d’interpretazione della realtà. I sogni sono la grandezza dell’anima; il mito rappresenta l’imput per ogni atto di coraggio. Álvaro de Campos, eteronimo tra i più inquieti dirà:
Nota conclusiva. Bisognerà attendere la rivoluzione dei Garofani, 25 aprile del 1974 (la fine del governo personale di Salazar), perché la critica letteraria su Pessoa fiorisca e riesca ad uscire veramente fuori dal guscio. Durante il regime, sotto censura, negare il presunto valore nazionalista di Mensagem, avrebbe implicato una critica al governo con tutte le sue conseguenze. Successivamente gli studi su Pessoa, come un fiume in piena, si sono diffusi in tutto il mondo.
L’aticolo di Lorenzo Gentile è stato pubblicato su www.aprileonline.info n. 181 del 13 giugno 2006.
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