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Feltri: solo dieci, i terroristi uccisi

Feltri ci spiega le motivazioni della democratica azione condotta da Israele.

di Redazione - mercoledì 2 giugno 2010 - 2152 letture

Fonte: www.agoravox.it

Nessun distinguo tra pacifisti veri e pacifisti vicini ad associazioni terroristiche. Nessuna sottolineatura della sproporzione tra l’azione e la reazione. Nessun accenno al fatto che delle centinaia di attivisti che riempivano le sei barche della flottiglia non si è saputo nulla per ventiquattro ore.

E poi tante certezze. Dall’editoriale di Feltri:

feltri

“Gli amici dei palestinesi non avevano il permesso di approdare in territorio israeliano, quindi non dovevano trovarsi in quel punto del mare” (ma la ricostruzione del Corriere sostiene la flotta fosse in acque internazionali, trovandosi a 120 chilometri dalle coste israeliane – quando il limite delle acque territoriali è di sole 12 miglia) “è evidente che progettassero una azione di forza” (evidente in forza di quali prove?) “non hanno tollerato le ispezioni e ciò ha provocato la sparatoria” (dunque Feltri ammette implicitamente di aver sposato la versione dei soldati israeliani, dato che gli attivisti sostengono che questi ultimi abbiano iniziato a sparare non appena calatisi sull’imbarcazione dagli elicotteri) Insomma, “Il minimo che dovevano aspettarsi quelli della Freedom Flotilla era una raffica di mitra”. E’ andata bene che non abbiano usato dei bazooka o un missile, a quanto pare.

Altre certezze anche da Fiamma Nirenstein, che parla di una “verità capovolta”, di un “diabolico rovesciamento” dei fatti:

il carico era “sconosciuto” (ma come, e i controlli delle autorità turche alla partenza?) anche se avesse contenuto aiuti umanitari, Gaza non ne aveva bisogno: “Non era la fame dunque che metteva vento nelle vele delle navi provenienti da Cipro con l’aiuto turco”. E giù a snocciolare valori assoluti (91 camion di farina, 33 di carne…), che senza rapportarsi ai fabbisogni (e dunque se non espressi in termini relativi) non significano assolutamente nulla per il lettore. “di certo i soldati non hanno sparato per primi, è proibito dal codice militare israeliano, non è uso di quei soldati”. Ecco, questo è il modo in cui il quotidiano di via Negri ha trattato questa delicatissima strage, che rischia di avere pesantissime conseguenze a livello geopolitico. Ieri scrivevo di stare attenti a usare l’accetta su temi tanto complessi, e lo confermo: criticare quanto scritto dal quotidiano di Feltri non significa sposare automaticamente e per intero la posizione degli attivisti. Tuttavia spiace notare che al Giornale non ci siano molti dubbi, nonostante le prove scarseggino.

Secondo Feltri ci sono abbastanza dati per giustificare moralmente la strage. Tuttavia è doveroso chiedergli: perché “Israele ha fatto bene a sparare”? Perché tra i pacifisti c’erano simpatizzanti di Hamas? Perché qualcuno di loro – ammesso che sia vero – ha (re)agito impugnando bastoni e coltelli? Perché – ammesso che sia vero – la flottiglia aveva violato i confini territoriali israeliani? Oppure perché il carico che trasportava conteneva – anche qui, ammesso che sia vero – anche materiale “sconosciuto”?

Ecco, chiedo a Feltri: quale tra queste motivazioni giustifica una strage? La sua professione e la sua coscienza impongono una risposta. Soprattutto ora che Israele dichiara che abborderà altre imbarcazioni, se dovessero riprovare a raggiungere Gaza. Che ne dici, Feltri: faranno bene a sparare di nuovo?


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