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Eritrea: il dramma di un popolo

Alla radice del cancro che sta dilaniando” l’Eritrea c’è “la volontà di un uomo che si arroga il diritto di decidere da solo il destino di tutti” scrive, su Nigrizia, Solomon Mehari

di Vincenzo Raimondo Greco - venerdì 11 agosto 2006 - 6227 letture

Alla radice del cancro che sta dilaniando” l’Eritrea c’è “la volontà di un uomo che si arroga il diritto di decidere da solo il destino di tutti” scrive, su Nigrizia, Solomon Mehari (per l’articolo completo invito i lettori a consultare www.nigrizia.it, “Nel gulag di Afwerki” di Solomon Mehari)

È angosciante - continua Mehari -dover dipendere in tutto e per tutto dalle decisioni del presidente Isaias Afwerki, che sta gestendo il paese e i suoi abitanti come se fossero sua proprietà personale”. Un Paese in cui i diritti umani sono “scandalosamente violati” e dove sono inaudite le punizioni inflitte ai disertori.

Scrive, ancora, Mehari: “costoro vengono rinchiusi - ‘imprigionati’ è il termine ufficiale - in container di ferro e lasciati al sole cocente delle depressioni, con 40° di calore. Immaginate come si stia all’interno di quei cassoni arroventati! E molti sono ragazzi di 18 anni”. Per non parlare dei vari “campi di concentramento” sparsi per il paese dove, continua Mehari, “le torture, le sparizioni e le umiliazioni sono all’ordine del giorno”. I loro nomi fanno accapponare la pelle agli eritrei: Wia (30 km a sud di Massaua); Gelao (nord di Massaua); Adi Abeto (5 km da Asmara); Adi Quala (80 km a nord di Asmara); Barentu (210 km a nord di Asmara); Embatkala (40 km da Asmara); Dongolo (60 km da Asmara) e nell’arcipelago Dahlak.

L’Eritrea vive una fase di crescente autoritarismo e militarizzazione del paese”,conferma il sottosegretario agli Esteri Vittorio Craxi. “La preoccupazione con cui seguiamo questa situazione - continua Craxi rispondendo ad una specifica interrogazione parlamentare presentata da Siniscalchi, Khalil e Mantovani “è condivisa dall’Unione europea e da larga parte della comunità internazionale, in particolare per le sue ricadute in materia di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali ma anche per le sue inevitabili conseguenze sulla stabilità dell’intera regione del Corno d’Africa. Il Governo italiano continua a svolgere ogni passo utile, sia sul piano bilaterale che in concertazione con i nostri principali partner e alleati, per richiamare il regime del Presidente Isayas alle sue responsabilità in materia di diritti umani e delle libertà fondamentali”.

Non basta secondo le associazioni delle ONG italiane che vorrebbero “un’azione diplomatica più incisiva, per evitare che si giunga al punto di non ritorno”.

Non ci si deve sorprendere - dichiara Sergio Marelli, presidente dell’Associazione delle ONG Italiane - se, davanti a una situazione così drammatica, decine di cittadini eritrei preferiscano la fuga, andando a morire sulle coste italiane, come è successo ancora in questi giorni a Lampedusa”.

E per catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, un gruppo di Eritrei guidati da Samuel, Tekle e Dania, venerdì 18 agosto 2006, consegnerà una lettera di appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. L’idea è di chiedere alle Nazioni Unite l’istituzione di “una Commissione Internazionale per investigare sulle condizioni dei prigionieri politici eritrei”.

Dopo la consegna della lettera, i marciatori si dirigeranno verso la Statua della Libertà da cui inizierà la marcia di 265 miglia verso Washington, DC.


- Ci sono 3 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Eritrea: il dramma di un popolo
7 ottobre 2006, di : YONAS TESFAI

IO NON CAPISCO COSA STANNO FACCENDO QUELLI DELLE NAZIONI UNITE DAVANTI AI FATTI COSI EVIDENTI:CON MILIAGLIA DI PERSONE CHE EMIGRANO RISCHIANDO LA VITA COSI INTENSAMENTE PER AVERE UNA VITA SICURA SENZA AVER PAURA DI MORIRE;CREDETE CHE QUESTE PERSONE SONO USCITE DAL LORO PAESE PERCHè VOGLIONO LAVORARE COME FANNO MOLTO PERSONE IMMIGRATE... NO VI SBAGLIATE UNA PERSONA è VERO CHE PUO USCIRE DAL SUO PAESE PERCHè VUOLE LAVORARE,MA NON MILIGLIA DI PERSONE TUTTI INSIEME.CREDETEMI SONO VERAMENTE COSTRETTI AD USCIRE ED A SCAPPARE IN UN ALTRO PAESE MIGLIORE CHE GLI OFFRE UNA VITA SICURA.MA LA COSA CHE MI RATRISTA TANTO DOPO LE PERSONE CHE STANNO SOFRENDO IN ERITREA , è CHE VENUTI QUA IN ITALIA DORMONO PER STRADE PERCHè NON SONO BEN TENUTI COME RICHIEDENTI D ASILO E HANNO NESSUNO CHE GLI OSPITI O CHE GLI AIUTI.............
    Eritrea: il dramma di un popolo
    22 ottobre 2006, di : alesa

    Sono d’accordo con quanto scritto e volenteroso di capire meglio e se potrò di dare una mano
    Eritrea: il dramma di un popolo
    16 novembre 2006, di : Yodit Estifanos

    Io sn un’eritrea ormai italiana.. ma adoro il mio paese.. nonostante tutto..!! ci sn molti problemi, ma nessuno fa niente x risolverli..! nessuno..questo è il grande problema..! i giovani eritrei scappano sperando di trovare una vita migliore, ma nn la trovano..molte vite si spengono durante i lunghi tragitti in barche molto piccole..! lasciano la loro famiglia, che forse nn rivedranno mai più.. abbandonano la loro vita, xkè esasperati dalla situazione politica!Loro nn possono fare niente.. ma forse noi si..! Vorrei tanto che tutti sapessero queste cose.. x nn giudicare male i clandestini eritrei, ovvero persone che vogliono iniziare a VIVERE!!
    Eritrea: il dramma di un popolo
    22 marzo 2011, di : LIL’BEEZY

    SONO FIDANZATO CON UNA RAGAZZA ERITREA,VIVENDO A CATANIA VIVIAMO IL DRAMMA DEI POPOLI CHE VENGONO VERSO L’ITALIA,E SUA MADRE è MOLTO ATTIVA NEL CAMPO IN QUANTO FUNGE DA TRADUTTORE AL LORO ARRIVO,VUOI SAPERE UNA COSA?L’85% DI QUELLE PERSONE FINGE DI ESSERE ERITREO PER AVERE ASILO POLITICO,SONO ETIOPI,SOMALI E CHI PIù NE HA PIù NE METTA,POSSO DIRTI CHE IN ERITREA,NON DICO CHE SI VIVE DA DIO,MA UN TETTO E QUALCOSA DA MANGIARE NON MANCA QUASI A NESSUNO,E QUEGLI ERITREI CHE VENGONO QUI,VENGONO CON LA CONVINZIONE DI DIVENTARE RICCHI!!PERCHè VEDONO NOI,EUROPEI,ARRIVARE LI CON I NOSTRI BEI VESTITI E I SOLDI DA SPENDERE!!PRIMA DI ACCUSARE FATTI TALMENTE GRAVI INFORMATEVI!
      Eritrea: il dramma di un popolo
      7 novembre 2011, di : Benny

      Caro LIL’BEEZY...io capisco la tua rabbia, soprattutto nei confronti della nostra situazione in Italia riguardo gli extracomunitari. Ciò non toglie che, avendo vissuto in prima persona l’Eritrea, posso garantirti che la situazione non è proprio così rosea come la descrivi tu. Il popolo eritreo, dignitoso e riservato, non parla di ciò che accade. E questo anche a causa del regime di terrore in cui vive. Ci sono tante cose non dette, migliaia di situazione taciute...e io ne so qualcosa. E fidati che gli eritrei amano profondamente il loro paese...e non sono così sicura che la sola illusione di "diventare ricchi", come dici tu, li convencerebbe a lasciarsi alle spalle radici e tradizioni in cui credono molto più di noi italiani...