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Era meglio l’apocalisse

Paralleli pericolosi. Le rivelazioni marziane di due donne del West / a cura di Simonetta Badioli. - Firenze : Le Lettere, 2021

di Francesca Reale - mercoledì 23 giugno 2021 - 2010 letture

Cosa ci si aspetta da un romanzo? Questa domanda potrebbe essere posta a tutti gli scrittori e lettori, e ogni risposta sarà unica. Ma noi, cosa ci aspettavamo da un romanzo scritto da due donne americane dell’Ottocento (Alice Ingenfritz Jones ed Ella Merchant) residenti non nel New England ma nell’Iowa, dal titolo Unveiling a Parallel: A Romance by Two Women of The West (1863)? Un romanzo che oggi, dopo più di un secolo mezzo, vede per la prima volta la luce nell’editoria italiana?

Da lettrice, a primo impatto risponderei: “Un romanzo utopico” e sarebbe uno dei più gravi errori che potrei fare. Il romanzo è un centrifugato di tematiche, idee, rivoluzioni silenti, preconcetti della società ottocentesca americana. Anche su quest’ultimo punto però ci sarebbe da ridire. Perché effettivamente il romanzo potrebbe essere stato tranquillamente scritto nel XXI secolo, tanto sono attuali le tematiche.

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Copertina di Paralleli Pericolosi

Questa osservazione potrebbe al contempo preoccupare un po’ i lettori che sono a conoscenza della trama, ma andiamo per gradi. Per il momento lascerei da parte le altre tematiche per concentrarmi su quella che ci accompagna per tutto il romanzo: la parità di genere. Anzi, sulla percezione che ha un uomo di questa tematica. Il nostro protagonista inizialmente viene presentato come un uomo molto curioso, desideroso di apprendere, che si blocca però davanti a delle verità che per i marziani sono scontate, la più grande delle quali è: l’essere è indipendente in quanto tale, non per la sua genetica. Concetto difficile da sviluppare e soprattutto da mettere sulla pagina… e in questo le due autrici ci sono riuscite a pieni voti.

Da un lato, la società quasi perfetta, dove una donna è libera di non sposarsi, di lavorare anche se potrebbe oziare, di avere gravidanze indesiderate e semplicemente scegliere di non riconoscere la/il figlia/o. Dall’altro abbiamo un uomo che cerca di apportare una visione tutta sua (tutta terrestre) che ha della donna e applicarla sul Pianeta Rosso: dapprima venera la nostra protagonista, Elodia, come una dea, affibbiandole caratteristiche che non la rappresenterebbero nella sua interezza; successivamente tenta di distaccarsi dalla stessa. Nel romanzo è presente una grande ostinazione da parte del nostro protagonista: vuole conquistare Elodia, ma la donna che ha davanti non è colei che ha idealizzato nella sua mente. Si ostina a volerla far redimere a seguito della confessione fatta relativamente al suo scarso istinto materno e alle sue scelte radicali. Stanno crollando tutte le sue certezze, i suoi valori, la visione della donna nell’America dell’Ottocento e i suoi preconcetti religiosi. Perché? Perché l’uomo vuole costringere a tutti i costi a far pentire Elodia del peccato commesso, a chiedere perdono? Per poter appagare il suo ego e finalmente dire “Allora non siete così diverse dalle donne terrestri”. Nel capitolo 8, “Una conversazione con Elodia”, viene rappresentata utopicamente quella che dovrebbe essere una condizione normale della donna: indipendente, sicura di sé, improntata a raggiungere gli obiettivi prefissi, senza vincoli matrimoniali o familiari. Una visione nuova e a tratti sconvolgente per il periodo in cui è stato scritto il romanzo. In particolare, in questo capitolo viene ribaltata la visione dei ruoli della donna, come madre e moglie, ponendo al centro l’intraprendenza, l’indipendenza, la libertà di scegliere chi essere e come esserlo in una società libera da discriminazioni di genere anche se condizionata dal giudizio riguardante la condizione sociale. Difatti Elodia nasconde la sua gravidanza indesiderata perché per il ruolo che ricopre sarebbe sconveniente e di cattivo esempio per il popolino, il quale tiene d’occhio la parte più alta della società per poterla imitare. Il coraggio della donna sta nel fatto che, nonostante ricopra un ruolo importante e questo potrebbe significare una sorta di scandalo se si dovesse scoprire, rinuncia comunque al riconoscimento della figlia per poter proseguire la sua vita senza vincoli. Il giudizio a questo punto non arriva dai suoi concittadini, ma da un estraneo che vive secondo altre leggi morali e religiose.

Da allora a oggi molte cose sono cambiate, eppure purtroppo la visione che ha quest’uomo dell’Ottocento è ancora troppo attuale. Quante donne si sentono giudicate per delle gravidanze indesiderate? Quante per non aver scelto il matrimonio? Perché ci sentiamo ancora così anche a distanza di secoli? La ragione a mio parere va ricercata nella religione. Difatti il conflitto sulla visione della vita, e in particolare della donna, nasce nel romanzo dal momento in cui si scontrano le due religioni. Chiaramente una delle due è inventata, l’altra invece è reale ed è improntata verso una visione patriarcale. Ma dall’Ottocento a oggi, non siamo evoluti per niente? Si, siamo evoluti, ma non come speravamo. A livello scientifico siamo arrivati su Marte, stiamo cercando nuove forme di vita anche se non ce le aspettiamo come quelle di Alice e Ella, ma sulla Terra la donna vive ancora sotto l’ala dell’uomo, nasce ancora dalla costola dell’uomo. I marziani del romanzo si interrogano sul perché la donna accetti questa condizione, e la risposta è contenuta proprio nello stesso romanzo: le è stata imposta e l’ha fatta sua.

Non è più così, potrebbero dire alcuni. Siamo sicure? Unveiling a Parallel purtroppo ci fa capire quanto divario ci sia oggi proprio all’interno del genere stesso della donna. Ci sono donne che sostengono fermamente l’importanza di diventare madri ed essere brave mogli, e donne che sostengono quanto sia importante essere indipendenti a livello economico e pazienza se non arriverà la famiglia del Mulino Bianco. Il problema nasce quando nessuno dei due gruppi rispetta la visione dell’altro. Problema tra l’altro già presente nell’opera di un’altra scrittrice, Willa Cather, la quale ripone poca fiducia nella scrittura femminile proprio perché sono le donne stesse che dovrebbero staccarsi da determinati schemi, imposti nella scrittura come nella vita di tutti i giorni. Così come il nostro protagonista continua a non rispettare la loro volontà e il loro modo di vivere, continuando a ricercare doti angeliche in almeno una di esse.

E alla fine arriva Arianna, ereditiera dedita all’insegnamento. Anche qui il protagonista ha da ridire: Se è così ricca perché lavora? È da considerare come un atto “eroico” il fatto che non se ne approfitti della sua eredità o è sciocco? Anche in questo preconcetto noto una distinzione di genere: se l’uomo è già ricco e investe la sua ricchezza per poterla aumentare e migliorare sempre di più la sua condizione è considerato un luminare, al contempo se ozia e gode delle sue ricchezze è giusto che sia così, che senso avrebbe lavorare? Per la donna, invece, se investisse le sue ricchezze darebbe l’immagine di una donna improntata a imitare gli uomini, se ne godesse sarebbe classificata come incapace di comprendere il valore del denaro e del sacrificio fatto da chi le ha lasciato l’eredità.

La società dei marziani sembra perfetta, ma in realtà rappresenta uno specchio messo a rovescio della società che abbiamo noi oggi: le donne sono apparentemente libere, ma se non desiderano una famiglia avranno sempre il giudizio di qualcuno. Fumano, ma verranno viste in maniera negativa. Fanno sport che erano prettamente maschili, ma vengono ancora messe in secondo piano. Più che un’esplorazione del Pianeta Rosso sembra un’esplorazione della nostra società. Il risultato però non è quello di porci le giuste domande e da qui partire con delle giuste risposte da poter mettere in atto. Ci ritroviamo invece a rifugiarci in teorie idealistiche sul perché la nostra società apparentemente stia funzionando bene, senza soffermarci su ciò che potremmo e dovremmo (forse meglio: dobbiamo) migliorare per poter arrivare alla condizione tanto sperata da queste due autrici.

Concludendo mi chiedo: non era meglio l’apocalisse? Resettare tutto e ricominciare da capo? Forse Marte è la nostra occasione per poter ricominciare, senza trascinarci le disuguaglianze di questo pianeta e portando con noi solo le cose belle, soprattutto gli ideali giusti.

Forse Marte è la nostra apocalisse.


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