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Elio Petri: ... appunti su un autore

Un film di Federico Bacci, Nicola Guarneri e Stefano Leoni...

di Antonio Cavallaro - giovedì 19 ottobre 2006 - 10680 letture

“Elio Petri: …appunti su un autore” è un film documentaristico uscito già da qualche mese per la collana Real Cinema della Feltrinelli. Chi è Elio Petri? Nella quarta di copertina della confezione del DvD, viene definito come “uno dei quattro o cinque registi mondiali che abbiamo avuto”; e questa è un’affermazione assolutamente vera, come innegabile è quella che segue e cioè che Petri: “sia oggi pressoché dimenticato…”.

Avvalendosi della preziosa collaborazione della moglie Paola, che nell’introduzione del libro allegato ‘Un amore lungo’ (contenente tre scritti inediti di Petri) racconta di come una sera le piombarono in casa tre giovanotti con l’intenzione di realizzare un documentario sulla vita artistica del marito, il film è un sincero e appassionato tributo al cinema di questo grande autore, fatto cercando di “…ricomporre un puzzle le cui tessere sono sparpagliate per il mondo”.

Dall’Assassino al progetto rimasto incompiuto ‘Chi illumina la grande notte’, il film ne ripercorre la carriera, ma grazie anche all’archivio privato messo a disposizione dalla moglie, con fotografie e super8, fornisce un ritratto misurato e discreto dell’uomo, la cui ammirazione riecheggia nelle sentite testimonianze di chi in quegli anni per amicizia o lavoro gli fu vicino, accomunate da un fondo di malinconia per la figura di un autore rimasto senza pari, ma soprattutto per una scomparsa troppo prematura, quando era il 1982 ed Elio Petri aveva solo 53 anni.

Intellettuale onnivoro di formazione comunista, amante delle arti figurative e della letteratura americana, Petri nel cinema fu un autodidatta, non frequentò mai nessuna scuola di cinema, imparò il mestiere del regista dal fondamentale rapporto di collaborazione che ebbe con di Peppe De Santis, vero e proprio padre artistico per Petri. Dotato di un originale sguardo cinematografico e di un non comune senso del movimento della macchina da presa (Hello Dolly era il suo soprannome) che faceva di lui un regista anacronistico nel panorama del cinema italiano, i suoi film sono sguardi stimolanti e mai compiaciuti sulla schizofrenia contemporanea che avvolge le dinamiche che muovono la società, attraverso una coraggiosa capacità di rappresentazione, estrema, spiazzante, suggestiva, il cui unico limite era forse di essere del tutto in anticipo rispetto al tempo in cui vennero realizzati, ma che li rendono a distanza di decenni ancora attuali e moderni.

Realizzare un documento su Petri e sulle sue opere, significa anche fornire uno spaccato sull’Italia di quel periodo. Il cinema di Petri esiste quando ancora in Italia esisteva un Cinema forza espressiva, vivo malgrado i dovuti distinguo, sfaccettato e intraprendente, quando i film segnavano, la settima arte era attraversata da un dibattito critico lontano anni luce dall’attuale morte cerebrale e il grande schermo non aveva ancora accusato la trasfigurazione in specchio fasullo e mendace. I diversi livelli che interagivano nella società erano più ricettivi ma allo stesso modo anche più attenti, si era ancora ben lontani dall’ottundimento generale dei nostri giorni, dallo sviluppo di frustrazioni sedative. Per questo motivo il talento di Petri era potuto emergere, e per le stesso motivo incontrava difficoltà ad ogni nuovo passo.

Le continue attenzioni che la Censura rivolgeva ai suoi film, i rapporti di amore e odio con i produttori: la lunga mano dei Ponti e dei De Laurentis, a cui non si poteva sempre scampare, come aveva amaramente imparato in film come ‘La decima vittima’ o ‘Il maestro di Vigevano’; la complicità trovata in Goffredo Lombardo ne ‘L’Assassino’; il contributo economico dell’industriale della piastrella Zaccariello, grazie al quale poté fare ‘A ciascuno il suo’, primo film ad essere tratto da un racconto di Sciascia; la folle adesione di Daniele Senatore al progetto di ’Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’, che impiegò i soldi del padre generale per la realizzazione. Fino ad arrivare alla rottura con la critica cinematografica.

Negli ultimi anni Petri realizzò quelli che lui stesso definì “film sgradevoli”; erano gli anni settanta, gli anni della contestazione. ’La classe operaia va in paradiso’ e ’La proprietà non è più un furto’, furono considerati dalla critica di sinistra film pericolosi, qualcuno parlò anche di film reazionari, non comprendendone il grado di provocazione. Petri si sentì abbandonato anche dallo stesso ambiente cinematografico che in quegli anni non perdeva occasione per dimostrarsi attento alle istanze provenienti dal tessuto sociale, partecipando ai dibattiti nelle fabbriche e cercando d’attuare processi di palingenesi anche all’interno delle proprie istituzioni.

Con ’Todo Modo’ arrivò anche la “scomunica” dal P.C.I., da cui era uscito nel 1957 dopo i fatti d’Ungheria. Ispirato a un altro racconto di Sciascia, ’Todo Modo’ rappresentava in maniera cruda la deriva politica e di potere della classe dirigente della Democrazia Cristiana, che comincia ad assassinarsi durante lo svolgimento di fantomatici esercizi spirituali mentre fuori un “virus sconosciuto” continua a mietere vittime tra la popolazione. Uscito nel periodo in cui si cercava di realizzare il ‘Compromesso Storico’, il film ricevette attacchi durissimi da una parte e dall’altra che emarginarono Petri una volta per tutte. Il pessimismo e l’angoscia di ’Buone Notizie’, ultimo film, rappresentano la disillusione, la totale perdita di fiducia nella società di un uomo che forse sentiva già vicina la fine.

Ricco di curiosità e aneddoti e impreziosito da alcuni brani estratti dalle pagine di “E tu chi eri?” di Dacia Maraini, purtroppo a questo bel documentario su Petri devono mancare le testimonianze dei suoi tre attori più cari: Marcello Mastroianni, protagonista de ’L’assassino’, cacciatore biondo ne ’La decima vittima’, “prete cattivo” in ’Todo Modo’; Salvo Randone, attore siciliano protagonista del suo primo capolavoro ’I giorni contati’ (ispirato alla figura del padre), interprete di ruoli chiave in molti altri suoi film e naturalmente Gianmaria Volontè, con cui Petri ebbe un rapporto contraddistinto da duri scontri ma anche da grande affetto. Volontè fu più di un alter- ego per il suo cinema, fornendo prove indimenticabili: dall’intellettuale incapace di comprendere il fenomeno mafia in ’A ciascuno il suo’, al commissario di ’Indagine’, l’alienato operaio Lulu di ’La calasse operaia’ fino al “Presidente” di ’Todo Modo’.

Dunque chi era Elio Petri? Un intellettuale atipico, un personaggio scomodo per certi versi. Un autore cinematografico che nella sua carriera ha vinto Oscar, Festival di Cannes, Globo d’Oro, Nastri d’Argento, premi al Festival di Berlino ecc. ecc., e che sembra essere stato buttato via. La domanda da cui gli autori sono partiti e che li ha portati alla realizzazione di questo documentario (che non ha l’obiettivo di rivalutarlo, “perché Elio Petri ha valore in sé”) è: perché i film di Petri sono irreperibili? Questa domanda aleggia nell’atmosfera alla fine del documentario, c’è chi parla di una nuvola di ingiustizia, chi non riesce a capire…

Chi scrive, ogni volta che ha chiesto di Elio Petri si è sentito rispondere da appassionati, commessi graduati, sedicenti interpreti dei nostri giorni: “Chi? E’ un regista spagnolo..? Che cosa ha fatto?”. Niente, non ha fatto niente, se non il suo mestiere nella maniera più coerente, mettendoci dentro tutto l’impegno che un regista rispettoso del pubblico può dare, ponendosi domande, non abbassando mai la guardia, riflettendo e facendo riflettere. Magari verrà un tempo in cui quei quattro, cinque che in Italia sono l’intelighentia ( o come c###o si scrive) decideranno di farlo uscire dal limbo e potremmo, un sabato o una domenica, sentirne parlare Vincenzo Mollica a Do Re Ciak Gulp, mentre ci propina l’ennesimo capolavoro del nostro cinema e della nostra musica, fra Paperino e Topolino che ballano in un cartone in bianco e nero.

Rispondendo a se stesso all’affermazione ‘negli ultimi anni ho fatto film sgradevoli’, Elio Petri continua: ‘Si, film sgradevoli in una società che ormai chiede gradevolezza a tutto, persino all’impegno. I miei film, al contrario, oltrepassano addirittura il segno della sgradevolezza. A cosa è imputabile tutto questo? Perché faccio film così? Evidentemente è per via di una netta sensazione di essere arrivato al punto in cui mi pare che tutte le premesse che c’erano quando io ero ragazzo, si siano proprio vanificate. La società ha preso tutto un altro indirizzo, e in me questo non poteva non lasciare una traccia profonda’.

FILMOGRAFIA: Nasce un campione (cortometraggio, 1954); I sette contadini (cortometraggio, 1957); L’assassino (1961); I giorni contati (1962); Il maestro di Vigevano (1963); Peccato nel pomeriggio (episodio di Alta infedeltà, 1964); la decima vittima (1965); A ciascuno il suo (1967); Un tranquillo posto di campagna (1968); Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970); La classe operaia va in paradiso (1971); La proprietà non è più un furto (1973); Todo modo (1976); Le mani sporche (film tv, 1979); Buone notizie ovvero la personalità della vittima (1979).


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Elio Petri: ... appunti su un autore
2 novembre 2006, di : Federico Bacci |||||| Sito Web: http://www.eliopetri.org

ciao sono uno dei tre "giovanotti" che ha realizzato il documentario su Petri. Ti scrivo per ringraziarti delle parole che hai scritto su Petri e sul nostro documentario, quando leggo articoli come il tuo mi sento appagato del lavoro svolto, non per il giudizio che dai del nostro laoro, ma perche’ dimostri di capire in che palude di ipocrisia e ottusita’ culturale sia finito il lavoro di un grande intellettuale come Elio Petri. ciao, Federico Bacci
    Elio Petri: ... appunti su un autore
    5 aprile 2007, di : Clemente

    Sono un nipote del regista sul quale è stato realizzato il documentario in questione, documentario che - è il caso di dirlo - mi ha suscitato e mi suscita, quando lo rivedo, non solo un grande interesse, bensì una forte impressione, ossia quella di avere l’effetto di far "rivivere", per un po’ di tempo, il mio ormai scomparso zio con il quale avrei ancora oggi, a distanza di quasi venticinque anni dall’ultima volta in cui lo vidi vivo (si trattava del luglio ’82), tanta voglia di parlare. Di lui avverto la mancanza soprattutto dell’aspetto umano, più che di quello professionale che sarebbe eventualmente proseguito col film incompiuto e, successivamente, con altri. Nel complimentarmi, quindi, con gli autori del film, faccio solo presente che quando lo vidi (il film) rimasi un po’ deluso solo dall’ultima parte (ossia quella coincidente con gli ultimi anni di Petri) in quanto me l’aspettavo un po’ più "sostanziosa". Ma forse era solo una mia aspettativa perché quegli anni coincidono con i miei ultimi ricordi di lui e perciò mi sarebbe piaciuto che il documentario ci si soffermasse un tantino di più. In fondo invece, riflettendoci, è bello anche così com’è.
    Elio Petri: ... appunti su un autore
    26 novembre 2008, di : donye

    Beh! Che dire! Trovo perfettamente coerente che questo articolo abbia solo 2 commenti. Uno di uno degli autori del documentario che tra l’altro sto cercando forsennatamente e che non trovo! E un altro del nipote di Petri.

    E’ totalmente assurdo! E poi ci chiediamo perché Petri è dimenticato!

    Spero trovare il documantario il prima possibile!

    Meno male che 4 esseri umani ancora esistono! Grazie!

      Elio Petri: ... appunti su un autore
      5 giugno 2009, di : polarspot |||||| Sito Web: Fujiko Mine

      Alcuni hanno trovato delle affinità con il film di Sorrentino "Il Divo" ma, io che ho visto entrambi continuo a preferire quello di Petri. Todo Modo, per me rimane un ritratto verosimile ed attuale del paese ( politica e chiesa ) che è cambiato solo nella situazione storica e sociale ma, conserva gli stessi meccanismi di potere anche se con personaggi diversi.
Elio Petri: ... appunti su un autore
27 febbraio 2011, di : lovecinema

Ho apprezzato tutto di questo documentario veramente notevole. Persino le musiche sono coinvolgenti. Ogni tanto me lo guardo e me lo gusto quasi fosse un vino d’annata. I miei complimenti agli autori!