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Eutanasia: sono pronti gli italiani ad un dibattito sociale, religioso, morale e politico?

Qualcuno parla anche di Testamento Biologico, questa sorta di disposizioni “finali” da lasciare ai medici perché questi sappiano come trattarci nel caso in cui noi non fossimo in grado di prendere una decisione...

di Giuseppe Marziano - mercoledì 27 settembre 2006 - 3113 letture

Piergiorgio Welby, sconosciuto ai più fino a qualche giorno fa, oggi il suo caso fa clamore e sconvolge l’assetto sociale e politico. Tante le dichiarazioni dall’accorato appello di Piergiorgio, alle dichiarazioni di Napoletano.

Ma quello che mi chiedo e ci chiediamo, è, se siamo pronti, noi italiani, a trattare un tema così delicato e intriso di argomentazioni tanto scientifiche quanto religiose e politiche, e se mai lo fossimo, se siamo poi in grado di addivenire ad una soluzione che metta d’accordo tutti. Qualcuno parla anche di Testamento Biologico, questa sorta di disposizioni “finali” da lasciare ai medici perché questi sappiano come trattarci nel caso in cui noi non fossimo in grado di prendere una decisione.

Argomenti che lasciano perplessi la maggior parte, che cercano nelle dichiarazioni di questo o di quell’altro un appiglio culturale, politico piuttosto che religioso, dal quale partire per discorrere di questi argomenti, che lasciano altri, invece, con la piena coscienza delle proprie convinzioni. Ma al di la della consapevolezza del trattare l’argomento partendo dalle proprie convinzioni, mi chiedo, siamo pronti a parlarne? Siamo pronti in completa coscienza, ad innescare un dibattito politico, culturale, religioso e morale dal quale poi a rapprendere una decisione, o non riusciremmo, anche provandoci, a tirare un ragno fuori dal buco.

Ed il fatto che lo Stato del Vaticano è fisicamente in Italia, ci impedisce, di fatto, di innescare una dibattito sereno? O la tanto agognata laicità dello stato ci permette di essere liberi? E poi è giusto che un tema che intinge così tanto nel sociale, che tocca la fede e la morale del popolo italiano (e non solo), sia semplicemente elemento di un confronto politico che mette in evidenza soltanto le appartenenze? Non siamo in grado di comprendere a fondo Piergiorgio, nemmeno se lo vogliamo. Per discuterne dobbiamo far ricorso alla nostra morale, alla nostra fede, alla nostra appartenenza politica, alla nostra coscienza.

Possiamo aspettarci che questi variegati aspetti, quanto intimi, possano essere in possesso dei nostri politici, solo, oppure il dibattito e la sede dibattimentale debba essere necessariamente spostata dal livello istituzionale a quello sociale?


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